Siamo a Sheffield in Inghilterra, una donna dai capelli viola e vestita da colori vivaci urla in strada, ma non è un’attivista di gruppi femministi, bensì una stripper che battaglia in strada, megafono alla mano per perpetuare i diritti della propria professione.
La donna in questione è Celia Lister, la sua foto diviene immagine simbolo della singolare battaglia di genere avvenuta nel Regno Unito. Sheffield, città industriale a nord dell’Inghilterra è anche il luogo in cui si trova lo strip club-pomo della discordia- della catena Speamint Rhino. Il luogo che infrangeva, non soltanto certe sottese regole morali, ma che era vittima ormai da tempo di campagne di propaganda per la sua chiusura. Donne contro donne. Sono, appunto, un gruppo di femministe a dare animo alla lotta per la chiusura del locale, arrivando addirittura a ingaggiare investigatori privati. I video derivati dalla segreta sorveglianza hanno messo in evidenza toccate e palpatine tra le donne e i clienti, infrangendo quindi anche il codice interno dei locali di strip che proibisce il contatto fisico tra “l’oggetto del desiderio” e il “desiderante”, rischio la licenza.
La vicenda, con relativa testimonianza video, è finita sotto l’occhio e sotto il giudizio del consiglio comunale lo scorso Lunedì, che dopo otto ore di udienza ha deliberato a favore del locale affinché quest’ultimo possa rimanere aperto.
Decisione che sicuramente non ha placato il fervore delle femministe che hanno promesso di continuare la battaglia e addirittura minacciato delle ballerine di adoperare metodi di revenge porn. Dall’altro lato della barricata proprio Celia Lister ha dichiarato di essere al settimo cielo, definendo il caso:
una enorme pietra miliare nel rompere lo stigma sociale che circonda il lavoro sessuale
Dichiarazioni forti quelle delle stripper che suscitano riflessioni importanti, si sono sentite vittime di oggettificazione, minacciate di porno vendetta oltre che violate nella privacy dai filmati raccolti segretamente. Colte nella complessità di un rapporto di interscambio umano tra la donna e l’uomo, spesso molto più umano di quanto certe visioni integraliste dei diritti considerino altre donne.
Scioccate della decisione del Comune l’altra fazione, hanno considerato le testimonianze positive delle spogliarelliste come opera metodica di lavoro mentale che certi club adoperano sulle donne.
Gli strip club-dice una delle promotrici- contribuiscono a una cultura nella quale gli uomini ritengono di avere diritti sui corpi delle donne
La battaglia ha preso poi margini più ampi nel dibattito pubblico, coinvolgendo addirittura studentesse universitarie del posto e docenti, condannando il gesto delle riprese private non autorizzate. Una di queste, Rosa Vince, un’accademica, dichiara:
In quanto femministe dobbiamo preoccuparci del consenso al contatto sessuale: e questo implica anche credere alle donna quando dicono che il consenso esiste
Una vicenda, seppur in una lontana cittadina inglese, i cui cerchi dello stagno si amplificano. Il megafono di Celia Lester diviene il mezzo per urlare il diritto di essere donna e padrona del proprio corpo. Difendere la propria sessualità e il proprio corpo, anche quando c’è da confrontarsi con altre donne. Il femminismo è cosa buona ma ogni movimento diventa deprecabile nei suoi estremismi.
Claudio Palumbo
Io sto con la spogliarellista.
Spesso le femministe per malinteso orgoglio di genere sono le peggiori nemiche di altre donne fra cui spogliarelliste e prostitute.