Un evento di beneficenza si è trasformato in una strage in Yemen. Migliaia di persone si sono recate nel quartiere di Bab al-Yemen della capitale Sanaa dopo aver saputo che alcuni commercianti locali avrebbero distribuito 5000 riyal yemeniti (circa 9 euro) a chi ne aveva bisogno. La calca formatasi ha ucciso per soffocamento o traumi fisici almeno 85 persone e ferite altre 322, di cui 13 gravi.
La strage in Yemen è avvenuta pochi giorni prima della festa musulmana che segna la fine del mese sacro del Ramadan, l’Eid al-Fitr. Durante questo periodo, le persone che possono permetterselo sono tenute a distribuire la “zakat”, una forma di beneficenza rivolta alle persone più bisognose.
Il fatto che si siano radunate così tante persone, le circostanze della situazione e la calca sono segno dell’attuale tasso di povertà che vige in Yemen.
Le responsabilità della strage in Yemen sono incerte
La calca che ha determinato la strage è avvenuta mercoledì 19 aprile all’esterno di una scuola nel pieno centro della capitale. Migliaia di persone si sono recate sul posto nella speranza di ottenere quei pochi euro che due commercianti avevano promesso ai bisognosi.
Le versioni dei testimoni sono contrastanti. Un testimone avrebbe affermato che le persone che si erano recate sul posto si spingevano e si arrampicavano una sull’altra, con la paura di non riuscire ad accaparrarsi l’elemosina. Alcuni sostengono che le forze Houthi avrebbero sparato in aria colpi di arma da fuoco per provare a controllare la folla, colpendo un cavo elettrico e provocando un’esplosione. Questo avrebbe fatto scoppiare il panico, uccidendo decine di persone. Altri sostengono che gli Houthi avrebbero aperto il fuoco in seguito all’inizio della calca per lasciare spazio al fine di soccorrere le persone in difficoltà. Non si è potuto perciò accertare le ragioni della ressa.
I funzionari del movimento ribelle hanno incolpato gli organizzatori dell’evento accusandoli di distribuire denaro casualmente senza alcun coordinamento con le autorità. Il Ministero degli Interni in capo agli Houthi ha poi dichiarato di aver arrestato i due commercianti e avviato un’indagine.
Il ministro dell’Informazione del governo yemenita riconosciuto internazionalmente, Moammer al-Eryani, ha affermato:
Coloro che hanno la responsabilità dell’incidente sono quelle persone che hanno saccheggiato il cibo dalle bocche degli affamati, hanno imposto restrizioni alle organizzazioni internazionali di soccorso, hanno impedito a commercianti e filantropi di distribuire elemosine ai bisognosi, hanno saccheggiato la zakat e hanno imposto tasse e imposte illegali.
Gli interessi dei ribelli Houthi
Rispondendo alle accuse di non essersi coordinati con le autorità Houthi, i due commercianti hanno affermato che i ribelli hanno cercato di vietare la distribuzione di denaro affinché fossero loro a gestirla. Questo allo scopo di ottenere la khums, una forma di tassa vigente nelle società sciite.
Poco dopo la disgrazia, l’Autorità generale per la zakat, appunto gestita dai ribelli Houti, ha annunciato che doneranno alle famiglie delle vittime un milione di riyal (circa 2mila euro), mentre i feriti, con lo scopo di coprire le spese mediche, ne riceveranno 200mila (circa 400 euro). Per molti, però, questa iniziativa sarebbe solo un modo di aggradare l’opinione pubblica.
Lo Yemen è il Paese più povero della penisola arabica, devastato da anni di guerra
Nel 2014 è scoppiata una guerra civile in Yemen, quando le forze ribelli degli Houthi, sostenuti dall’Iran, hanno rovesciato il Governo riconosciuto internazionalmente prendendo d’assalto la capitale Sanaa. Il conflitto ha iniziato ad espandersi in maniera tragica nel 2015, quando una coalizione militare filogovernativa, sostenuta dall’Arabia Saudita, è intervenuta nel tentativo di respingere i ribelli.
Gli scontri hanno ucciso fino ad ora oltre 150mila persone e distrutto l’economia dello Yemen, creando al contempo una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Secondo le Nazioni Unite più di 21 milioni di yemeniti, ossia circa due terzi dell’intera popolazione del Paese, hanno estremo bisogno di assistenza umanitaria e decine di migliaia vivono in condizioni di carestia.
Spiragli di miglioramento
In seguito alla ripresa delle relazioni diplomatiche tra Iran e Arabia Saudita, una delegazione diplomatica saudita si è recata nella capitale yemenita per sostenere colloqui con i ribelli Houthi. Tali colloqui sarebbero volti a stabilire un cessate il fuoco permanente.
Houthi Mohammed Abdulsalam, capo negoziatore Houthi, ha dichiarato che i colloqui sarebbero stati “seri e positivi”. A prova di ciò, recentemente c’è stato uno scambio di circa 900 prigionieri tra le due parti, evento che fa sperare in una risoluzione del conflitto.
Gli aiuti internazionali
Le Nazioni Unite, attraverso il suo Programma alimentare mondiale, sfamano circa 13 milioni di persone nello Yemen. Le carenze di fondi, però, hanno ridotto consistentemente le attività volte ad alleviare la crisi umanitaria. All’inizio del 2023, infatti, le Nazioni Unite hanno dichiarato di essere riuscite a raccogliere solo 1,2 miliardi di dollari, a fronte di un obiettivo di 4,3.