Il Mediterraneo, un mare di speranza che diventa troppo spesso un cimitero. Ancora una volta, una strage di migranti libici si è consumata nelle acque mediterranee, con decine di persone che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. Nella giornata di ieri, la Ocean Viking, nave umanitaria di Sos Méditerranée, ha soccorso 224 migranti, ma il bilancio è drammatico: almeno 60 persone sono disperse, inghiottite dalle onde dopo il naufragio del loro gommone partito da Zawiya, in Libia. La strage di migranti libici è stata raccontata dopo un viaggio disperato, di giorni alla deriva senza cibo né acqua, di bambini e donne tra le vittime. Un dolore straziante che riecheggia in un mare che ha già visto troppe tragedie.
La Ocean Viking è solo una delle tante navi umanitarie che solcano il Mediterraneo per salvare vite umane. Il loro operato è fondamentale, ma spesso ostacolato da politiche che criminalizzano la solidarietà. Non si può voltare le spalle a questa tragedia. È tempo di cambiare rotta, di mettere al centro la vita umana e di costruire un’Europa più accogliente e solidale.
Naufragio nel Mediterraneo, la strage di migranti libici: 60 persone disperse, 224 totali soccorse dalla Ocean Viking
La strage di migranti libici, avvenuta nella giornata di ieri, è l’ennesima tragedia consumatasi nel Mar Mediterraneo. Almeno 60 migranti sono stati inghiottiti dalle acque mentre tentavano di raggiungere l’Europa a bordo di un gommone partito da Zawiya, in Libia. Lo hanno raccontato i 25 sopravvissuti soccorsi dalla nave umanitaria Ocean Viking, noleggiata dall’ong Sos Méditerranée.
L’imbarcazione era partita l’8 marzo e, dopo tre giorni di navigazione, il motore si è rotto, lasciando i migranti alla deriva senza cibo né acqua. La Ocean Viking ha avvistato il gommone solo il 13 marzo, trovando i superstiti in condizioni fisiche e mentali precarie. Due persone non sono sopravvissute e sono state recuperate dalla Guardia Costiera Italiana. Secondo le testimonianze dei 25 sopravvissuti, i morti tra uomini, donne e bambini sarebbero almeno 60.
A bordo della Ocean Viking si trovano ora 224 migranti, tra cui 21 donne, 30 minori non accompagnati e 4 bambini sotto i 4 anni. La nave sta dirigendosi verso un porto sicuro, che l’ong spera sia più vicino di Ancona, designato come luogo di approdo dalle autorità italiane.
Il pericolo del Mediterraneo per le tratte migratorie
Il Mediterraneo centrale resta la rotta migratoria più pericolosa al mondo: nel 2023, secondo l’Oim, oltre 3.100 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. La strage di migranti libici di questa settimana riaccende i riflettori sulla necessità di un sistema di soccorso europeo più efficace e di canali di migrazione legali e sicuri.
La Ocean Viking è stata in prima linea nel soccorso dei migranti in mare dal 2016, salvando oltre 39.000 persone. Il suo operato, come quello di altre navi umanitarie, è però sotto attacco da parte di alcuni governi europei che accusano le ong di favorire l’immigrazione illegale. Dopo il salvataggio di ieri, l’ONG ha scritto su X che il “team è stato incaricato dalle autorità italiane di soccorrere un natante. In salvo 113 persone, tra cui 6 donne e 2 bambini”.
Oltre al salvataggio dei migranti libici, la ONG ha poi salvato altre 88 persone: la nave umanitaria ha dichiarato di aver avvistato “una pattuglia della guardia costiera libica”, che però si è tenuta a distanza.
Il simbolo della Ocean Viking
Il caso della Ocean Viking è emblematico: la nave è stata recentemente fermata dalle autorità italiane per due volte in base al decreto Piantedosi, che limita l’operato delle navi umanitarie. Il 14 marzo è attesa la sentenza del tribunale di Brindisi sul primo fermo amministrativo.
La strage di migranti libici di questa settimana è un monito a tutti: non possiamo continuare a voltarci dall’altra parte di fronte alle sofferenze di chi cerca un futuro migliore. Serve un’Europa più solidale e accogliente, che metta al centro la vita umana.
La tratta mediterranea dei flussi migratori ha prodotto negli ultimi anni milioni di morti, rendendo il mare tra l’Europa e l’Africa un cimitero a cielo aperto. La strage di migranti libici è l’ennesima situazione in cui la negligenza e l’omissione di soccorso dei due Stati in questione si riversano sulla pelle dei migranti. Nei migliori casi con il rimpatrio, in altri casi con la chiusura di uomini, donne e bambini nei centri per migranti; nel peggiore dei casi invece, queste persone incontrano la morte.
Lo scaricabarile delle istituzioni sul traffico illegale degli esseri umani, con detenzioni e punizioni per i trafficanti, è soltanto l’ennesima scusa per non occuparsi di un problema strutturale, che l’Italia ha sempre gestito – sin dal governo Berlusconi – con decreti d’emergenza e governativi.