Ad oggi è possibile acquistare nei supermercati tutti i vari cartoni del latte. Questi sono prodotti da parecchie ditte specializzate.
Qualche tempo fa, la cittadina Centrale del Latte distribuiva e vendeva bottiglie di latte. Esse erano da mezzo oppure da un litro, coperte con leggero tappo in stagnola.
Ma più anticamente, come era possibile gustare un buon latte? Ebbene, grazie all’impegno del lattaio. Egli aveva un negozio che però non era ripieno solo di latte.
Cosa si faceva in sostanza? S’andava da questo signore con una bottiglia vuota, e così, s’acquistava il latte. Per la precisione o un litro oppure mezzo ogni volta, esattamente come per le bottiglie di Centrale del Latte.
Ma praticamente cosa faceva il lattaio quando arrivavano i suoi clienti? In un grande contenitore contenente latte, appunto, egli affogava il suo misurino fino ad arrivare alla quantità richiesta dal cliente stesso.
Verso la fine degli anni ’50 del 1900, sempre in riferimento al latte, lo stesso a Bologna costava 62 lire al litro.
Ma il lattaio non era solo colui che “spacciava” latte in un negozio. C’era anche un altro tipo di lattaio… ossia quello che caricava sulla bicicletta un grande bidone contenente la sua merce.
E perché lo faceva? Poi cosa accadeva? Si faceva un bel giro per le stradine, richiamando a suon di campanello i suoi clienti (perlopiù massaie). Essi scendevano con il pentolino in mano, che lui provvedeva a riempire col solito misurino.
Che cosa si faceva col latte appena acquistato generalmente? Lo si doveva fare bollire, si sarebbe poi formato un sottile strato di panna finita la bollitura. Il quale con un pochino di zucchero era cosa prelibata.
E per conclusione, è qui che il bravissimo autore del libro ci delizia con una scena divertente. Parlando della bollitura del latte, dice che esso era molto “infido”, e perché lo macchia di tale accusa? Perché esso finché lo guardavi non era mai pronto, salvo poi uscire di pentolino non appena s’era distratti (causando così il tipico cattivo odore). Divertente e pittoresca scena di vita quotidiana.
Fonte: Dizionario delle cose perdute; Francesco Guccini, Oscar Mondadori. Dal capitolo “Il lattaio e la carta moschicida” a pagina 43.