Colori, gioia e luce. Questa la cifra distintiva di Stephen Okoth, l’artista che si è posto l’obiettivo di restituire al mondo una nuova, colorata, immagine della baraccopoli di Kibera.
26 anni, coloratissimo, Stephen Okoth non passa di certo inosservato. Soprattutto se il contesto in cui opera l’artista è la baraccopoli di Kibera, nella periferia di Nairobi, in Kenya.
Lo slum di Kibera
Con 2,5 milioni di abitanti stimati, la baraccopoli di Kibera risulta essere la più grande
dell’Africa e tra le prime 10 a livello mondiale. Interessante è l’etimologia della parola Kibera, derivante da una parola nubiana che vuole significare “foresta”. In effetti, l’area era stata inizialmente pensata dal governo coloniale britannico come un insediamento boschivo per 600 soldati Nubiani. Secondo uno studio del Kenya Population and Housing Censuns del 2009, solo il 15% degli abitanti di Kibera appartiene realmente alla stirpe nubiana. La restante parte della popolazione vive quella che è una vera e propria guerra fra poveri. I proprietari delle baracche sono, infatti, appartenenti alla tribù Kikuyu e, di fatto, non vivono nello slum. Gli inquilini fanno, invece, parte delle tribù Luo, Luhya e Kamba, provenienti dal Kenya occidentale. A causa di ciò, la baraccopoli di Kibera vede ogni giorno gravi tensioni tribali, mai sopite nel tempo.
Nel tentativo di bonificare la zona, il governo di Nairobi ha cercato più volte, invano, di sfrattare gli abitanti del posto. Per rendere il traffico più scorrevole, nel 2018, le autorità hanno abbattuto, senza alcun preavviso, le case di circa 30 mila persone, al fine di costruire una superstrada. Secondo un’inchiesta di Large Movements, la costruzione di nuove strade ed infrastrutture raderà al suolo una delle quattro scuole presenti sul territorio.
Un bellissimo reportage di Internazionale ha voluto raccontare le storie di giovani, nati nello slum di Kibera e ritornati a vivere nella baraccopoli dopo essersi laureati altrove. Da giornalisti, insegnanti ed imprenditori, sono rientrati a Kibera per tentare di rendere il luogo in cui sono nati un posto migliore.
Crescendo, era come se ci vergognassimo a dire sono di Kibera. Ora lo possiamo dire con orgoglio, perché è un posto sinonimo di forza e solidarietà.
ha detto ad Internazionale la giornalista e film-maker Asha Jaffar.
Tra le tante e commoventi storie di riscatto a Kibera, spicca quella di Stephen Okoth. La sua è una storia di colore, gioia e vita. Una storia di emancipazione, di liberazione dall’ingombrante stereotipo di Kibera come luogo di desolazione, tristezza e malattia. Il grigio passa in secondo piano quando, tra le strade dello slum, cammina Okoth.
Stephen Okoth e la sua ondata di colore
Giallo, rosso, rosa shocking, camice floreali, giacche e completi variopinti. Lo stile dell’artista 26enne colpisce per la sua originalità e per il suo estro. Soprattutto se, a fare da sfondo ai suoi servizi fotografici, c’è una baraccopoli. Kibera è presente, orgogliosamente, in tutte le sue opere. Il grigio dello slum sembra scomparire davanti all’ondata di colori che Stephen Okoth trascina con sé. Attraverso i suoi shooting fotografici, l’artista – nato e cresciuto a Kibera – vuole restituire una nuova immagine del quartiere che non è solo malattia e disperazione. Gioia, allegria, storie di riscatto e di rivalsa personale sono in ugual modo presenti tre le vie dello slum alle porte di Nairobi.
Nonostante la dura realtà della vita quotidiana, ci sono momenti di gioia e felicità. La mia missione è portare luce e gioia a Kibera e da Kibera al mondo.
ha detto Okoth alla CNN.
Stephen è noto tra gli abitanti di Kibera con il soprannome Ondivow, “in movimento” nella lingua locale. Non ci potrebbe essere soprannome più indovinato: per realizzare i suoi servizi, il giovane percorre costantemente le strade dello slum, tra persone che lo guardano divertite e anche un po’ affascinate. Stephen Okoth crea i suoi outfit acquistando i vestiti al mercato di Gikomba, a Nairobi, dove vengono importati abiti di seconda mano provenienti dall’Europa e dagli Usa. A chi lo accusa di essere un dandy, un fashionista, un vanitoso, Stephen Okoth risponde che il suo stile è picha marangi, ossia “pieno di colore”.
Ed è proprio così: la sua missione di portare colore a Kibera sta perfettamente riuscendo. L’immagine – grigia – dello slum più grande dell’Africa ha un nuovo punto di luce: è Stephen Okoth, l’artista della gioia e del colore.