DI Adriano Ercolani
STOMP è uno degli spettacoli più celebri al mondo.
Né trama, né personaggi: puro ritmo urbano, come recita il sottotitolo apparentemente enfatico del progetto artistico.
Si tratta di uno spettacolo nel senso più puro del termine, una meravigliosa attrazione per gli occhi.
Un progetto nato a Brighton nell’ormai lontano 1991, da Luke Cresswell e Steve McNicholas.
S’intuisce una disciplina massacrante dietro le sincronie stupefacenti, i giochi acrobatici, i cambi di ritmo continui che al virtuosismo tecnico uniscono una disarmante disinvoltura nell’improvvisazione.
Un’esplosione d’energia, liberata dalla sinfonia di diversi talenti, in grado di sedurre, nella propria immediatezza, trasversalmente ogni genere di pubblico: dagli spettatori dei talent show agli appassionati di danza, da chi è in cerca di un intrattenimento vivace a chi è affascinato dalla coralità di uno spettacolo in cui qualsiasi aspetto della quotidianità diventa ritmo, musica, arte.
I protagonisti sulla scena (come definirli? Danzatori? Percussionisti? Acrobati? Tutto ciò insieme?) riescono a estrarre suono da qualsiasi cosa: dalle scope alle scatolette di fiammiferi, dalle buste dell’immondizia ai tubi di plastica, da pentole e padellame (suonati maestosamente come in un solo di un batterista progressive) fino al proprio stesso corpo.
Le coreografie diventano sempre più complesse e stordenti: se si riesce ad estrarre ritmo da una scatola di fiammiferi, figuratevi con un pallone da basket (a testa!) o (in un momento di grande suggestione) con una serie di accendini che illuminano al buio i volti dei ballerini, in un trascinante gioco di ritmi e luci.
Non mancano le gag comiche, che attraversano lo spettacolo con dei tormentoni semplici quanto divertenti (il ballerino scarso in mezzo ai fenomeni, quello pingue e folle che suona la sua pancia come un tamburo).
Tema dello spettacolo è il rifiuto, o meglio la pulizia dei rifiuti; non si tratta solo di ecologia: nell’estrarre bellezza dagli scarti della società s’intravede uno dei più antichi insegnamenti alchemici.
I ritmi ossessivi ingenerati dalle danze e dallo strepitìo sinfonico degli attori in scena non solo evocano chiaramente il potere ipnotico dei riti tribali, ma dal punto di vista squisitamente sonoro potrebbero essere, a tratti, ascoltabili come una suite di percussioni jazz.
Molto riusciti i momenti di interazione col pubblico, chiamato a tenere il ritmo del crescendo impressionante di variazioni nella danza (che da moderno tip tap diventa quasi una danza rituale dal fascino orientale).
Uno spettacolo che vale assolutamente il prezzo del biglietto, non solo per l’impressionante sforzo profuso ma in primo luogo per la spettacolarità delle sfide puntualmente vinte sulla scena.
Ringraziamo il gruppo di ballerini acrobati che ha offerto un sorso di dionisiaco al pubblico del Brancaccio.
In scena fino al 21 Maggio.