La protesta a pancia scoperta degli studenti romani: un risultato fuorviante

protesta a pancia scoperta

fonte: Wikimedia Commons

La protesta a pancia scoperta degli studenti del Liceo Righi a Roma

Lo scorso 14 febbraio il Liceo Righi di Roma ha fatto parlare di sé in merito ad una frase che ha scaturito indignazione tra gli studenti. La frase incriminata è stata pronunciata da una docente nei confronti di una studentessa ammonita per il vestiario poco idoneo. “Ma che stai sulla salaria?” ha affermato la professoressa alludendo al mestiere più antico del mondo. La ragazza, con la maglietta poco al di sopra dell’ombelico, e i suoi compagni non hanno di certo gradito. La stessa sera, riunitisi in collettivo sulla piattaforma Meet, hanno deciso di mettere in atto un gesto provocatorio: una protesta a pancia scoperta al di fuori del Liceo in solidarietà alla studentessa.

Un’intenzione lodevole a seguito di una frase ignobile

La protesta è l’azione più significativa e sincera attuata dagli studenti in merito alle parole della professoressa. Come può passare per innocente una frase del genere? A volte, purtroppo, l’istituzione scolastica (le fondamenta di un paese) dimentica il ruolo educativo sulla quale si basa e non colma le distanze tra chi insegna e chi impara. Nella speranza che la professoressa sia redarguita, è necessario sottolineare la lacuna a livello umano di molti nostri docenti: la classe dirigenziale degli insegnanti è tale perché dirige, accompagna, conduce gli studenti verso il sapere. Il sapere non rappresenta un mero discorso nozionistico, ma lo strumento più importante dell’apparato umano grazie al quale ogni persona esercita una propria coscienza critica. La conoscenza è umanità e l’insegnamento può essere considerato un “fatto umano”. Nulla di umano, però, hanno le parole della professoressa del Righi. Al di là dei discorsi filosofici, come in ogni caso, si parla di persone: la docente è superiore alla studentessa per il ruolo che ricopre, ma non nella persona. La protesta, pertanto, scaturisce da una situazione di disumana arroganza nei confronti della persona in questione, in un ambiente che fa dell’umanità il suo punto cardine.

È necessario, però, fare una precisazione: l’intento dell’insegnante rasenta un comportamento corretto. La reprimenda in merito al vestiario non conforme ai canoni scolastici è più che giusta. Il rispetto nei confronti delle istituzioni si esprime anche nella forma e non solo nel contenuto. La serietà di un ambiente come la scuola è inevitabilmente legata alla serietà di chi vi risiede.

Una protesta improntata sulla solidarietà ma che non centra il punto. Il risultato è pressoché discutibile

La mattina del 15 febbraio, pertanto, molti studenti del Righi si sono presentati al di fuori del liceo con la pancia scoperta in solidarietà alla ragazza. Perché sacrificare una protesta di indiscutibile principio con un’argomentazione sì sterile e fuori fuoco? Scoprendo la pancia, gli studenti non hanno difeso la ragazza offesa, ma giustificato un comportamento scorretto che nessuno dovrebbe tenere a scuola e, di conseguenza, puntato il dito contro un presupposto “sistema” tralasciando il caso specifico. Ed è un vero peccato che non abbiano colto il fulcro di un fuoco che essi stessi avevano alimentato.

Probabilmente, nel caos generato hanno perso tutti: la professoressa e la sua frase scioccante; gli studenti e la protesta di dubbia natura. Ora, è tempo di raccogliere quanto seminato nei due giorni di polemiche. Quale sarà la posizione di ambo le parti? Se la professoressa fosse stata presa di mira da una protesta efficace e non effimera, avrebbe dovuto delle scuse alla ragazza e al collettivo studentesco. Ora, forti di una contestazione dalle sfumature vaghe e non incentrate sul fatto, come ne uscirà il corpo docenti?

Lorenzo Tassi  

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