La storia di Rossella Casini: la fiorentina che sfidò la ‘Ndrangheta

Rossella Casini

Rossella Casini non proveniva dalla Calabria, ma si era innamorata di un uomo originario di quella regione. Prima di molti altri, aveva compreso che l’unico modo per contrastare la ‘ndrangheta fosse parlare, cercando all’interno dello Stato individui su cui fare affidamento per interrompere il ciclo di violenza e morte. Le sue tracce finali risalgono al 22 febbraio 1981, quando fu assassinata dalla ‘ndrangheta durante la cruenta faida tra le fazioni ‘ndrine Gallico e Parrello-Condello, meglio conosciuta come la faida di Palmi.


Rossella Casini, nasce a  Firenze il 1956. La sua potrebbe essere una storia come tante altre. Studia Pedagogia all’Università di Firenze. E in un giorno nel novembre 1977, all’età di 21 anni, conosce Francesco Frisina, suo vicino di casa e studente fuori sede. Frisina viene dalla Calabria e studia economia a Siena. Con altri compagni meridionali si trasferisce a Borgo la Croce nella stessa palazzina della famiglia Casini: il padre, Loredano Casini, ex dipendente Fiat in pensione e la madre, Clara Casini, casalinga.

Rossella Casini e Francesco Frisina iniziano una relazione che li porterà, nell’estate del ’79, a visitare la città natale di lui, Palmi. Fino a qua la storia di due giovani studenti che si conoscono, si fidanzano, e decidono di passare assieme le vacanze estive. Ma quella di Rossella Casini non è una storia d’amore come le altre. Proprio quella storia d’amore, la cocciutaggine di Rossella e la sua volontà a non piegarsi, le faranno trovare la morte.

A Palmi

Rossella Casini vive la sua storia d’amore con Francesco Frisina ignara dei suoi rapporti con ‘Ndrangheta. E’ solo a Palmi che Rossella conosce la vera natura della famiglia di Francesco quando, il 4 luglio 1979 Domenico Frisina, imprenditore agricolo e padre di Francesco, viene ucciso in contrada Pirara di Palmi da due killer della ‘Ndrangheta appartenenti ad un clan rivale. Quell’avvenimento cambierà per sempre la vita della giovane Rossella Casini che si troverà nel vortice della malavita senza alcuna colpa.

La morte del padre di Francesco, Domenico Frisina, era legata alla faida in corso fra la ‘ndrina Gallico, di cui i Frisina facevano parte, e le ‘ndrine Parrello-Condello. Questo non ferma Rossella Casini e il suo amore per Francesco. Così i mesi successivi decide di restare al fianco del fidanzato, in Calabria. Fino a quando la stessa sorte non tocca anche Francesco: sarà infatti ferito alla testa, il 9 dicembre 1979, durante una spedizione punitiva contro Francesco Condello, membro appunto della ‘ndrina rivale. Francesco, che riporterà lesioni cerebrali, viene ricoverato nel reparto neurochirurgico degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Rossella, che era in viaggio verso Firenze, torna precipitosamente a Palmi e trasferisce il fidanzato nell’ospedale Careggi di Firenze.

Il pentimento

Ed è durante la permanenza del fidanzato nell’ospedale fiorentino che Rossella mostra tutta la sua tenacia. Con l’aiuto di un brigadiere di Polizia convince il fidanzato a collaborare con la giustizia e a raccontare i dettagli sulla faida in corso. Anche Rossella Casini sarà testimone, e il 14 febbraio 1980 rilascia dichiarazione al procuratore fiorentino Francesco Fleury, su quanto aveva visto nei mesi in cui aveva soggiornato a Palmi.

L’aver parlato, il più grande atto di disonore per la famiglia di Francesco. Così Pino Mazzullo, cognato di Francesco e marito di sua sorella Concetta, lo convince ad andare a Torino a ritrattare con i magistrati ciò che aveva raccontato. Rossella viene incolpata dalla famiglia Frisina del pentimento di Francesco, ma anche questo non la ferma e continuerà i suoi viaggi fra Firenze e la Calabria.

Fino a quel 22 febbraio del 1981, quando Rossella scompare. Quella mattina aveva telefonato al padre annunciandogli il suo ritorno a Firenze. Ma non fece mai più ritorno nella sua città natale. Infatti, il corpo di Rossella non è mai stato ritrovato.

Solo durante il processo, grazie alle ricostruzioni del pentito Vincenzo Lo Vecchio, si scoprirà che Rossella venne uccisa per aver convinto il fidanzato a collaborare con la giustizia. Ma secondo le testimonianze di Lo Vecchio, lo stesso Francesco dette il suo assenso all’eliminazione della fidanzata. “Fate a pezzi la straniera”  fu l’ordine dell’ Ndrangheta. Rossella venne rapita, stuprata, fatta a pezzi e gettata nel mare.

Il processo, che ha subito numerosi rinvii, si è concluso dopo 9 anni con l’assoluzione degli imputati per insufficienza di prove.

Medaglia d’oro al merito civile

In occasione della Festa della Repubblica, il 2 giugno del 2019, la città di Firenze ha deciso di ricordare la vita e il coraggio della giovane che sfidò l’Ndrangheta conferendogli la medaglia d’oro al merito civile con la seguente motivazione:

Studentessa universitaria fiorentina, legatasi sentimentalmente a un uomo rivelatosi successivamente esponente della malavita calabrese, pur consapevole dei gravi rischi, lottò tenacemente per convincere il fidanzato a troncare ogni legame con il mondo criminale, rivelando all’Autorità giudiziaria quanto appreso dallo stesso sulla cosca di appartenenza”.  

A lei e alla sua storia è dedicata anche una scuola, l’istituto comprensivo Rossella Casini di Scandicci.

Questa la storia della straniera fatta a  pezzi. 

Francesca Peracchio

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