C’è una svolta importante nelle indagini sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980. Gli esecutori materiali (Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, e alcuni militanti del NAR, terrorismo neofascista) sarebbero stati finanziati da Licio Gelli, il capo della P2, con fondi rubati al Banco Ambrosiano. L’attentato portò alla morte di 85 persone e di 200 feriti.
Strage di Bologna: i soldi per gli esecutori partivano dalla P2
L’11 febbraio 2020 la procura generale di Bologna ha indicato Licio Gelli come uno dei 4 mandanti della strage di Bologna.
Gli altri tre mandanti identificati nella stessa occasione sono Mario Tedeschi (senatore del MSI e membro della P2), Umberto Ortolani (eminenza finanziaria della P2) e Federico Umberto D’Amato (membro della P2 e direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale). Parliamo di quattro persone ormai decedute da anni.
Lo scopo del processo, però, non è mandare in carcere qualcuno, ma rivelare la verità sul periodo più buio della storia repubblicana.
Per i PM, ci sono stati flussi di denaro da Licio Gelli e da Umberto Ortolani di milioni di dollari, destinati agli esecutori materiali e agli altri due mandanti, D’Amato e Tedeschi. I due si erano occupati della gestione mediatica dell’attentato.
Ortolani, ai tempi, fuggì in Brasile da latitante e, per i PM, sarebbe la mente accanto a Gelli dell’attentato alla stazione di Bologna. Nonostante i due mandati di cattura internazionale, fu sempre protetto dal Brasile in quanto cittadino brasiliano. Fu condannato, assieme a Licio Gelli, a 12 anni di carcere per il crack del Banco Ambrosiano – da cui, probabilmente, provenivano i soldi per gli esecutori dell’attentato.
Licio Gelli disse, della strage di Bologna:
Fu un incidente… In quegli anni l’esplosivo si trovava ovunque, arrivava dalla Cecoslovacchia, lo si trovava anche nei supermercati. Chi lo trasportava si fermò a Bologna, da lì doveva sicuramente prendere un altro treno. Era avvolto nella carta… poi qualcuno ha lanciato un mozzicone… Io lo facevo sempre quando fumavo.
Il ruolo della loggia P2 nell’attentato
La loggia massonica P2 ebbe un ruolo fondamentale nella strategia della tensione. L’obiettivo dell’attentato era un accentramento del potere nelle mani delle persone coinvolte nella loggia. Si sospettava una strategia, in particolar modo, in funzione anticomunista. C’era inoltre il sospetto coinvolgimento di Giulio Andreotti.
Molti hanno chiesto – e non ci è stato possibile dar loro nessuna risposta perché non ne avevamo –, come dovremmo comportarci se un mattino, al risveglio, trovassimo i clerico-comunisti che si fossero impadroniti del potere: se chiuderci dentro una passiva acquiescenza oppure assumere determinate posizioni ed in base a quali piani di emergenza. (da uno scritto di Licio Gelli per la loggia P2).
Gli esecutori materiali, oltre a Paolo Bellini, erano membri del NAR, Nuclei Armati Rivoluzionari, movimento neofascista che aveva come obiettivo la lotta armata contro lo Stato italiano. Ci riferiamo a Luigi Ciavardini, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Gilberto Cavallini.
A differenza delle loro altre azioni sovversive, però, in questo caso non lavorarono per motivi ideologici, ma per denaro. Un attentato su commissione, quasi.
Di fatto, la P2, di cui Licio Gelli era il Maestro Venerabile, più volte sviò le indagini sulla strage di Bologna.
Per questo motivo, Licio Gelli fu accusato di associazione sovversiva e calunnia con finalità di depistaggio e poi condannato nel 1995 a 10 anni di carcere per calunnia aggravata al fine di assicurare l’impunità agli autori della strage.
Questo fino al 2020.
Si può sperare nella giustizia?
Per Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, si sarebbe potuto giungere a queste conclusioni già anni fa:
Il problema è che sono passati 40 anni, forse se ne potevano risparmiare 10-15 […] Ora speriamo che si possa mettere le mani sui mandanti fino in fondo.
L’avvocato che rappresenta le famiglie delle vittime, Andrea Speranzoni, ha commentato:
L’ipotizzato concorso in strage di Gelli, Ortolani, D’Amato e Tedeschi è una novità assoluta che ci fa ritenere che questo processo possa cambiare la storia di questo Paese.
Giulia Terralavoro