Pitture rupestri, affreschi, imponenti strutture, disegni. Sono tante le rappresentazioni artistiche che fin dalla preistoria proliferano nel nostro mondo in veste di opere da ammirare, o di mezzi utilizzati per lanciare dei messaggi. Ma cosa accade quando opere famose, incontrano persone intenzionate solo a lucrare su di esse, tralasciando la storia e il sacrificio che vi è dietro ogni singolo tratto?
L’ultimo caso di strumentalizzazione artistica ha due protagonisti, una donna che ha fatto la storia, e un uomo che è solo lo specchio di una società offuscata dal denaro.
A vestire i panni della vittima è Frida Kahlo, la più grande pittrice messicana e una delle più grandi artiste della storia. Una donna forte, combattiva, che non si è arresa di fronte a nulla, sfornando capolavori d’arte e lezioni di vita nonostante un’esistenza costernata da sventure.
Dall’altra invece, nelle vesti di carnefice, abbiamo l’imprenditore Martin Mobarak, il quale durante un evento privato presso la sua residenza a Miami ha deciso di vandalizzare e di rendersi partecipe di un’ulteriore momento di strumentalizzazione artistica, la stessa di cui egli si considera un visionario.
Mobarak con leggerezza, ha dato fuoco ad un’opera di Frida Kahlo dal valore economico di 10 milioni di dollari, ma dal valore artistico e umano infinito.
Per quale motivo? Semplicemente per trasformare l’opera in un NFT, azione che molto probabilmente porterà nelle tasche dell’imprenditore somme considerevoli, ma che ha sicuramente reso povero il suo animo già deturpato dal momento stesso in cui ha pensato di compiere un gesto simile.
Ma ciò è solo uno dei casi in cui vi è la strumentalizzazione artistica per accrescere un capitale e una vita materialista senza tener conto della storia delle opere e degli artisti che le hanno realizzate, della forza di ogni gesto, di ogni colpo subito dall’animo e dal corpo, come nel caso di Frida Kahlo.
Ma la sofferta artista messicana è già stata al centro di un’ulteriore caso di strumentalizzazione artistica, dove la smania capitalista incontra anche la superficialità dell’apparenza.
Un’artista relegata a stereotipo
Ci troviamo ad ottobre, questa volta nel 2019, e questa volta proprio in Italia, precisamente a Grottaglie.
Il comune era tappezzato da enormi cartelloni 6×3, dove nel lato destro vi si trovava una gigantografia di Frida Kahlo. Un bellissimo omaggio ad una donna formidabile spererebbe qualcuno, e invece no.
L’artista messicana era diventato bersaglio di un caso scandaloso di strumentalizzazione artistica, in quanto era stata usata come testimonial di un centro estetico.
Il cartellone mostrava il volto di Frida diviso in due parti. Nella sinistra, il viso originale e meravigliosamente espressivo della donna, nella destra, una piatta illustrazione dotata di un sopracciglio più sfoltito e di un viso più canonicamente curato.
Anni di pittura dimenticati, accantonati, una vita di sofferenze e di lotte trasformata semplicemente in sopracciglia folte e qualche pelo intorno alle labbra.
Un evento figlio di una superficialità proliferante ed invadente, e di una mancanza di empatia alla base che plasma il pensiero semplicemente sul come qualcuno appare, e su quanto guadagno quel qualcuno possa portare nelle proprie tasche, anche se ciò volesse dire avere la propria parte nel denigrante mondo della strumentalizzazione artistica.
Il culto del denaro ha cambiato ogni prospettiva
Una celebre frase specchio di questo cambiamento è proprio di Frida Kahlo, la quale un giorno disse:
“Dipingo i fiori per non farli morire”.
All’interno di poche parole vi era tutto, la voglia di rendere cristallizzato nel tempo un momento, di imprimerlo nelle memorie e di addolcirne la morte.
L’arte come racconto di una vita spirituale, lontana dagli inganni materialisti che la società odierna abbraccia correndo lo stesso pericolo di un palloncino troppo vicino ad cactus.
Eppure, nonostante questa corsa estenuante verso il denaro affatichi e mieta solo vittime, nulla sembra anche solo lontanamente accennare a migliorare.
Sono tutti ammaliati da monete e banconote, usando tra i tanti vili metodi, la strumentalizzazione artistica come sporco mezzo per adempire ai propri bisogni lasciando poi morire tutto lì, in solitudine, barattando la dignità degli artisti con del denaro lacerante.
Conclusioni
Sicuramente però, arriverà il momento in cui ad ogni singola pennellata, segno di grafite, o colpo di martello nel marmo, verrà donato il valore che esso ha, ma non dal punto di vista economico, ma dal punto di vista umano, sentimentale, emozionale.
Dovremmo abbracciare e ringraziare continuamente l’arte e le sue infinite sfaccettature, amare ogni angolo di essa, ogni crepa di un dipinto ad olio, ogni marcata pennellata di un’impressionista, ogni attimo di intimità e di cuore che gli artisti stessi ci hanno donato.
Ma quegli stessi artisti però, non meritano di esser trattati come merce, ma come salvatori, perché senza ombra di dubbio l’arte è tra quelle cose meravigliose che contribuiscono e contribuiranno sempre, a salvare il mondo.
Maurizio Incardona