Ha solo 27 anni, ma il suo nome è destinato a restare nella storia. Salma Al-Majidi è infatti la giovane fautrice della rivoluzione culturale e sportiva che parte dal Sudan e sta cambiando i connotati del calcio africano e non solo.
Per la prima volta, una donna
Prima d’ora non era mai successo che una donna fosse alla guida di un gruppo calcistico di un paese dai tratti arabi. La ragazza sudanese presentata ufficialmente dalla Fifa guiderà il club Al-Ahly della città di Al-Gadaref, ad est di Khartoum.
Una vera e propria passione
Si tratta di una scelta coraggiosa e rischiosa, ma mossa da una vera e propria passione, così come dichiarato dalla stessa Salma: “Il calcio è il mio primo amore. Ho deciso di intraprendere la carriera da allenatrice perché non c’è ancora spazio per il calcio femminile in Sudan”.
Poi prosegue facendo una piccola chiosa sulle discriminazioni che il genere femminile è ancora costretto a subire: “Gli uomini hanno un concetto antico della donna, per loro deve stare a casa a fare lavori domestici”.
Un’allenatrice ben accetta anche dai suoi calciatori
I componenti della rosa l’hanno presa a cuore etichettandola affettuosamente con il soprannome di “Sister Coach”. A tal proposito, ecco il pensiero di uno dei calciatori dell‘Al-Ahly: “In tanti criticano il fatto che ci sia lei ad allenarci, ma non si rendono conto che il mondo è cambiato, non c’è nulla di sbagliato che una donna sia allenatrice, è brava, e noi la rispettiamo. Uomini e donne devono essere uguali”.
Rivoluzione e precedenti
Un caso decisamente singolare che lascia ben sperare per il futuro con l’auspicio di un cambiamento non solo nel mondo del calcio, ma soprattutto nel pensiero collettivo. Finora in Sudan solo una donna ha avuto un riconoscimento nel calcio, Mounira Ramadan, che negli anni ’70 arbitrò alcune partite maschili. Oggi invece c’è anche Salma Al-Majidi.
Antonio Pilato