Strage di via D’Amelio: retorica, pussa via!
Sono ormai trascorsi molti anni dalla strage di via D’Amelio, l’attentato che uccise il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Quel maledetto 19 luglio del ‘92 è spesso rievocato facendo della becera retorica. La storia romanzata del pover’uomo morto ammazzato non basta a far giustizia, vieppiù se l’antimafia torna di moda solo una volta l’anno. Come gli alberi di Natale. La strage di via D’Amelio va ricordata sia come evento storico e sia come il plateale disastro a cui si arriva se si imbocca la facile strada dell’indifferenza da parte delle istituzioni e della società civile.
Ecco, è dall’educazione che occorre partire per edificare la cultura della ferma opposizione a tutte le forme di criminalità organizzata nella mente dei più. In un’intervista, Fiammetta Borsellino ha detto che preferisce parlare nelle scuole anziché partecipare a cerimonie di commemorazione di stampo politico. Come darle torto, non tira certo una buona aria di antimafia nella Palermo governata da Roberto Lagalla, il nuovo sindaco che ha ricevuto belle parole da Cuffaro e Dell’Utri.
La cultura dell’antimafia
In effetti, Fiammetta Borsellino ha ragione: la mera retorica è fine a se stessa. Perciò non temete, quest’articolo non è il solito spiegone su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Diciamo la verità, è pressoché inutile parlare di stragi di mafia senza prima parlare, per l’appunto, di mafia. Bene, che si parli di mafia allora. Epperò non è facile trovare dei punti da cui partire. Ed ecco infatti alcuni film che parlano di Cosa Nostra e dei trascorsi con lo Stato. Già, perché la mafia è anche, anzi, è SOPRATTUTTO, questo. Tre film più un bonus, in modo da avere più cognizione di causa sul tema mafia.
Tu vuò fà l’americano
Se cercate storie di mafia, non cercatele a Hollywood. Perlomeno, non se volete saperne di più sulla mafia italiana. I vari film di Pacino e De Niro sono più fedeli all’immaginario collettivo sulla mafia che alla realtà storica. Certo, la mafia americana ha una cultura diversa da quella italiana, ma resta il fatto che ci sono dinamiche inverosimili nelle storie di Hollywood. Attenzione a non sottovalutare il tema, anzi! Proprio per questo la mafia è disgraziata, perché è più subdola e meno fumettistica di come appare nei film. Chissà se anche Totò Riina aveva un gatto.
La mafia uccide solo d’estate
“La mafia uccide solo d’estate” è un ottimo punto di partenza per contestualizzare il fenomeno mafioso in Sicilia. Sì perché il film è prima di tutto la storia di un ragazzo nato e cresciuto a Palermo, con una particolarità: la mafia, in un modo o nell’altro, lo accompagna durante tutti i momenti chiave della sua vita. Sullo sfondo, ma fa comunque casino: bombe e spari non passano di certo inosservati. Forrest Gump incontrava i presidenti, il nostro protagonista incrocia i magistrati. In questa commedia drammatica, vediamo una Palermo che cova un profondo tabù nei confronti degli uomini d’onore. Inciuci e omertà fanno da complici ai delitti mafiosi, quasi presi sottogamba prima di certe vicende. Il film è del 2013 ed è anche su Netflix.
Il traditore
Da che mondo è mondo, le storie avvincenti smuovono le coscienze. Se cercate la storia di un mafioso, cercatela in Tommaso Buscetta. Gang-star per alcuni, infame per altri. Il primo grande pentito della mafia siciliana ha dato molto alla storia della lotta alla criminalità organizzata. “Il traditore” è un film uscito nel 2019 che racconta i momenti più importanti della vita del “boss dei due mondi”. Il regista è il grande Marco Bellocchio. Pierfrancesco Favino recita nei panni di Buscetta, fa quasi impressione la somiglianza con quello vero, sia di volto che di voce. Film consigliatissimo. Lo trovate su Disney +, ma anche gratis su Rai Play.
La trattativa
Arrivati a questo punto, dovreste sapere: 1) cos’è la mafia per i cittadini 2) chi sono i mafiosi. Purtroppo, nella nostra storia si inserisce anche un altro personaggio: lo Stato. Pare infatti che lo Stato trattò con la mafia, perché messo alle strette. Ecco, questa è la famosa trattativa Stato- mafia. Eppure, non se ne parla molto. Pensate che ancora oggi rimane un tabù. E infatti a Palermo i ragazzi dell’anonimo collettivo Off-Line Corp. hanno appiccicato finti volantini elettorali che ricordano la trattativa.
Comunque, è un fatto molto complesso, giacché frutto di indagini su indagini. Una mole impossibile da approcciare per i non-addetti ai lavori. Menomale che esiste “La trattativa“, un film che riassume il contenuto di questo caso giudiziario, squisitamente politico. La regia è di Sabina Guzzanti ( che tra l’altro ha anche scritto qui su Ultima Voce), il genere è documentaristico. La particolarità è che le vicende sono spesso ricostruite in modo comico, ma restando sempre fedeli agli atti. Questo film fa ciò che per anni non è stato fatto sulla trattativa Stato- mafia: informare.
Menzioni onorevoli
Qualche altro film che tratta di mafia, ma che prende il tema più alla larga. Ci starebbe ad esempio il film di Sorrentino su Giulio Andreotti, “Il Divo“. Il film ricostruisce con una certa libertà il misterioso gobbo dei palazzi del potere: definizione alquanto caricaturale, ma che rispecchia il mood dei personaggi che appaiono, Andreotti in primis. Per citare un altro cult italiano a tema mafia, “Non mè somiglia pé niènte“: ecco cosa avrà pensato Andreotti guardando l’anteprima dell’opera di Sorrentino. Pure “Il Divo” è su Netflix. Se non lui, allora chi?
C’è anche un film sul generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, “Cento giorni a Palermo”, disponibile gratis su Rai Play. Sì, è un film utile per conoscere la storia del generale assassinato nell’82, ma è molto romanzato nei toni, lo stesso Dalla Chiesa viene idealizzato, sia nei modi che nelle interazioni con gli altri personaggi. Dato che è stato citato, come non nominare anche il celebre “Johnny Stecchino“, film comico che vede Roberto Benigni recitare nei panni di sé e di se stesso. Uno sdoppiamento di personalità paragonabile forse solo a quello del Marcello Dell’Utri nazionale: bibliotecario di giorno, mafioso di notte.
Quella fantastica intervista targata Biagi
Riprendiamo Tommaso Buscetta. C’è un’intervista che gli fece l’ottimo Enzo Biagi nell’88. Prima di Capaci, prima di via D’Amelio e prima del processo Andreotti. Buscetta sviscera il pensiero mafioso e ci offre uno spaccato criminale a suo modo affascinante. Qui emergono spunti di riflessione molto interessanti, come il rapporto tra mafia e povertà. Per non parlare poi dell’autoanalisi che Buscetta fa, parlando di sé e dei suoi trascorsi con Cosa Nostra. Tuttavia, è comunque un Buscetta in parte imbavagliato che evade alcune domande. Resta ugualmente un’intervista preziosissima per la comprensione del fenomeno mafioso. Da guardare assolutamente, anche per apprezzare ancor di più l’incredibile somiglianza tra Buscetta e Pierfrancesco Favino.
Supplenza di servizio pubblico
Fate conto che il prof di educazione civica si sia assentato: questi film sono i supplenti delle ore sottratte alla legalità. Purtroppo, l’antimafia è un servizio pubblico che è stato ignorato per troppo a lungo. Spulciate sul web, cercate i libri giusti e leggete gli articoli seri. Vedrete che scoprirete tante cose che vi lasceranno molto sorpresi. Così, ne saprete qualcosa in più degli altri quando arriveranno quegli anniversari. Sì, proprio su di loro, quei signori a cui sono dedicate tante piazze. Quei signori che stanno anche sulla moneta da due euro. Quei signori che hanno dato la vita affinché noi sapessimo. Non dimentichiamocelo.
Matteo Petrillo