La Striscia di Gaza è un piccolo territorio palestinese. Esso è uno dei territori più densamente popolati del Medio Oriente. Dal 1967 è occupato da Israele, insieme alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est, ed è soprannominato “prigione a cielo aperto”.
La Striscia di Gaza confina con Israele ed Egitto. I palestinesi ne rivendicano, insieme alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est, il possesso. Questo territorio appartiene alla regione storica della Palestina e dal 2007 è governato dal movimento terroristico Hamas. Nonostante l’impegno delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, il territorio è ancora occupato militarmente da Israele.
Striscia di Gaza: la storia
La Striscia di Gaza fa parte del territorio della Palestina storica. Questa regione è compresa tra il Mar Mediterraneo, il fiume Giordano, il Mar Morto, fino al Mar Rosso e poi l’Egitto.
Questo status è durato fino alla cacciata dei palestinesi dalle loro terre nel 1948, con la fondazione dello Stato d’Israele. Una pulizia etnica fu avviata all’epoca, per espellere tutti i palestinesi dalle loro case.
Inizialmente la Striscia di Gaza è stata di proprietà dell’Egitto. In seguito, con la guerra arabo-israeliana del 1967, Israele finì di occupare il restante dei territori: Striscia di Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme Est, Sinai e Alture del Golan, inimicandosi sia la Siria che l’Egitto.
Gaza è soltanto uno dei punti focali su cui si concentra il conflitto israelo-palestinese. Il territorio palestinese è stato tagliato, dopo il 1948, andando a creare la Striscia di Gaza a Ovest, la Cisgiordania, a est d’Israele, e Gerusalemme Est.
Da allora si susseguono una serie di restrizioni da parte degli israeliani, a danno dei civili palestinesi.
Gaza fino a oggi
Il blocco d’Israele, così come si presenta oggi, è iniziato nel 2007, quando Israele ha imposto un blocco mare, aereo e terrestre sul territorio. Anche l’Egitto controlla un punto di attraversamento delle frontiere.
Secondo le relazioni delle Nazioni Unite, l’attraversamento di Gaza, anche per aiuti umanitari, parrebbe difficile se non impossibile, a causa delle restrizioni di Egitto e Israele. Quest’ultimo ha limitato il movimento dei palestinesi dentro e fuori Gaza già da molto tempo.
Dalla fine degli anni Ottanta del Novecento, con lo scoppio della prima Intifada, il transito dei palestinesi da Gaza a Cisgiordania o a Gerusalemme Est, attraverso Israele, è stato negato proprio da quest’ultimo. I palestinesi non possono viaggiare nemmeno per andare a lavorare.
Nel 1995 Israele ha costruito una recinzione elettronica e un muro, intorno a Gaza, per non rendere facile le interazioni tra i territori palestinesi. La situazione è peggiorata con la seconda Intifada, del 2000. Nel 2001, l’aeroporto di Gaza è stato bombardato da Israele.
Israele sostiene l’assoluta liberazione di Gaza dal proprio controllo, ma di fatto, secondo le Nazioni Unite, Gaza rimane occupata da Israele.
Con il “disimpegno di Gaza”-così è stato chiamato da Israele-circa 8000 israeliani ebrei sono stati allontanati dai loro possedimenti illegali a Gaza.
Dal 2006, Hamas ha vinto le elezioni generali ed estromesso dal giogo politico, al Fatah, suo rivale. Da quel momento Israele ha intensificato l’assedio.
Nonostante i Trattati di Oslo del 1993, Israele continua a trattare i palestinesi come se non fossero un’entità politica. Israele, infatti, esclude loro l’accesso a Gerusalemme e ai servizi principali: ospedali, consolati e banche. Perfino i palestinesi cristiani si stanno trovando nella medesima situazione.
Il blocco è in contrasto con l’Art 33 della Convenzione di Ginevra, la quale vieta la punizione collettiva e impedisce la mancata realizzazione dei diritti umani.
La questione umanitaria
L’assedio d’Israele a Gaza ha devastato l’economia, facendola retrocedere. Circa il 42 % dei palestinesi a Gaza soffre di povertà, disoccupazione giovanile e l’80 % si affida agli aiuti internazionali.
Buona parte dei palestinesi a Gaza sono rifugiati, espulsi dalle loro case dal 1948. Alcuni si sono insediati in Giordania, altri in Libano o vivono ancora in campi profughi.
Israele non ha provocato soltanto disagi economici a breve termine ma anche a lungo termine. Mancato accesso all’istruzione, alla sanità e all’acqua pubblica sono alcuni dei problemi. I vari bombardamenti d’Israele hanno distrutto edifici, scuole e uffici, aggravando la situazione. Anche la ricostruzione diventa difficoltosa per via del blocco di rifornimenti.
Gli attacchi missilistici d’Israele hanno danneggiato le infrastrutture idriche, andando a scottare l’acqua potabile e trasmettendo malattie alla popolazione. I tagli elettrici hanno creato parecchie difficoltà agli studenti, i quali non possono studiare, se non con delle candele. Una parte della popolazione più colpita dall’assedio è quella affetti da malattie croniche, la quale non può ricevere assistenza medica.
La situazione è sempre più grave, tanto che l’ONU ha posto la possibilità che Gaza potrebbe non essere più abitabile entro il 2020.
Tamara Ciocchetti
http://www.aljazeera.com/indepth/features/2017/06/guide-gaza-strip-170614124611554.html