In Sudan, l’ONU è riuscita a trarre in salvo 58 donne e bambini, fra oltre le 600 persone rapite durante lo scorso anno. Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu ha confermato la notizia lo scorso 5 aprile.
Quella dell’Organizzazione delle Nazioni Unite è stata una missione speciale, nel corso della quale sono stati utilizzati anche elicotteri. Un’operazione delicata nel Sudan del Sud che ha permesso ha molte donne e bambini di riabbracciare i familiari. Ma molti altri ancora devono essere salvati.
Quali sono i motivi delle sparizioni?
Quello che sappiamo è che i numerosi rapimenti dello scorso anno sono riconducibili a conflitti tribali avvenuti nello Stato del Jonglei. E’ nel territorio meridionale del paese, infatti, che da lungo tempo si perpetrano le violenze di conflitti e combattimenti tra le diverse comunità etniche-pastorali Dinka, Nuer e Murla. La feroce guerriglia tra milizie locali ha vessato donne e bambini con crudeli violazioni dei diritti umani, abusi e sequestri.
Cinquantotto fra loro sono stati finalmente sottratti dalle grinfie dei loro vessatori. Ma la violenza fra gruppi etnici continua a sottrarre la dignità di altre donne e bambini, già oppressi dall’instabilità economica e dai drastici contrasti socio-politici del paese.
La precarietà dei diritti umani e gli effetti sulle popolazioni del Sud Sudan
Secondo l’Annual Brief on Violence Affecting Civilians, rapporto sui diritti umani della Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (UNMISS), Le milizie su base comunitaria sono responsabili del 78% delle uccisioni, dei ferimenti, dei rapimenti e delle violenze sessuali a danno dei civili durante i numerosi attacchi che hanno interessato le zone del Sud Sudan nello scorso anno. Come afferma il capo di UNMISS: in aree come Jonglei, che già soffrono di enormi privazioni economiche a causa delle inondazioni, tali violenze sono profondamente preoccupanti e hanno un impatto devastante sulla vita delle comunità.
Ma tra le zone più colpite dalle terribili conseguenze dei conflitti, anche la regione del Darfur occidentale, dove proprio in questi giorni sono morte decine di persone a causa della violenza tribale. Il Consiglio di sicurezza e difesa del Sudan ha dichiarato lo stato di emergenza nella regione. Inoltre, Yassin Ibrahim Yassin, ministro della Difesa sudanese, ha annunciato che la formazione un comitato superiore per affrontare la situazione.
L’attuale condizione di pericolo potrebbe provocare ricadute umanitarie da non sottovalutare, tra cui la sospensione dell’invio di beni alimentari.
Carola Varano