Ieri mattina è stato rinvenuto, a Lampedusa, il cadere di un giovane migrante tunisino di 30 anni che era ospite dell’hotspot presente nell’isola. Il corpo senza vita è stato rinvenuto all’esterno della struttura, sita in contrada Imbriacola, a circa 400 metri di distanza: il suicidio del migrante sarebbe avvenuto grazie a una corda legata ad una trave.
La vittima era sbarcata il 30 ottobre a Lampedusa e a fine dicembre doveva recarsi ad Agrigento ma, per colpa di un guasto alla nave con cui doveva partire, il viaggio era stato rimandato.
A informare gli operatori dell’avvenuto suicidio sono stati altri ospiti della struttura, che hanno evidenziato come la vittima: “si fosse isolata nell’ultimo periodo”; ma non era stata l’unica avvisaglia che lasciava intuire un malessere tanto profondo da spingerlo a togliersi la vita.
Infatti, pochi giorni dopo il suo arrivo, gli psicologi del centro di accoglienza avevano insistito per trasferirlo da Lampedusa, visto il disagio psichico che stava vivendo il giovane tunisino.
Per il primo cittadino di Lampedusa, Totò Martello, alla base dell suicidio vi è un malessere generale che vivono tutti i migranti costretti a subire, per mesi, una condizione di stasi, impossibilitati a impiegare le loro ore libere in attività utili. “Non possono restare per mesi senza far niente perché si arriva all’esasperazione, qui dovrebbero rimanere per 48 ore. Poi, se uno non sta bene la situazione diventa drammatica. Adesso arrivano i pianti di dolore, i finti moralismi, ma la realtà è questa”.
L’hotspot, attualmente, ospita all’incirca 150 migranti e quasi tutti sono di nazionalità tunisina. Si tratta di persone che dovrebbero rimanere all’interno della struttura per massimo due giorni, ma che invece sono costretti a sostare al suo interno per giorni, mesi. Una condizione di confinamento così dura da spingerli o a proteste molto forti, come quelle avvenute nei mesi precedenti, o addirittura a togliersi la vita come in quest’ultimo caso.
Situazioni facilmente evitabili, qualora si rispettassero le tempistiche che deve avere un centro di prima accoglienza per essere considerato efficiente e utile, e se si iniziassero a considerare i migranti innanzitutto come essere umani e, in quanto tali, con una dignità da rispettare. Sempre.
Dorotea Di Grazia