Sulla disparità tra atleti e atlete: una narrazione anacronistica delle donne nello sport

disparità tra atleti e atlete

Nel panorama sportivo contemporaneo, la disparità tra atleti e atlete rappresenta ancora una delle questioni più urgenti da affrontare. Nonostante le incredibili performance delle sportive di tutto il mondo, queste vengono spesso oscurate dalla predominanza mediatica degli eventi sportivi maschili. Questa disparità tra atleti e atlete, che ricevono meno attenzione rispetto ai loro colleghi, oltre a essere quantitativa è anche qualitativa. La copertura mediatica relativa ai successi delle atlete tende a essere minima e, quando presente, spesso sminuisce i loro risultati, enfatizzando aspetti non rilevanti, come l’aspetto fisico o le relazioni personali, che nulla hanno a che fare con le loro competenze e con i loro successi sportivi. Questi atteggiamenti non solo favoriscono gli stereotipi di genere, ma hanno anche un impatto tangibile sulle opportunità e sulla percezione pubblica delle atlete.

La vittoria della Nazionale Italiana di calcio femminile

Un esempio lampante che mostra la disparità tra atleti e atlete è quello relativo alla quasi inesistente copertura mediatica della vittoria della Nazionale italiana di calcio femminile.

Pochi giorni fa la squadra ha trionfato con un convincente 4-0 contro la Finlandia, assicurandosi la qualificazione agli Europei del 2025. Un risultato straordinario, frutto di impegno e talento, che meriterebbe una copertura mediatica estesa e celebrativa. Tuttavia, la realtà è ben diversa. I media hanno dedicato pochissimo spazio a questa vittoria, relegandola in secondo piano rispetto agli eventi sportivi maschili.

Questo episodio non è isolato, ma rappresenta una tendenza costante nel mondo dello sport. La disparità tra atleti e atlete è evidente non solo nella quantità di copertura mediatica, ma anche nella qualità delle narrazioni proposte.

Una narrazione che rafforza la disparità tra atleti e atlete: il caso di Jasmine Paolini

A provare che c’è una disparità tra atleti e atlete nella qualità della copertura mediatica dei loro successi è rappresentato dal modo in cui è stata riportata la notizia dell’arrivo in finale a Wimbledon della tennista Jasmine Paolini.

Nonostante i suoi numerosi successi sul campo, la narrazione mediatica su di lei tende a focalizzarsi di più sul suo aspetto fisico e non sulle sue capacità atletiche. Articoli e servizi giornalistici, che mettono in risalto la sua bellezza piuttosto che le sue imprese sportive, utilizzando termini come “bellissima” anziché “talentuosa” o “bravissima”, hanno reso innegabile la presenza della disparità tra atleti e atlete.




In netto contrasto, Jannik Sinner, quando è andato in finale agli Australian Open, è stato celebrato per le sue qualità sportive con appellativi quali “un mito” o “un campione”. Questa differenza di trattamento non è solo superficiale, ma ha implicazioni più profonde: ridurre un’atleta al suo aspetto fisico perpetua stereotipi di genere dannosi che vedono le donne principalmente come oggetti di bellezza piuttosto che come professioniste di talento.

Questo fenomeno non è un caso isolato né limitato a un’unica testata giornalistica. Numerosi media continuano a ricadere in errori simili, perpetuando stereotipi di genere che dovrebbero essere superati. Descrivere le donne come belle e gli uomini come talentuosi, intelligenti e forti non fa altro che promuovere un’immagine arcaica e maschilista della società. Non è forse giunto il momento di abbandonare queste narrazioni antidiluviane?

“È la fidanzata di…”

Un altro caso di disparità tra atleti e atlete, che si estende spesso anche al di fuori del contesto sportivo, è quello di Anna Kalinskaya, tennista russa di grande talento attualmente nella top 20 della Women’s Tennis Association (WTA).

Nonostante i suoi risultati eccezionali, la stampa spesso la presenta come “la fidanzata di Sinner”. Questo riduce i suoi successi a una semplice nota a margine della carriera del suo partner, oscurando il suo talento e il suo impegno. Questa narrazione non solo sminuisce i suoi meriti, ma rinforza l’idea che una donna debba essere definita in relazione a un uomo.

Per contrastare la disparità tra atleti e atlete è essenziale che i media inizino a fare delle scelte editoriali che diano il giusto risalto alle prestazioni sportive delle atlete, trattandole con la stessa serietà e rispetto riservati ai loro colleghi. Bisogna spostare l’attenzione dalle questioni personali e concentrarsi su ciò che realmente conta nel loro lavoro: il talento, la dedizione e i risultati sportivi.

L’uguaglianza nello sport non riguarda solo la giustizia per le atlete, ma ha anche un impatto positivo sulla società nel suo complesso, promuovendo valori di inclusione e parità che possono ispirare le future generazioni di sportivi e sportive.

Cambiare la narrazione mediatica sportiva, che finora non ha fatto altro che rendere evidente la disparità tra atleti e atlete, è importante per mostrare una verità che dovrebbe essere incontestabile: il talento e la determinazione non hanno genere.

 

Elena Caccioppoli

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