Dopo neanche un anno di esilio, la traccia di storia ritorna alla prima prova della maturità e si spera più forte di prima. È questo uno dei primi passi mossi dal neo-Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, di recente al centro di una polemica scoppiata per dei vecchi post offensivi scritti sul suo profilo Facebook. Ed è ancora su Facebook che annuncia il ritorno della magistra vitae nella prima prova:
“Ho una bella notizia da darvi: come promesso torna la traccia di Storia alla Maturità. È il primo passo di un percorso che rafforzerà lo studio di questa disciplina nelle scuole di ogni ordine e grado.”
Lo saprà bene il ministro, esponente del Movimento 5 Stelle, con alle spalle un brillante passato accademico: prima la laurea in Storia del pensiero politico ed economico moderno presso l’università di Roma Tor Vergata, poi il dottorato di ricerca in Scienze Politiche a Siena.
Perché la traccia di storia era stata tolta?
Eppure, il fatto che nel precedente governo giallo-verde Fioramonti fosse il Vice Ministro dell’Istruzione, presieduto da Bussetti, ci avrebbe fatto pensare a una politica dallo stesso stampo di colui che la storia aveva deciso di toglierla dall’elenco delle tracce. Ma in questo punto i due sembrano divergere completamente, come notiamo dalle parole pronunciate dall’ex-ministro quasi un anno fa:
“La storia è già presente nelle altre materie.”
Verissimo. Ma in modo superficiale: è chiaro che un maturando, qualsiasi essa sia la traccia che ha deciso di seguire nella stesura del tema, deve seguire una continuità storica. Il corso delle scoperte scientifiche e del progresso nella traccia scientifico-tecnologica, quello della letteratura nell’analisi del testo e così via. Tuttavia in una traccia puramente storica, lo studente ha il privilegio e la necessità di trattare di un fatto puramente storico, che per essere esaminato e poi criticato, ha bisogno di una lucida analisi di causa-effetto e delle sue connessioni con il presente. Capacità che una mente formata e, appunto, matura, non può non aver acquisito.
Il fatto che la storia costituisse un sostrato in ogni caso presente, quindi, sarebbe la motivazione fornita da Bussetti. Aggiungiamo inoltre il fatto che fosse sempre più la traccia meno scelta dagli studenti (cosa che non giustifica comunque la sua eliminazione, anzi) e che costituisse una manovra significativa e a costo zero. La mancanza della traccia di storia alla maturità 2019, oltre agli altri vari cambiamenti, è stata infatti subito sentita e contestata, soprattutto da chi la storia l’ha vissuta in prima persona: pensiamo alla senatrice Liliana Segre, ex detenuta dei campi di concentramento, si è subito posta contraria alla manovra.
Inoltre, viene da pensare che l’unico modo per portare il programma di storia un po’ più in là delle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, sia dare un incentivo ai docenti! A quei docenti che parlano della Guerra Fredda, dello sbarco sulla Luna (sì, è avvenuto!), della caduta del muro di Berlino, della strage di Bologna, di Aldo Moro e degli anni di Forza Italia e del cavaliere… i loro alunni sarebbero molto grati.
Francesca Santoro