L’ultimo caso di stupro su minore in India è accaduto nel villaggio di Rajakendua (situato nel distretto di Chatra, nello Stato di Jharkhand). I genitori si erano recati ad un matrimonio, lei (una sedicenne) era rimasta da sola in casa. Un gruppo di 4 ragazzi ubriachi l’ha rapita e l’ha condotta in un posto isolato, dove ha subìto uno stupro di gruppo.
Stuprata e bruciata viva per vendetta
Pena capitale e pene inadeguate
La notizia di un simile scempio è giunta presso la stazione di polizia di Itkhori, che è riuscita a capire chi siano i colpevoli, ma non li ha ancora trovati. A riportare quest’ennesima tragica storia di abusi su minore è stata l’agenzia locale Ians. E dire che, neanche due settimane fa, si era diffusa la notizia che il governo indiano sta valutando la proposta di applicare la pena di morte a chi commette stupri su bambini di età inferiore ai 12 anni e ha anche inasprito le pene per quanti commettono simili reati su vittime fino ai 16 anni.
Può la pena capitale fungere da deterrente per quanti si macchiano di simili orrendi crimini? Gli stupri in India sono decine di migliaia ogni anno, come fermare un simile fenomeno? Ci sarebbe bisogno di una rivoluzione sociale e culturale, già numerose sono state le proteste e le manifestazioni nelle strade che gridano giustizia per le vittime. Ma, fino a quando non cambierà il modo in cui la donna viene vista e come il suo ruolo viene percepito dalla società, non resta che continuare a denunciare le violenze e raccontarle, affinché nessuna vittima debba più vergognarsi di ciò che le è stato imposto con la forza e ogni colpevole venga giudicato e condannato in maniera adeguata. Come possono 100 flessioni essere sufficienti a far comprendere la gravità di quanto commesso? Come può una multa di qualche centinaio di euro risarcire una vita spezzata per sempre?
Carmen Morello