Strandagaldur è uno dei pochissimi musei dedicati alla stregoneria, ma perchè proprio in Islanda? Facciamo un piccolo passo indietro per capire il perchè.
Strandagaldur, il passato
L’Islanda ha un passato ricco di vicende legate alla magia e alla stregoneria, come del resto la maggior parte dei popoli antichi. Ma per capire meglio il percorso che la cultura islandese ha fatto per arrivare fino allo Strandagaldur è necessario analizzare alcuni passaggi fondamentali. Tutto parte essenzialmente dalla storia della religione praticata in questo luogo. L’Islanda ha vissuto tre grandi ere religiose, quella Pagana, quella Cattolica e quella Protestante.
Gli islandesi iniziarono a praticare la religione Pagana grazie ai popoli germanici che dalla Scandinavia portarono con loro rituali pagani e antichissime pratiche politeiste. Il culto principalmente praticato si fondava sulla tradizione di Odino, Thor e Freya. Ma mentre l’anno 1000 pian piano si avvicinava gli islandesi cominciarono ad abbracciare il cristianesimo. Prima dell’anno 1000, è curioso sottolineare come gli abitanti, sia di religione pagana che non, fossero molto tolleranti l’uno con l’altro.
Arrivo del cristianesimo
Dopo l’anno 1000 gli islandesi accettarono la religione cristiana come ufficiale ma non erano ancora pronti per “estirpare” in maniera radicale i culti del passato. Per cui, nel privato, i rituali pagani e magici continuarono ad essere praticati per anni, indisturbati. Tutto continuò fino al 1118 periodo nel quale le due religioni furono mischiate in maniera pacifica, dopodichè i cristiani cominciarono a fare la guerra ai pagani. Si andò avanti con il cristinaesimo finchè nel 1517 non arrivò Martin Lutero e con lui il protestantesimo.
La magia in Islanda
Per la tradizione magica è difficile stabilire una data precisa, i rituali magici ed esoterici arrivano da tradizioni molto antiche. Tutte le pratiche magiche erano scritte in libri chiamati “magic books” o “black books” (libri magici o libri neri). L’esistenza fisica di un libro del genere aveva un potere enorme ed innato, soprattutto per le persone che lo possedevano. Questo fu uno dei motivi per cui i libri magici vennero distrutti nel periodo in cui cominciò ad affermarsi sempre di più il cristianesimo.
La maggior parte di coloro che praticavano la magia in Islanda erano uomini, al contrario di quello che avveniva nel resto dell’Europa. Furono loro che continuarono a scrivere e a portare avanti le tradizioni magiche. Raramente, di questo, si occupavano anche le donne che in segreto portarono avanti le tradizioni fino alla metà del XX secolo. Alcuni di questi libri sopravvissero grazie alla Biblioteca Nazionale d’Islanda ma sfortunatamente per uno che ne fu conservato altri cento ne furono distrutti.
Il museo Strandagaldur
Sulla costa occidentale dell’isola, più precisamente presso la cittadina di Holmavik, esiste uno dei pochi musei dedicati alla stregoneria. Più comunemente il museo è conosciuto come “Museo della Magia e della Stregoneria Islandese” il quale conserva la tradizioni occulte che venivano praticate intorno al XVII secolo. Il museo è stato aperto nel 2000 con l’intenzione di portare più turismo sull’isola. Sembrerà assurdo, ma ci sono riusciti.
All’interno del museo sono presenti delle riproduzioni di oggetti descritti all’interno di libri magici antichi. Per poter realizzare tutte le figure presenti all’interno del museo sono stati necessari anni di studio e di ricerca. Alcuni degli oggetti presenti all’interno del museo sono i Tilberi, una specie di “animali” simili a dei serpenti possedenti due teste che venivano utilizzati per rituali finalizzati a rubare il latte di capra dei vicini.
Una delle esposizioni più macabre è sicuramente il Nábrók, un paio di pantaloni costituiti da palle umana. Ai tempi in cui la magia veniva praticata questi pantaloni venivano confezionati con modalità (è intuibile) terrificanti. Questi, così dicono, avevano il potere di garantire ricchezza a tutti coloro che li portavano. In questo luogo saranno dunque i benvenuti tutti gli appassionati del macabro, della magia e dell’esoterismo.
Rebecca Romano