Ogni anno in Italia si registrano circa 4mila casi di suicidio. Si tratta di un fenomeno globale che può colpire chiunque in ogni momento delicato o difficile della vita e il filo che lega tutti i fattori di rischio è proprio la fragilità umana, l’incertezza e la perdita di speranza per il futuro. Ma il suicidio si può prevenire se si riesce ad intervenire sulla sofferenza psicologica dei pazienti, imparando a cogliere gesti e parole mai insignificanti che lo preannunciano. “Creare speranza attraverso l’azione” è lo slogan della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio 2023 che ricorre oggi, 10 settembre.
Il comportamento suicidario è molto complesso e comprende non solo il togliersi la vita, ma anche il tentativo di farlo e l’ideazione suicidaria, segnali evidenti di un profondo disagio interiore. Secondo gli ultimi dati disponibili sui suicidi in Italia, il fenomeno sembra essere in continua crescita e, peggiorato anche dalla pandemia da Covid-19, si preannuncia una vera emergenza. Dal primo gennaio 2023 si contano già 608 suicidi e 541 tentati suicidi. Tra le categorie più colpite, troviamo giovani e giovanissimi, ma anche categorie fragili come le donne vittime di violenza e le persone oggetto di esclusione come quelle appartenenti alla comunità LGBTQ+. Ad aggiungersi alla lista, secondo l’osservatorio suicidi della Fondazione BRF – Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze, sono anche forze dell’ordine e detenuti.
Fattori di rischio
Il suicidio si conferma come la risultante di molteplici fattori di rischio, siano essi genetici, biologici, individuali o ambientali e, come indicato anche dall’OMS, la malattia psichiatrica non è l’unico fattore principale. Tra i principali fattori di rischio infatti troviamo esperienze di perdita, solitudine, discriminazione, problemi finanziari, malattie croniche sia fisiche che psichiche, violenza e abusi. Per questo motivo, le politiche di contrasto e prevenzione non possono essere confinate solo all’ambito sanitario ma devono tener conto anche di altri potenziali fattori sociali, economici e relazionali. Pertanto gli sforzi di prevenzione richiedono il coordinamento e la collaborazione tra molteplici settori della società, poiché nessun approccio da solo può avere un impatto significativo su una questione così complessa.
Le categorie più colpite: i giovani
I tassi di mortalità per suicidio risultano più elevati tra gli adulti, ma è tra i giovani che il suicidio rappresenta una delle prime cause di morte, con una grande differenza nei livelli di mortalità tra ragazzi e ragazze. Per entrambi i generi, tuttavia, il suicidio rappresenta la terza causa di morte più frequente tra i giovani di 15-29 anni, dopo gli incidenti stradali e i tumori. Secondo gli ultimi dati del Telefono Amico Italia, sono state oltre 3700 le richieste d’aiuto ricevute nei primi sei mesi del 2023 e la maggior parte di queste sono arrivate da giovani compresi tra i 19 e i 35 anni, ma sono stati registrati anche contatti da parte di under 19.
Dati recenti ci arrivano anche dall’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma che ha registrato nell’ultimo anno 387 casi per tentato omicidio e ideazione suicidaria. L’età media è di 15 anni e il 90% sono ragazze. Secondo il prof. Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale e ordinario all’Università Cattolica:
I problemi di salute mentale per cui i ragazzi vengono portati in urgenza in un pronto soccorso pediatrico sono sempre di più legati all’autolesionismo messo in atto fin da bambini. È un dato che colpisce e che testimonia una sofferenza psicologica dei ragazzi che non va ignorata ma che non trova invece sufficiente ascolto e risposte adeguate.
Le categorie più colpite: forze dell’ordine e detenuti
Secondo il diciannovesimo rapporto sulle condizioni di detenzione di Antigone, il 2022 è passato alla storia come l’anno con più suicidi in carcere di sempre. I dati pubblicati dal Garante Nazionale registrano 85 decessi per suicidio all’interno di istituti penitenziari nel corso dell’anno, una ogni quattro giorni. Si tratta di un numero mai visto prima, tanto da parlare di una vera e propria “emergenza suicidi”. Il 2023 continua ad essere monitorato con grande preoccupazione, con 22 decessi già accertati tra il mese di gennaio e maggio. Secondo Stefano Anastasìa, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale,
Rispetto a questa situazione c’è un problema di carattere generale, che riguarda le condizioni in cui versano generalmente le carceri italiane. Dopo la pandemia non è ancora stato trovato il modo di dare qualche forma di speranza e di futuro a chi si trova al loro interno.
Ma in aumento sono anche i suicidi nelle forze dell’ordine. In un’intervista a RaiNews, il criminologo Vincenzo Musacchio ha dichiarato che il numero degli agenti di polizia morti per suicidio è più del triplo rispetto a quelli feriti a morte nell’esercizio delle loro funzioni. Nel 2022 sono stati catalogati 72 suicidi: 16 nei Carabinieri, 8 nella Guardia di Finanza, 3 dell’Esercito, 4 nella Polizia penitenziaria, 24 nella Polizia di Stato, 8 della Polizia locale; 5 Guardie giurate; 2 Vigili del fuoco; 2 dell’Aeronautica militare e marina. Tra le cause principali, il criminologo fa riferimento allo stress psico-fisico a cui le forze dell’ordine sono esposte quotidianamente. La costante esposizione a devastazioni, stragi o situazioni pericolose per lungo tempo può portare gli agenti a vivere situazioni spesso ingestibili.
Le categorie più colpite: vittime di violenza ed esclusione sociale
Tra le categorie più colpite ci sono anche quelle più fragili, quelle che hanno subito violenza, abusi, esclusione sociale e marginalizzazione. Parliamo delle donne e della comunità LGBTQ+. Nei mesi compresi tra marzo e ottobre 2020, si è registrato un incremento dei cosiddetti femminicidi-suicidi del 90,3%. Il rischio di suicidio è poi cresciuto anche per le persone che, essendo colpite da fattori di discriminazione, corrono maggiormente il rischio di aggressione, marginalizzazione ed esclusione. Tra questi, preoccupanti sono i dati riferibili a persone LGBTQ+, le quali tenterebbero il suicidio quattro volte più delle loro controparti etero. Le cause non sono certo riferibili alla loro sessualità o identità di genere, quanto piuttosto allo stigma, alla discriminazione e alla violenza a cui sono sottoposti dalla società.
Il suicidio si può prevenire
I suicidi e i tentativi di suicidio sono un drammatico problema sociale e di salute pubblica che non può essere ignorato. Il 14 giugno 2022 è stata approvata alla Camera dei Deputati la mozione Romaniello sulla prevenzione del suicidio e atti di autolesionismo per rispondere alle problematiche esistenziali di questa società basata sul profitto dove nella visione della vita viene a mancare una speranza nel futuro. Pertanto, il fenomeno del suicidio deve essere affrontato parlandone e non negandolo. Anche se i dati ufficiali non sono aggiornati, considerando anche una sottostima rispetto ad altre cause di morte, il suicidio rimane una ferita che devasta anche chi resta. Per l’OMS, prevenire il suicidio aumentando la consapevolezza sul fenomeno non solo può salvare vite, ma può evitare il dolore a chi rimane.
Attorno al tema del suicidio rimane ancora oggi lo stigma che impedisce azioni concrete ed efficaci di prevenzione, ma anche per gli interventi successivi di supporto. Questo perché, a causa della vergogna per la propria sofferenza, molte persone che pensano di togliersi la vita o che hanno tentato di farlo non cercano aiuto. Abbattere i tabù è fondamentale per fare i progressi necessari nella prevenzione al suicidio nel nostro Paese.