La strage in Sicilia è dipesa più dal fattore climatico o da quello umano?

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Una tragedia, l’ennesima, che si poteva evitare.

Si conclude con 12 morti, la strage in Sicilia del fiume Milicia, alle porte di Casteldaccia, in provincia di Palermo. Lungo il corso di questo fiume, ben due famiglie sono state spazzate via dalla piena furiosa dell’acqua, oltre a due vittime in provincia di Agrigento.

Mentre si fa ancora la conta dei danni, un intera comunità piange per un nuovo disastro ambientale, che si aggiunge ai tanti che in questi giorni stanno flagellando l’intera penisola.

Prima ancora di analizzare il fattore “riscaldamento globale”, responsabile dei tanti cambiamenti climatici in atto nel mondo, è triste doversi soffermare sempre sulle medesime cause: l’uomo, l’avidità e il suo menefreghismo.

Com’è stato possibile trasformare, in pochi minuti, un giorno di festa in un giorno di morte?

Perché quella casa sul fiume Milicia, divenuta una trappola mortale, alla stregua delle centinaia di abitazioni sparse in Italia, non doveva essere lì.

Perché quell’immobile doveva essere abbattuto dieci anni fa, prima che il proprietario, impugnasse il provvedimento davanti al Tar e, in attesa delle carte bollate, decidesse di metterla in affitto.

E invece ci si trova ancora a parlare di tragedie che potevano essere evitate“, mentre si stima che siano decine le case abusive adiacenti al letto del fiume Milicia, in una zona che è stata già classificata; “a forte rischio idrogeologico”.

La vicenda di Casteldaccia ha richiamato l’attenzione non solo sull’abusivismo edilizio, ma anche sulla sua pericolosità. Nel 2015 i dati Istat presentavano una realtà fatta di condoni i quali, invece di affrontare il fenomeno dell’edilizia selvaggia, hanno di fatto limitato l’autonomia del potere legislativo e senza effetti di sorta.




La strage in Sicilia deve fare riflettere le autorità preposte a contrastare l’edilizia selvaggia e, in primis, il potere legislativo italiano, chiamato ad affrontare il problema perché condoni e interventi politici non hanno sortito effetti.

La situazione generale vede infatti un aumento generalizzato, già dal 2016, che va dal 47,3% al Sud, al 18,9% del Centro, fino al 6,7% del Nord.

Secondo il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, sono circa 7,5 milioni gli italiani che vivono in zone ad alto rischio; tutto questo accade in un territorio, per il 91% a rischio idrogeologico.

Il Premier Giuseppe Conte, in visita nei luoghi della strage in Sicilia, ha ribadito la necessità di intervenire d’urgenza, con un piano d’interventi mirato a controllare la stabilità delle aree a rischio idrogeologico e a salvaguardare l’incolumità delle persone.

“Abbiamo messo a disposizione del ministro dell’Ambiente un miliardo per pervenire a una sicurezza del territorio e quindi a una salvaguardia delle vite umane. E abbiamo messo a disposizione 59 milioni per l’autorità di bacino per regolare i flussi d’acqua”.

Ora che il governo si appresta a istituire un nuovo condono per Ischia, è necessario che lavori anche ad una legge definitiva contro il consumo del suolo: ovvero la conversione di superfici naturali o agricole in infrastrutture. Bisogna ovviare a ogni possibile vuoto legislativo che non è in grado di affrontare l’ecosistema e le sue dinamiche.

Infine è necessario garantire la sicurezza o, ridurre al minimo l’eventualità che un altro ragazzino di 15 anni muoia, mentre cerca invano di salvare la sorellina di un anno.

 

Fausto Bisantis

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