Il 4 febbraio, nella Lawton Chiles Middle Academy, a Lakeland (Florida), uno studente di undici anni è stato arrestato su richiesta dell’insegnante.
Il fermo, come fa notare tramite comunicato stampa ufficiale il dipartimento di polizia locale, è avvenuto a seguito del comportamento insubordinato del giovane, che avrebbe interrotto l’attività scolastica e non avrebbe obbedito all’ordine di lasciare l’aula ripetuto più volte. Secondo la testimonianza dell’insegnante il ragazzino avrebbe minacciato il personale scolastico coinvolto.
L’esito è stato l’arresto dello studente, il trasferimento in un centro detentivo giovanile e la sospensione da scuola per tre giorni; il giovane è accusato d’interruzione dell’attività scolastica e resistenza a pubblico ufficiale.
Il fatto ha scatenato la reazione delle associazioni per i diritti umani come la American Civil Liberties Union, che ha espresso la sua posizione in merito sui suoi canali social.
L’origine di questo episodio risiede nella decisione dell’alunno di non prendere parte al Giuramento di Fedeltà (Pledge of Allegiance), giustificando tale rifiuto con una posizione molto ferma sull’inno e la bandiera americana:
[…] La bandiera è razzista e l’inno nazionale è offensivo nei confronti delle persone nere.
La docente allora presente l’aveva invitato a prendere parte alla cerimonia e al rifiuto del ragazzo è iniziato un acceso diverbio tra studente e insegnante. Quest’ultima avrebbe risposto al giovane con queste parole:
Se qui non ti va bene, perché non te ne vai a vivere in un altro posto?
La risposta del ragazzo è stata: “Mi hanno portato qui”. Il senso della frase è molto più profondo di quanto non sembri e allude ad uno dei momenti più oscuri della storia americana, un capitolo recente e forse lontano dall’essere definitivamente chiuso, soprattutto tenendo conto del fatto che lo studente è nero. Tuttavia la risposta della docente non sembra aver tenuto conto di tutto ciò:
Beh, puoi sempre tornare da dove sei venuto, perché io sono venuta qui da Cuba e il giorno in cui sentirò non essere più la benvenuta qui troverò un altro posto dove vivere.
Considerando anche l’ondata di protesta di molti esponenti della comunità nera verso Donald Trump, non è la prima volta che accadono episodi del genere, che riaccendono dibattiti delicati e quanto mai attuali non solo negli States.
La madre, Dhakira Talbot, non condivide affatto l’arresto del figlio, specificando che “se fosse stato necessario un provvedimento disciplinare, doveva coinvolgere esclusivamente la scuola.” Il verbale della polizia, censurato per garantire la privacy dello studente minorenne è pubblico.
Il distretto scolastico entro cui rientra la scuola è sotto la direzione della Contea di Polk e ha provveduto a rilasciare un comunicato ufficiale che offre anche una spiegazione. Alla base dell’incidente ci sarebbe stato un fraintendimento: l’insegnante era infatti una supplente e non era stata messa al corrente del fatto che la scuola permette l'”obiezione di coscienza” riguardo alla cerimonia del giuramento, di conseguenza l’insistenza ingiustificata dell’insegnante a far partecipare lo studente nonostante il rifiuto. Viene specificato infine ciò che è stato diffuso anche dalla polizia locale, cioè che l’arresto dello studente non è conseguente al rifiuto del giovane di prestare il giuramento, ma alla sua condotta inopportuna.
Il Pledge of Allegiance
Nelle classi degli Stati Uniti è una prassi quotidiana per gli studenti recitare il Pledge of Allegiance, ossia il Giuramento di Fedeltà alla Nazione:
I pledge allegiance to the Flag of the United States of America, and to the Republic for which it stands: one Nation under God, indivisible, with liberty and justice for all.
Giuro fedeltà alla bandiera degli Stati Uniti d’America, e alla Repubblica che essa rappresenta: una Nazione al cospetto di Dio, indivisibile, con libertà e giustizia per tutti.
Sebbene sia una cerimonia quotidiana diffusa e molto sentita, non è obbligatoria per legge e gli studenti possono sottrarsi dal parteciparvi, previo permesso espresso dei genitori.
Barbara Milano.