Il picco di violenza contro le donne del Sudafrica ha innescato proteste e marce in molte aree del paese per evidenziare la difficile situazione. Secondo un nuovo rapporto del governo, in Sudafrica una donna viene assassinata ogni tre ore, molte delle quali vengono aggredite e violentate prima di essere uccise. E’ necessaria un’azione urgente per affrontare la violenza di genere nel paese.
Malgrado si sia registrato un calo dal 2000, il Sudafrica presenta ancora uno dei più alti tassi, rispetto alla media globale, per omicidi di donne. Le ultime statistiche sulla criminalità, pubblicate dal Dipartimento di Polizia, rivelano la profondità della crisi. Quasi 3000 donne sono state assassinate tra aprile 2018 e marzo di quest’anno. Molte delle quali vengono brutalmente aggredite e violentate prima di essere assassinate.
Secondo gli ultimi dati, in Sudafrica una donna viene uccisa ogni tre ore. La stessa Vice Ministro del Dipartimento per lo sviluppo sociale, Henrietta Ipeleng Bogopane-Zulu, afferma che alcuni dei sistemi per garantire una maggiore sicurezza, non funzionano nella giusta misura. E si impegna a intensificare le azioni per combattere il femminicidio.
Il picco di violenza contro le donne ha innescato proteste in molte aree, soprattutto a seguito di due efferati omicidi che hanno suscitato indignazione e terrore nel Paese. A catalizzare la recente ondata di proteste è stato il brutale omicidio e lo stupro della studentessa universitaria Uyinene Mrwetyana in un ufficio postale di Cape Twon. Allo stesso modo Jesse Hess , anch’essa studentessa di 19 anni, assassinata in casa sua. E, da non dimenticare, Leighandre Jegels , la campionessa di boxe, uccisa a colpi d’arma da fuoco dal suo compagno.
Agosto, “Il Mese delle donne”, destinato a commemorare le donne che hanno marciato contro la legge del lasciapassare durante gli anni dell’apartheid, si è concluso con gli omicidi di giovani donne per mano di uomini.
Pertanto migliaia di manifestanti si sono radunati in più occasioni nel corso di questo mese, per richiamare l’attenzione sui crescenti tassi di violenza sessuale, omicidio e stupro nel paese. Reclamando, inoltre, al governo di attuare azioni tangibili. Tra cui la reintegrazione della pena di morte per gli autori di violenze contro donne e bambini.
La cultura dello stupro
Il crimine in generale non ha preferenze di genere ad eccezione dei reati sessuali che spesso colpiscono le donne. Il femminicidio è un argomento che ha ricevuto crescente attenzione nel paese e all’estero, accompagnato da richieste di misure rigorose per mitigare questo “malato sociale”. Per quanto riguarda la sicurezza delle donne, la violenza di genere in Sudafrica è inaccettabilmente elevata.
Sebbene il tasso di criminalità, complessivamente, sia diminuito tra il 2013/14 e il 2016/17 i crimini violenti contro le donne, come le aggressioni sessuali, sono aumentati drasticamente. Tra il 2015/2016 e il 2016/2017. La percezione del crimine da parte delle donne è anche un’altra area importante che merita un’indagine. La comprensione sull’aumento o sulla diminuzione del crimine e il livello di paura del crimine associato a queste percezioni sono questioni importanti che devono essere comprese. Al fine di informare la politica.
Uno studio del 2018 di Statistics South Africa rivela che c’è una percentuale di donne – anche se minima (2,3%) – che ritiene ammissibile che un uomo colpisca una donna. Oltretutto mostra che sono solo poche le vittime che denunciano questi casi. Potrebbe quindi essere corretto affermare che non sia possibile eliminare la violenza di genere quando ci sono donne che credono ancora che siano ammissibili tali gesti.
Ed è importante notare come la cultura dello stupro prospera sulle aspettative sociali e sul silenzio. E, per alcuni, il sistema del patriarcato è profondamente radicato nella cultura ed è uno dei fattori che lo perpetuano.
Come cambiare le credenze e gli atteggiamenti nei confronti delle donne e dei bambini, trasformando il pensiero intorno alla violenza, agli abusi domestici e al femminicidio? Un compito impegnativo, certo, ma non impossibile. Ci sono spazi in cui tale lavoro è più facile da svolgere. In cui gli argomenti di discussione si presentano in modo più naturale, consentendo i dialoghi e le conversazioni necessari che creano e costruiscono consapevolezza. Che a sua volta modella il nostro pensiero e alla fine può cambiare il comportamento.
Questi spazi esistono nelle nostre sfere artistiche e culturali, dove i festival in particolare possono essere potenti agenti nella lotta alla violenza di genere. Non solo storie, musica e arte uniscono le persone e le mobilitano, ma promuovono la coesione sociale, stimolano le economie regionali e permettono di ascoltare voci divergenti.
Tali eventi pubblici possono migliorare la coesione della comunità, creando una piattaforma da cui è possibile lanciare la difesa e l’attivismo. I messaggi positivi per sensibilizzare, educare e informare, vengono assorbiti più facilmente in un’atmosfera che è stata edificata con divertimento e giochi. I festival creano opportunità per una migliore comprensione oltre i confini culturali e per una maggiore resilienza all’interno delle comunità emarginate. Forniscono un’arena giocosa e non politica per la comprensione culturale, la riconciliazione e la comunicazione.
Felicia Bruscino
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