Dalia Ismail
Collaboratrice freelance palestinese italiana. Sta terminando gli studi in Sicurezza Internazionale. Oltre a scrivere per Ultima Voce, ha pubblicato articoli per numerose testate nazionali
L’Iran persegue una strategia geopolitica volta ad affermare la sua influenza regionale e a salvaguardare i propri interessi nazionali. Questa strategia si basa su un’attenta combinazione di alleanze strategiche, azioni calibrate e una decisa inclinazione ad evitare scontri diretti. Un elemento chiave di questa strategia geopolitica dell’Iran è l’Asse della Resistenza, un’alleanza informale che riunisce gruppi e Stati che condividono gli interessi dell’Iran e che rappresenta la capacità dell’Iran di direzionare le dinamiche regionali in linea con i propri obiettivi.
Per comprendere appieno la politica dell’Iran e il suo coinvolgimento regionale e nella questione palestinese, è essenziale analizzare il contesto.
L’Iran mira a contrastare l’influenza degli Stati Uniti e di Israele nel Medio Oriente e a consolidare la propria egemonia nella regione. L’Asse della Resistenza, sotto la guida e la creazione dell’Iran, costituisce un’alleanza tra nazioni e gruppi politici che si pongono in opposizione agli interessi degli Stati Uniti e di Israele nella regione, con un’attenzione centrale sulla questione della liberazione della Palestina. Il paese ha influenzato estremamente la politica in Iraq, Yemen, Siria e Libano.
Un dossier pubblicato da Al Jazeera Arabic dal titolo “L’Asse della Resistenza e la Tempesta Al-Aqsa”, che esamina approfonditamente l’Asse della Resistenza, il suo operato nella regione e il suo ruolo nell’ operazione “Tempesta Al-Aqsa” del 7 ottobre, scrive che l’Iran ha un approccio prudente, operando con cautela per aumentare la sua influenza senza ricorrere a conflitti aperti, pericolosi per il paese. Secondo Al Jazeera, l’obiettivo finale dell’Iran è quello di affermarsi e ottenere riconoscimento internazionale, utilizzando la negoziazione e la difesa dei propri interessi come strumenti principali.
La strategia geopolitica dell’Iran
Il contrattacco diretto dell’Iran contro Israele, compiuto nella notte tra il 13 e il 14 aprile, ha rappresentato una significativa svolta rispetto al consueto andamento degli eventi. Questo attacco, inaspettato nonostante gli altissimi livelli di tensione tra Iran e Israele, sottolinea un’evoluzione della strategia iraniana nella regione.
L’Iran ha tradizionalmente sostenuto gruppi in diversi paesi, formando l’ormai noto “Asse della Resistenza”, alleanza tra vari attori politici e nazioni che si oppongono agli interessi statunitensi ed israeliani in Medio Oriente.
La repubblica islamica si impegna attivamente a evitare qualsiasi suo coinvolgimento in guerre convenzionali. Al contrario, si focalizza sulla costruzione e sul rafforzamento delle sue risorse militari al fine di dissuadere potenziali avversari dal dichiararle guerra e proteggere gli interessi nazionali.
Questa strategia punta a ridurre al minimo i costi e le perdite che ci sarebbero in una guerra diretta e, di conseguenza, cerca di raggiungere gli obiettivi strategici attraverso alternative al di fuori dei propri confini territoriali, come si verifica, ad esempio, in Siria e in Iraq. In tal modo, l’Iran si presenta come un attore forte con cui negoziare sulla scena internazionale, in grado di far valere la propria influenza e, se necessario, di rispondere con fermezza a minacce percepite.
L’Iran aspira ad essere una potenza regionale forte che rappresenti il centro economico, scientifico e tecnologico principale nel sud-ovest dell’Asia, incluso il suo vicinato regionale in Asia centrale e nel Caucaso.
“La combinazione di razionalità e un pizzico di ribellione contro l’ordine internazionale è un gioco che gli iraniani padroneggiano. Hanno un vestito per ogni occasione e un’affermazione per ogni contesto. E la cosa più pericolosa nell’accumulare una forza deterrente è che la sua minaccia ti spinge a temerla per paura di perdere”, si legge sul dossier di Al Jazeera.
Cos’è l’Asse della Resistenza?
L'”Asse della Resistenza” è una rete complessa di varie forze presenti in tutta la regione, con diversi gradi di supporto da parte dell’Iran.
Si ritiene che il termine “Asse della Resistenza” sia emerso in risposta all’uso del termine “asse del male” da parte del presidente George W. Bush, che definiva così Iran, Iraq e Corea del Nord. Ci sono opinioni contrastanti su chi abbia coniato per primo il termine, ma è comunemente utilizzato dai politici iraniani.
L'”Asse della Resistenza” rappresenta un’associazione informale che coinvolge una vasta gamma di gruppi e governi, sia sunniti che sciiti, in diversi paesi, tra cui Yemen, Siria, Libano, Palestina e Iraq. Le relazioni all’interno di questo asse variano notevolmente, con differenti livelli di vicinanza tra i suoi membri e l’Iran, il paese leader.
Il regime iraniano ha promosso questa rete sulla base di un senso di resistenza condiviso contro le potenze occidentali e Israele.
Ogni gruppo membro dell’asse ha una relazione diversa con Teheran e i gruppi tra loro sono più o meno concordi su determinate questioni. Ad esempio, in Palestina, Hamas e Jihad islamico, entrambi membri dell’alleanza, sono gruppi spesso rivali nella Striscia di Gaza.
Non sempre i membri dell’Asse della Resistenza hanno le stesse visioni politiche dell’Iran. Ad esempio, in Siria, l’Iran appoggia il regime di Bashar Al-Assad, mentre Hamas, al contrario, ha sostenuto la causa rivoluzionaria. Definire, dunque, i gruppi dell’alleanza come “proxy” dell’Iran non è corretto.
Nonostante le loro differenze, i loro interessi spesso convergono, come nel contrastare il genocidio a Gaza perpetrato da Israele in questi mesi. Hezbollah nel sud del Libano, il movimento Ansarallah (Houthi) nello Yemen, Kataib Hezbollah in Iraq e il regime siriano di Bashar Al-Assad sono alcuni dei membri dell’Asse della Resistenza.
L’Iran non vuole un conflitto con Israele
In un articolo pubblicato in ebraico su Local Call e poi tradotto in inglese su +972 Magazine, Lior Sternfeld, docente di storia iraniana, dice che l’Iran ha adottato un approccio moderato nonostante la retorica bellicosa di Israele e le sue azioni provocatorie. Egli sostiene che l’Iran abbia cercato di evitare un’escalation regionale, conducendo azioni mirate e misurate.
“Se l’Iran avesse avuto interesse ad infiammare la regione, avrebbe coordinato l’attacco anche dal Libano, anziché avvisare il mondo dell’attacco con i droni ore prima del loro arrivo”, ritiene l’autore.
Come è noto, gli Stati Uniti non sono interessati ad una guerra con l’Iran, in quanto hanno dichiarato di voler disinvestire dal Medio Oriente per concentrarsi sulla battaglia contro la Cina. Tuttavia, Israele sta cercando di coinvolgere con ogni mezzo il proprio fedele alleato in una guerra regionale allargata.
A dimostrazione di ciò, nonostante per il presidente americano Joe Biden Rafah sia una “linea rossa”, in questi giorni ha ceduto al ricatto di Netanyahu, autorizzandogli di invadere la città palestinese in cambio della rinuncia ad un attacco contro l’Iran.