Il sequestro di una petroliera britannica da parte dei Pasdaran iraniani, i guardiani della rivoluzione, fa aumentare le tensioni nella regione dello stretto di Hormuz.
La Stena Impero, la petroliera britannica sequestrata dagli iraniani nello Stretto di Hormuz, con motivazioni ancora da definire con chiarezza, è la seconda petroliera ad essere fermata dalle autorità iraniane. Un’altra nave fermata e poi rilasciata poche ore dopo è stata la MV Mesdar. L’azione sembra una ritorsione al sequestro a Gibilterra da parte della marina reale britannica di una petroliera legata all’Iran e diretta in Siria. In violazione delle sanzioni Ue, sequestro esteso per 30 giorni.
La tensione nello stretto di Hormuz, già incandescente visti gli scontri tra Teheran e Washington, continua a crescere tirando nel vortice anche Parigi e Londra.
La questione sulla petroliera Stena Impero fa scattare le prime serie ipotesi militari. Con gli Stati Uniti che schierano militari in Arabia Saudita e Jet a difesa delle navi mercantili. La Gran Bretagna che invia navi militari nello stretto di Hormuz e la Francia che sostiene gli alleati.
La Gran Bretagna a seguito del fatto ha messo in guardia le sue navi dall’avvicinarsi allo stretto di Hormuz. L’avvertimento è significativo vista l’importanza strategica di quel passaggio.
Lo stretto rappresenta il più importante passaggio per i flussi petroliferi mondiali. Un passaggio mai chiuso neppure durante la rivoluzione islamica o durante le guerre in Iraq. Diviso fra l’Iran gli Emirati Arabi e il sultanato dell’Oman con rigidi percorsi prestabiliti. È l’unico passaggio dal Golfo Persico in cui affacciano gli stati del Qatar, Bahrein, Kuwait, Iraq e Arabia Saudita. Facilmente intuibile quindi l’importanza dello stretto per il trasporto petrolifero.
Per questo le minacce della Repubblica Iraniana di chiudere lo stretto e le azioni di disturbo creano enormi conseguenze. Azioni che si aggiungono alla tensione fra gli USA e l’Iran sulla questione nucleare. Tuttavia sembra improbabile, in quanto un’azione simile provocherebbe gravissimi danni anche all’economia iraniana che sul commercio marittimo basa la maggioranza delle sue entrate.
Leandro Grasso