Don Leicht, pioniere della street art, ci accompagna con le sue opere ispirate al videogioco Space Invaders in una riflessione sulle invasioni artistiche urbane.
È di recente scomparso Don Leicht, leggendario precursore della street art formatosi nell’ambiente del Bronx degli anni ’70. Don Leicht viene dal Bronx, da New York. La città per eccellenza è il contesto perfetto per far esplodere una miscela composta da graffitismo, illegalità, talenti inediti e spazi pubblici abbandonati. Ecco gli ingredienti dell’esplosione che ha generato negli anni ‘70 il movimento dell’arte urbana.
Leicht questa esplosione l’ha attraversata in pieno. Incessantemente attivo in una dimensione brulicante e contraddittoria come quella newyorkese, ha cercato con le sue opere di cantarne sfide, sconfitte e speranze.
Nel farlo ha collaborato con molti artisti, in particolare writer newyorkesi incontrati nella famosissima galleria d’arte Fashion Moda, lo spazio artistico fondato nel 1978 da Stefan Eins nel South Bronx e su cui gravitarono nomi come quello di Keith Haring, Jenny Holzer e Jean-Michel Basquiat. Ed è proprio negli scenari di questa fucina urbana di talenti che stringe il sodalizio più importante della sua carriera, quello con John Fekner.
La collaborazione tra i due talenti si rivela inossidabile e vantaggiosa per entrambi. Ognuno enfatizza le caratteristiche e le potenzialità dell’altro creando un effetto di bilanciamento creativo che ha dato vita a moltissime opere e installazioni sia in città che spazi espositivi.
Approcci e materiali completamente diversi che però si compenetrano diventando cassa di risonanza per un messaggio. Il dito è puntato sulle condizioni degradate delle comunità che abitavano il Bronx rivendicandone in primo luogo la ricostruzione degli spazi pubblici abbandonati. Niente di meno che i principi che muovono e motivano le opere degli street artist di oggi.
Space Invaders. Invasioni aliene sui muri delle città
Ma è negli anni ’80 che Don Leicht riceve la scossa. Ad elettrizzarlo è il fascino di Space Invaders, videogioco arcade ideato nel 1978 da Tomohiro Nishikado.
Il videogioco giapponese, uno dei primi della storia, vedeva il giocatore impegnato in una strenua battaglia per difendere la Terra da un attacco alieno che schierava una moltitudine di navicelle spaziali pronte a dare assedio all’umanità.
In poco tempo il gioco raggiunse enorme successo e le cabinet degli alieni virtuali iniziarono a dominare le città di Europa e Stati Uniti che si riempirono di sale giochi.
L’interesse di Leicht e Fekner li portò a creare sequenze di piccole creature intagliate in lastre di alluminio e smaltate con vernici automobilistiche accompagnate dalla seguente dichiarazione:
Your Space Has Been Invaded – Our Children are Fighting a Terrible War. Whole Families are being led to the Battlescreen
Lo spazio è stato invaso, i nostri bambini stanno combattendo una guerra terribile. Intere famiglie sono state condotte allo schermo di battaglia! Queste parole diventano manifesto ideologico di un progetto che riflette sull’invasione intesa come controllo mediatico sia dell’individuo che dello spazio pubblico.
In una sorta di grande fratello di orwelliana memoria viviamo un annichilimento della personalità individuale e della libera espressione. Siamo metaforicamente sotto osservazione di “invasori” che ci dichiarano guerra con l’intenzione di prendere il controllo delle nostre menti e delle nostre vite. Gli space invaders ricordano i meccanismi contaminati del sistema contro cui si infiammano, ieri e oggi, le battaglie ideologiche degli artisti urbani.
Street art: una realtà ancora sgradita?
Sempre ruotando intorno al concetto di invasione è possibile un’altra lettura. Alla notizia della scomparsa dell’artista, pochi giorni fa, esclusivamente il mondo dell’arte urbana ha pubblicato tributi e commemorazioni. Al contrario, l’ambiente artistico internazionale lo ha quasi del tutto ignorato. Queste incomprensibili omissioni nei confronti di uno dei pionieri della street art mostrano quanto sia ancora lunga la strada da percorrere affinché il sistema dell’arte giunga a un’accettazione dell’arte urbana. La street art è una realtà contemporanea che non solo vive e si sviluppa incessantemente, ma che più che mai ci circonda e avvolge.
Ignorare e minimizzare l’influenza degli street artist è un po’ come ignorare la valanga di navicelle aliene che ci vengono incontro su Space Invaders… impossibile.
Chi sono gli street invaders oggi?
Gli invaders spaziali, anzi urbani, non sono forse gli artisti che invadono di bellezza i muri delle città portando un nuovo modo di concepire lo spazio?
Proprio come le navicelle aliene che si riproducono dopo essere state abbattute, anche la street art si rigenererà dopo la cancellazione perché a rinnovarsi sono gli ambienti urbani che la ispirano ed alimentano.
Emblematico infine il caso di “Invaders”. Un’artista francese dalla fine degli anni ’90 invade i muri delle città con piccole piastrelle colorate disposte a mosaico per comporre le sagome dei personaggi del videogioco. Il progetto ha lo scopo di liberare l’arte dai limiti istituzionali e di materializzare i videogiochi nello spazio quotidiano in quanto icone tecnologiche del nostro tempo.
In molti pensano che dietro lo pseudonimo di Space Invaders si nascondesse proprio Don Leicht. A prescindere dall’identità dell’artista, si tratta certamente di un’operazione di invasione estetica senza precedenti.
Serena Oliveri