Tre migranti nigeriani attraversano l’Oceano atlantico sospesi sul timone di una petroliera per undici giorni.
I migranti erano appesi al timone di una petroliera battente bandiera maltese partita il 17 novembre da Lagos e approdata il 28 a Las Palmas in Spagna, dove la guardia costiera ha tratto in salvo i tre uomini. La delegazione del governo spagnolo alle Canarie ha fatto sapere che dopo le opportune cure, i tre nigeriani dovranno fare ritorno nel loro Paese in quanto “clandestini” e non “profughi“.
Questa straordinaria storia, dal lieto fine a metà, racconta la disperazione di tre uomini capaci di affrontare l’Oceano faccia a faccia, aggrappati al timone di una petroliera, fendendo la notte e il gelo e stringendo in petto velleitarie speranze. Ininterrottamente, per undici giorni, si sono rifugiati nell’oscurità più profonda dell’ignoto, leggendo tra le righe dell’orizzonte le promesse di una terra sconosciuta. Il peso di un viaggio sospeso tra la vita e l’abisso può essere sostenuto soltanto da un sordo coraggio, unico pasto di cui potersi cibare, quando si è costretti a vivere tra le lagune di un baratro quotidiano.
L’estrema povertà della prima economia africana
Nelle storie di migrazione è sempre fondamentale prendere in considerazione i fattori e le ragioni alla base del fenomeno, che non possono prescindere naturalmente dallo stato di provenienza dei migranti. I tre uomini aggrappati alla petroliera vengono dalla Nigeria, il Paese africano più popoloso, nonché la prima economia del continente con un Pil di 440 miliardi di dollari. Il World Inequality Database mostra come metà della popolazione nigeriana abbia un reddito pro capite annuo che si aggira intorno ai 600 dollari, toccando soglie di estrema povertà, arrivando al di sotto del reddito di un dollaro e mezzo al giorno.
Il petrolio nigeriano: fortuna e condanna
Le cifre sopra riportate possono essere definite “paradossali”, se si considera che la Nigeria è il primo Paese africano per produzione di petrolio. Un’immensa ricchezza che da sempre rappresenta una vera e propria condanna per i territori che la possiedono. Gli oscuri filamenti della diffusa corruzione riescono a tenere insieme il malgoverno e gli interessi delle compagnie petrolifere straniere, creando intricate trame basate su un vero e proprio saccheggio che porta all’arricchimento di pochi, a discapito della maggior parte della popolazione. Inoltre, il greggio estratto viene trasportato in altri Paesi, in quanto in Nigeria mancano delle strutture capaci di raffinarlo, per poi essere riacquistato a prezzi elevatissimi.
Una popolazione divisa, il terrorismo e la mancanza di lavoro
La popolazione nigeriana non ha una vera e propria identità nazionale, essendo divisa in 250 gruppi etnici differenti. Questa ricca diversità comporta una frammentazione che favorisce i meccanismi di corruzione che depredano l’intero Paese. Inoltre, il sud della Nigeria è più ricco rispetto al nord, in quanto è nella parte meridionale, dove si trova il delta del Niger, che si concentrano le compagnie petrolifere straniere. La parte a sud del Paese è poi prevalentemente di religione cattolica o protestante, mentre quella settentrionale è musulmana.
Nella zona nord si concentra un ulteriore fattore di instabilità: l’organizzazione terroristica jihadista Boko Haram, considerata tra le più sanguinarie del mondo. In poco più di un decennio di vita, questo organismo è stato responsabile di attentati, rapimenti ed esecuzioni che hanno portato alla morte di circa 35 mila persone. La povertà estrema e la mancanza di lavoro causate dal prosciugamento delle acque del lago Ciad, dovuta alla siccità, hanno favorito l’ingrandimento dell’organizzazione che ha assoldato molti contadini e pescatori di quelle zone, fortemente colpiti da quell’evento.
In fuga dal caos
La povertà, gli interessi sul petrolio, il terrorismo, la frammentazione della popolazione nigeriana, sono solo alcuni pezzi del grande caos in cui la Nigeria è avvolta. Esaminare questi macrofattori rappresenta un tentativo, probabilmente vano, di ricostruire le ragioni che hanno spinto quei tre uomini ad attraversare l’oceano e le sue notti gelide. Una sadica ironia circonda la tragicità della loro storia: il petrolio che lascia legalmente il Paese da cui proviene su un’enorme nave, mentre i tre uomini sono costretti ad aggrapparsi clandestinamente sul palo del timone di quella stessa imbarcazione. Il petrolio, la ricchezza che dovrebbe appartenere loro, lascia la Nigeria assieme ai suoi figli, appesi a una speranza che soffia contro il vento e le onde, penetrando gli abissi al di sopra del mare.