A Goro, in provincia di Ferrara un gruppo di 12 profughe nigeriane non sono state accolte dagli abitanti del paese che hanno innalzato delle vere e proprie barricate per respingere lo straniero.
Ha dell’incredibile o forse no, che è ancor peggio, il caso di Goro, un piccolo paese in provincia di Ferrara che lunedì notte ha visto mobilitarsi ben 300 cittadini per chiudere gli accessi al paese allo straniero. Il motivo? Non permettere ad un gruppo di profughe di essere accolte nell’ostello del paese che avrebbe dovuto ospitarle.
I cittadini hanno messo in piedi una protesta vigorosa che li ha portati ad innalzare delle barricate e a chiudere gli accessi del paese al pullman che accompagnava 12 donne nigeriane, di cui una incinta. Le donne dovevano essere accolte nell’unico ostello del paese, messo interamente a disposizione dal Prefetto nell’ambito del piano di accoglienza nazionale per i profughi.
I cittadini però al grido: “Non vi vogliamo”, non hanno permesso al mezzo di accedere al paese nonostante i tentativi delle forze dell’ordine e delle autorità, le quali si sono arrese con un: “bisognava mantenere l’ordine pubblico”.
Al di là delle condanne espresse dal mondo della politica e dell’indignazione generale, la situazione si è conclusa con la grave constatazione che un principio base dell’essere umano è venuto meno. Voltare le spalle al prossimo, negargli l’ospitalità.
Le donne sono state ospitate in altri paesi della provincia ferrarese e gli abitanti di Goro hanno vinto la loro battaglia e ristabilito la situazione con un terrificante: “non passa lo straniero”, in un paese che manco a farlo apposta nasce sulle rive del Po.
Riflettiamo: noi profughi degli altri, gli altri profughi di loro stessi. L’emergenza accoglienza profughi merita di essere analizzata con cognizione di causa. La massiccia migrazione di donne, uomini e bambini provenienti da terre martoriate da guerre, fame, carestie è un’emergenza quanto mai attuale e richiede un intervento mirato e la collaborazione dei paesi europei ed extraeuropei. La questione che mi sento di affrontare è un’altra, ben più semplice, ma forse non lo è, anzi.
Nel 2016, un gruppo di italiani, cittadini di un paese italiano come tanti, si sente in cuor suo di mobilitarsi per una causa che secondo loro è giusta: difendere il proprio territorio, il proprio spazio, la propria cultura da un qualcosa che secondo loro può intaccare tutto ciò: lo straniero.
Uno straniero, un uomo o una donna che viene da un paese, da un proprio spazio, da una propria cultura ma che ha avuto la sfortuna di vedersela intaccata e tolta da un altro uomo, un suo pari e che si è visto costretto/a a fuggire, ad abbandonare la certezza per l’incertezza, con l’unica speranza di poter sopravvivere e non mettere fine alla sua vita.
Questo uomo o questa donna con il solo bagaglio della speranza, attraversa mille vicissitudini, soffre il freddo, la fame, la mancanza d’affetto, la lontananza della sua famiglia se pur gli/le è rimasta, la solitudine e quando riesce a trovare un pezzo di terra che gli fa sospirare di essere almeno al sicuro, un uomo gli nega l’ospitalità.
Come deve sentirsi quell’uomo o quella donna di fronte ad un gesto simile? Cosa può pensare in quel momento? Non esiste una soluzione, la morte (non parlo solo di quella fisica ma anche di quella dell’anima, che ci rende aridi, acerbi, non più umani) è l’unica possibile. Sì, perchè se la malvagità umana nega il diritto alla vita lo fa anche e soprattutto partendo dalla negazione dell’empatia, dell’accoglienza dell’altro.
Mi chiedo: chi non può dirsi straniero in questo mondo? Ognuno è straniero dell’altro. Cosa significa essere straniero? Ma soprattutto perchè lo straniero porta con sè un’accezione negativa?
Il termine straniero deriva da “extraeneus”, che significa “esterno”, ossia qualcosa che è al di fuori, che non si conosce e che quindi non appartiene a noi. E’ qualcosa che incute timore perchè non si conosce.
Tutto si conclude qui, non esiste altro significato che può far pensare che lo straniero sia una minaccia. E’ la percezione che l’uomo ha dello “straniero” a renderlo una minaccia. Ogni possibile dissertazione sul significato negativo del termine straniero non giustifica la vicenda.
Un gruppo di cittadini, in terra italiana, terra di migrazioni, invasioni, popoli e culture che nella notte dei tempi si sono fuse, mischiate e hanno generato un’identità italiana, si è scordato che anch’esso è un gruppo di stranieri.
Quegli “stranieri italiani” che nella malaugurata sorte subiscano le stesse vicissitudini che hanno portato quelle donne nigeriane ad arrivare alle porte del loro paese, possano sperimentare anche loro le stessa chiusura mentale e fisica e possano capire che in fondo ognuno di noi è straniero dell’altro.
Si è stranieri nella propria terra, quando si nega la mano che deve dare aiuto al prossimo. Non perchè ce lo dice la Bibbia, non perchè vogliamo pulirci la coscienza e per un milione di altre ragioni ma perchè siamo esseri umani, animali sociali, se vogliamo trovare una spiegazione antropologica. Si è stranieri, nell’accezione negativa del termine, quando viene meno la vicinanza, il senso di appartenenza ad un genere, che è quello umano, che ahimè presto o tardi, si sta rivelando non essere più tale.
Laura Maiellaro