Strage di Bologna: un caso avvolto nel mistero e sul quale non si è mai smesso di indagare. Nuove scoperte che gettano luce su una delle stragi più oscure della storia italiana.
Bombe, stragi, lotta armata, terrorismo rosso e terrorismo nero. Sono gli anni di Piombo. E proprio su uno dei suoi episodi si torna ad indagare: la strage di Bologna. Quel 2 agosto 1980 che costò la vita a 85 persone e ne ferì oltre 200. Sin da subito si seguì la pista neo fascista, in quel vasto mondo della lotta armata dell’estrema destra.
Fra I Nuclei Armati Rivoluzionari furono individuati due esecutori materiali: Valerio Fioravanti e la compagna Francesca Mambro. Nel 1995 arriva la sentenza finale che condanna i due brigatisti neri come “appartenenti alla banda armata che ha organizzato e realizzato l’attentato di Bologna“. Vengono condannati anche l’ex capo della P2 Licio Gelli, gli ufficiali Pietro Musemeci e Giuseppe Belmonte, e Francesco Pazienza. Quella di Bologna resta una strage ancora oggi avvolta nel mistero.
Nuovi elementi
Sulla strage di Bologna si torna a parlare ed indagare grazie a un fotogramma che compare in un filmato amatoriale Super 8 girato quella mattina da un turista tedesco. Nel filmato sono presenti momenti immediatamente precedenti e successivi alla strage. Il turista tedesco filmò l’arrivo del treno in stazione sul primo binario, alle ore 10.13, ben 12 minuti prima dello scoppio. Il filmato riprende poi le immagini di poco dopo l’esplosione. Il turista si dirige verso la sala d’aspetto dove vengono riprese una serie di persone, proprio nel momento in cui si inizia a scavare fra le macerie.
Da questo video i difensori dei familiari delle vittime nella strage di Bologna hanno estratto e depositato in Procura generale, fotogrammi ingranditi delle varie persone filmate. In uno di questi compare una persona con baffi, sopracciglia folte e capelli ricci e la cui immagine mostra una “spiccata somiglianza” seconda la Procura di Bologna con Paolo Bellini, ex militante di Avanguardia Nazionale, organizzazione neo fascista. Conosciuto col nome di Primula nera. Ed è proprio sulla base di questo documento che la procura generale ha chiesto la revoca del proscioglimento datato 1992 per Bellini, così da riaprire le indagine e procedere con un riconoscimento antropometrico.
A Paolo Bellino
è inizialmente attribuita una diretta partecipazione all’attentato. Nega però la sua presenza a Bologna ,indicata da due testimoni e fornisce un alibi che sin da subito desta sospetti. Viene poi prosciolto per mancanza di riscontri.
Paolo Bellino, esperto di opere d’arte, fuggito in Brasile, noto per molti anni come Roberto De Silva, nel 1999 viene arrestato e decide di collaborare con la magistratura, confessando una decina di omicidi, tra cui quello dell’esponente di Lotta Continua Alceste Campanile.
Viene poi alle luce, nell’ambito delle indagini sui rapporti fra pezzi dello Stato e Mafia, che Primula Nera ha intrattenuto una “trama di oscuri rapporti” con Sergio Picciafuoco. Picciafuoco, condannato in primo grado e poi assolto per la Strage, era presente a Bologna quel 2 agosto. Ferito dall’esplosione fornisce una falsa identità al personale sanitario del pronto soccorso.
Non solo i fotogrammi e gli atti del processo sulla trattativa Stato-Mafia, è emerso anche un altro elemento per cui la procura generale ha chiesto di indagare su Bellini. Da un’intercettazione ambientale del 1996 Carlo Maria Maggi, ex capo di Ordine Nuovo e condannato per la Strage di Brescia, parlando con un familiare si fa sfuggire di essere a conoscenza delle connessione fra la strage di Bologna e la banda Fioravanti. Maggi assicurò che alla strage partecipò anche un “aviere“, che portò la bomba. Ed infatti Bellini era conosciuto nell’ambiente per la sua passione per il volo tanto che conseguì il brevetto da pilota.
La sua posizione sarà discussa il 28 maggio in un’udienza. Il gip dovrà decidere se gli elementi portati dagli inquirenti sono sufficienti per procedere all’iscrizione di Bellini nel registro degli indagati per il reato di concorso in strage.
Le stragi di Brescia, Piazza Fontana, Italicus, Bologna pagine nere della storia italiana.
Francesca Peracchio