Oggi, 8 marzo, si celebra la Festa della Donna, ma per garantire l’uguaglianza di diritti e di genere sono ancora molti i passi da fare. Riflettendo sulle battaglie sociali e politiche combattute nel corso degli anni e pensando alle recenti elezioni politiche, un diritto in particolare fa riflettere più di tutti: il diritto di voto alle donne. Quando è stato garantito il suffragio femminile nei principali Paesi del mondo?
Suffragio femminile: origini ed evoluzione
Con l’espressione suffragio femminile non s’intende semplicemente il diritto di voto alle donne di qualunque Paese ed estrazione sociale; bensì un moto di rivoluzione e riforma in ambito politico e sociale, che affonda le sue radici nella Francia del XVIII secolo. Il primo Paese a concedere il diritto di voto alle donne non è semplice da determinare, ecco alcune ipotesi: la Repubblica Corsa (1755), l’Isola di Man (1881), le Isole Pitcairn (1838), il Wyoming (1869) e Nuova Zelanda (1893), questi ultimi due all’epoca erano però colonie britanniche, dunque non Paesi indipendenti.
Se si passa all’Europa, il suffragio universale venne concesso per la prima volta nel Granducato di Finalandia nel 1907, anno in cui vennero elette le prime donne in Parlamento. Nel 1913 anche la Danimarca e la Svezia diedero il diritto di voto alle donne. Dieci anni più tardi, in occasione della Rivoluzione nel novembre del 1917, in Russia ci furono le elezioni per l’assemblea costituente con il suffragio universale, confermato l’anno successivo dalla costituzione sovietica.
E sempre nel 1918 il suffragio femminile venne concesso alle donne sia in Canada (fatta eccezione per il Quebec, dove arrivò solo nel 1940) e anche in Gran Bretagna, dove nel 1928 fu garantito a tutte le donne con almeno 21 anni di età. Nel 1919 anche le donne olandesi poterono votare e nel 1920 il suffragio femminile arrivò nelle Stati Uniti. Alcuni anni dopo, nel 1926 anche le donne turche poterono esprimere il proprio parere alle elezioni (notevole, se si tiene conto della situazione attuale della Turchia).
Il suffragio femminile in Italia
E in Italia quando è stato concesso il diritto di voto alle donne? Rispetto ad altri Paesi occidentali, il nostro è giunto a questo punto di svolta in ritardo, anche se le lotte per ottenerlo risalgono al 1800. Molte volte diverse femministe hanno cercato di far valere questo diritto, ma puntualmente veniva respinto, perché era impensabile che le donne potessero godere degli stessi diritti degli uomini e, addirittura, aspirare a poter governare un giorno il Paese.
Nel 1849, la Repubblica Romana istituì il suffragio universale che escludeva però le donne per consuetudine. Dopo l’Unità d’Italia, diverse furono le donne che si esposero per poter avere questo importante diritto. Nel 1920, mentre era in corso la Reggenza italiana del Carnaro, la città-stato fondata dal poeta-vate Gabriele D’Annunzio a Fiume, venne concesso il voto alle donne. Mentre nel 1925 una legge fascista consentì il suffragio femminile solo per le elezioni amministrative, eliminate nel 1926: di fatto il suffragio non era diventato effettivo. Dopo la caduta del regime fascista, il Regno d’Italia approvò il suffragio femminile e le donne poterono davvero votare alle elezioni amministrative. E poi l’anno dopo, con il referendum istituzionale che prevedeva la scelta tra monarchia e repubblica, ci fu il primo voto femminile d’importanza nazionale. Tale voto portò alla nascita della Repubblica italiana e dell’Assemblea costituente di cui facevano anche parte diverse donne.
Il diritto di voto e le Nazioni Unite
Con la Dichiarazione universale dei diritti umani, le Nazioni Unite sancirono il diritto di voto alle donne nella legislazione internazionale nel 1948.
Articolo 21: “1) Chiunque ha il diritto di prendere parte al governo del proprio paese, direttamente o attraverso rappresentanti liberamente scelti. 3) La volontà del popolo dovrà costituire la base dell’autorità di governo; questa sarà espressa mediante elezioni periodiche e genuine che si svolgeranno a suffragio universale e paritario e che saranno tenute mediante voto segreto o mediante procedure libere di voto equivalenti.”
E, trent’anni dopo, nel 1979, venne stipulata dalle Nazioni Unite e sottoscritta da 189 nazioni la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna, che prevedeva il diritto al voto per tutte le donne.
Il referendum del 1946 fu un evento davvero storico e, non a caso, vennero chiamate “le donne del ’46” coloro che ebbero la possibilità di votare per una scelta così importante per l’Italia. Ecco un breve video che racconta quel giorno:
I diritti femminili
Il suffragio femminile è solo uno dei tanti esempi di lotte durate decenni, se non addirittura secoli, lotte per la parità di genere che ad oggi non è garantita a livello politico (sì, ci sono le quote rosa, ma sono sempre una ristretta minoranza); a livello lavorativo (molte donne sono costrette a lasciare il lavoro o vengono licenziate a causa della gravidanza o della mancata concessione del congedo per maternità; oppure si pensi ai numerosi casi di molestie e abusi sessuali denunciati nel mondo del cinema, della moda e addirittura delle ONG); a livello economico (c’è una forte disparità salariale tra uomini e donne, nonostante queste siano più qualificate e lavorino anche più dei colleghi maschi) e anche a livello sociale (essere donne espone a molti rischi e a molti pregiudizi sulla posizione che si dovrebbe ricoprire, sull’età giusta in cui sposarsi e mettere su famiglia, su quanti figli dare alla luce e su quanto tempo si è in grado di trascorrere con essi, senza trascurare il marito, il lavoro, la casa e anche se stesse, perché, anche se si hanno mille impegni, bisogna sempre essere pronte e perfette). Altro che diritto di voto, ci sarebbe bisogno di un suffragio femminile di diritto ad essere donna senza limiti né preconcetti. Questa è la sfida più grande per tutte le donne.
Carmen Morello