Di Maurizio Martucci
A 36 anni dal più efferato attentato terroristico della storia della Repubblica, le parole del Presidente Sergio Mattarella sono sfilate a Bologna tra labari, dolore e striscioni, nell’ennesima (triste) giornata del ricordo: “Permangono domande senza risposta”, ha scritto dal Quirinale chiedendo sforzi “per raggiungere quella verità, premessa di giustizia”.
Forse non solo ai più avvezzi coi dispositivi del tribunale bolognese, le frasi della più alta carica dello Stato (che in tema di sangue, proprio in quel 1980 pagò un tributo in famiglia con la vita del fratello maggiore Piersanti) non sono risultate in contrasto con una sentenza passata in giudicato (egro: caso giudiziario chiuso!) che vuole i tre neofascisti dei NAR Fioravanti, Mambro e Ciavardini (all’epoca, quest’ultimo minorenne!) come autori materiali del botto alla stazione in quell’infernale 2 Agosto. A me, francamente, il coraggio dialettico di Mattarella non ha sorpreso, perché questa torbida storia (85 morti, duecento feriti) porta ancora le stigmate e i segni di una verità nascosta dal semprevivo e vegeto Segreto di Stato. Quel muro di gomma contro cui, anche gli stessi magistrati, sono spesso andati a sbattere. Uscendo, a volte, persino fuori strada. E di brutto…
In due miei diversi articoli, ho raccolto ieri dal coautore del discusso libro ‘I segreti di Bologna’ (Chiarelettere) Valerio Cutonilli l’inquietante (e sottaciuto) scenario internazionale in cui la strage sarebbe incastrata, documentando con la disamina di atti riservati, retroscena e documenti desecretati quanto servizi segreti di Stato e massime autorità di Polizia fossero invero allertate dall’imminente esecuzione di un’eclatante azione terroristica annunciata da un’ala estremistica palestinese, contrariata dal ‘nostro’ mancato rispetto del cosiddetto (ufficialmente mai esistito) Lodo Moro (col leader democristiano poi ucciso dalle BR, il nostro paese avrebbe garantito ai gruppi arabi il transito di armi ed esplosivi, ricevendo in cambio un’astinenza di attentati, invero sferrati nel resto d’Europa). E sempre ieri, s’è aggiunto poi il commento del noto giudice (in pensione, condusse anche l’inchiesta su Ustica) Rosario Priore (l’altro coautore dell’ultimo libro shock), per il quale la strage di Bologna (oltre ad non essere voluta proprio lì, “io non credo ad un atto doloso per colpire deliberatamente Bologna”) non avrebbe avuto il capoluogo emiliano come vero obiettivo, verosimilmente da ricercare nel carcere di Trani, dov’era detenuto un militante filopalestinese di spicco (di cui alla ritorsione contro l’Italia per l’infrazione del Lodo Moro).
Della cosa, visionati i carteggi delle varie commissioni d’inchiesta, ne aveva per altro già scritto l’ex parlamentare Enzo Raisi nel libro ‘Bomba o non bomba’ (Minerva) trovando sponda nelle precedenti pagine d’inchiesta ‘Storia Nera’ (Cairo) del giornalista Andrea Colombo (ex dirigente di Potere Operaio e portavoce in Senato di Rifondazione Comunista) che da attento osservatore del processo contro gli ergastolani neofascisti, già una decina d’anni fa ne riconosceva senza indugi l’innocenza, pur provenendo da una formazione giovanile di sinistra extraparlamentare (un po’ come ribadì Giampiero Mughini, ex Lotta Continua, in un’accorata lettera a Dagospia in cui – non proprio provocatoriamente – annunciava i coniugi Mambro-Fioravanti come commensali).
Ma allora (certo, in uno Stato di diritto, le sentenze le emettono i tribunali!): perché così tanta paura per la verità su Bologna? Cosa nasconde di così scomodo quell’esplosione agostana nella sala d’attesa, coi treni in partenza per le vacanze? Lucia Annunziata, da navigata giornalista (evidentemente ben addentrata nei risvolti di attuali politiche ‘parallele’ internazionali), in questi giorni s’è spinta persino a tirare in ballo l’ipotesi di un ‘Lodo Moro bis coi terroristi islamici’, per spiegarsi il motivo per cui l’Italia resta immune dagli attacchi che (ancora una volta, come e più dell’80!) insanguinano il cuore di mezza Europa, dalla Francia al Belgio, passando per Spagna e Inghilterra.
Per chiudere, allora, ritorno al deciso messaggio del Colle, mi ricollego all’incipit: Illustre Presidente Mattarella, se si vuole davvero la verità sulla strage di Bologna, magari per capire cosa sia successo Ieri nell’ottica di un Oggi-Domani più pubblicamente chiaro, faccia sentire tutto il suo autorevole peso all’esecutivo, nel pieno dei poteri Costituzionali conferitegli, incoraggiando il Governo Renzi a togliere di mezzo lo strumentale Segreto di Stato sulla più buia notte della Repubblica. Nel rispetto del martirio di 85 innocenti vite (e di quelle migliaia che da tre decenni, un lustro e un anno sfilano puntualmente per le assolate strade bolognesi). E nel nome della verità. Ma quella vera (e non di facciata)!