Stepan Bandera: chi era l’odierno eroe ucraino

Stepan Bandera

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A Stepan Bandera venne conferito, postumo, nel 2010, dall’allora presidente Viktor Juščenko il titolo di “eroe dell’Ucraina” ed ogni primo gennaio, a Kiev, si celebra il giorno del suo compleanno.

Chi era dunque Stepan Bandera?
In un periodo storico delicato, dove risulta increscioso anche solo leggere o parlare di Dostoevskij, dove addirittura si cancellano i nomi di quegli uomini che hanno contribuito al progresso scientifico e spaziale del nostro mondo è opportuno comprendere e conoscere chi invece accettiamo di far passare come un eroe.

Stepan Bandera

Stepan Bandera nasce nel 1909 a Staryi Unryniv, piccolissimo villaggio ucraino della Galizia.
Senza dare troppa importanza alle sue origini e alla sua adolescenza, ci interessa sapere che questi, uno dei simboli più importanti delle proteste del Maidan, a partire dal 1931 ricoprì la carica di leader dell’OUN.

L’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini fu un partito politico di stampo nazionalista e fascista, fondato nel 1929 dagli esuli ucraini anticomunisti, nella città di Vienna.
Obiettivo principe di tale movimento era quello di creare, anche attraverso l’uso della violenza e del terrore, un’Ucraina indipendente ed etnicamente pura. Nemici principali erano la Russia e la Polonia.

A questi capisaldi Bandera unì un forte sentimento antisemita e un’ampia disponibilità nei confronti dell’utilizzo di qualsiasi strumento necessario per raggiungere il fine.
Già nel 1934, infatti, venne reputato, insieme a Mykola Lebed, altro individuo dalla storia interessante, responsabile dell’assassinio del ministro degli Interni polacco, Bronislaw Pieracki.
Per questo venne condannato alla pena di morte, commutata poi in ergastolo e successivamente riuscì ad evadere nel 1939, in circostanze poco chiare.

La Seconda Guerra Mondiale

Nel 1940, quando ormai la Seconda Guerra Mondiale imperversava, l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini si spaccò in due: l’ala dell’OUN-M, con a capo Andriy Melnik, più moderata e conservatrice, e l’ala dell’OUN-B, più giovane, radicale, rivoluzionaria, la quale sosteneva i diktat di Bandera.

Il 22 Giugno 1941 la Germania di Adolf Hitler, violando il precedente patto Molotov-Ribbentrop, invase l’URSS con l’intento di attuare la celebre “Operazione Barbarossa”.

In un primo momento, parte della popolazione dell’Ucraina occidentale accolse i tedeschi come liberatori e a fornire un valido aiuto in termini di uomini e ferocia ci fu ovviamente l’OUN-B, la quale, sempre nel Giugno dello stesso anno, emanò l’ “Atto di restaurazione dello Stato ucraino”, i cui punti principali recitavano:

1. Per volontà del popolo ucraino, l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini sotto la direzione di Stepan Bandera proclama la formazione dello Stato ucraino per il quale hanno deposto le loro teste intere generazioni dei migliori figli d’Ucraina. 

[…] 3. Il nuovo Stato ucraino lavorerà a stretto contatto con la Grande Germania nazionalsocialista, sotto la guida del suo leader Adolf Hitler che sta formando un nuovo ordine in Europa e nel mondo e sta aiutando il popolo ucraino a liberarsi dall’occupazione moscovita.

[…]Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!

Indipendenza e collaborazione con il nazismo, di cui orgogliosamente si sposavano i principi.
Interessanti anche le parole, forse ai più attenti familiari, con le quali si concludeva il documento.

Il progetto di un’Ucraina indipendente non piacque però alla Germania e pertanto il leader dell’OUN-B venne condotto a Berlino, arrestato e poi portato nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Venne liberato dagli stessi tedeschi nel settembre del 1944.

Tra i nazisti e i seguaci di Bandera vi era un’ampia concordanza di idee nel volere creare un nuovo ordine europeo, nel dare vita ad una razza pura, nel diffondere un fervente sentimento anti russo, ma anche una forte differenza di vedute circa l’indipendenza del territorio ucraino.

Ad ogni modo, nel corso degli anni della prigionia, Bandera continuò a diffondere la sua ideologia, ad essere presente, seppure distante, e ben presto l’OUN-B venne riabilitata dai nazisti nella lotta ai sovietici. Da questa nacque infatti nell’ottobre del 1942 l’Esercito insurrezionale ucraino (UPA), la cui bandiera era quella, oggi ancora presente nelle piazze, rossa e nera, sangue e terra.

La storia dell’UPA fu controversa, scegliendo sempre il male minore e, a seconda, il proprio nemico: prima con i tedeschi contro i russi e i polacchi; poi contro i nazisti contrari alla propria indipendenza; di nuovo con Hitler.

Al fianco dunque della Germania, macchiandosi di terribili atrocità pari a quelle dei suoi alleati,  quando cominciò la vittoriosa controffensiva dell’Armata Rossa, la quale liberò, regione dopo regione, l’Ucraina e l’Europa dalla cancrena nazista.

L’OUN-B responsabile di terribili stragi

Aldilà dei cambi di rotta e dei nemici da contrastare, certo è che negli anni della guerra le forze dell’OUN-B, di cui Bandera è sempre stato leader indiscusso, hanno contribuito allo sterminio della popolazione ebraica di quei territori ed hanno portato avanti una pianificata pulizia etnica in Galizia e Volinia, principalmente contro i polacchi.

A tal proposito possono essere ricordati il massacro di Babi Yar, nei pressi di Kiev, del 29-30 Settembre 1941, durante il quale vennero mitragliati 33.771 ebrei e ancora il genocidio nei confronti dei polacchi guidato da Mykola Lebed, collaboratore di Bandera e dell’OUN-B, in Volinia e nella Galizia orientale, tra il 1943 e il 1945. Il numero dei morti fu altissimo e, ancora oggi, non precisato.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale le formazioni di Bandera continuarono a compiere le proprie incursioni sanguinarie contro gli oppositori e il regime sovietico, creando caos e ancora vittime.
Questa situazione perdurò fino alla metà degli anni ’50, quando, nel 1954, l’OUN-B cessò formalmente di esistere.




La fine di Stepan Bandera e il suo ritorno

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, Stepan Bandera e altri leader nazisti ucraini fuggirono in Europa dove qualcuno li aiutò a nascondersi; questi infatti non furono interessati dai processi di Norimberga del 1945-’46.

Sui perché di tale decisione bisognerebbe aprire un capitolo a parte, possiamo però intanto dire con certezza che Mykola Lebed venne aiutato a trasferirsi negli Stati Uniti, dove morì nel 1989 senza mai essere stato indagato o perseguitato come criminale di guerra.

Bandera venne invece ucciso il 15 Ottobre del 1959 a Monaco di Baviera, dove si nascondeva con il nome di Stefan Popel; aveva sei appartamenti, una guardia del corpo, era armato.
Venne ritrovato sul proprio pianerottolo, in una pozza di sangue. Causa della morte, avvelenamento da cianuro di potassio.

A confessare l’omicidio il sovietico di origine polacco-ucraina, Bohdan Stachynskyi, conoscente di Bandera poiché ex membro dell’Esercito Insurrezionale, agente del KGB; la Corte suprema tedesca confermò anche che il governo di Mosca era il principale responsabile dell’omicidio di Bandera.

Abbiamo quindi descritto, seppure in maniera breve, la vita e l’operato di Stepan Bandera.
Di quell’individuo al quale in Ucraina, nel 2009, è stato riservato un francobollo per il centenario della sua nascita; che è stato insignito l’anno successivo del titolo di “eroe” per “l’invincibilità dello spirito nel perseguimento dell’idea nazionale, l’eroismo e il sacrificio nella lotta per l’indipendenza dello Stato ucraino”; al quale numerose piazze, vie, statue sono state dedicate.
La storia di uno dei simboli delle proteste del Maidan del 2014 e il cui motto oggi riecheggia più forte che mai.

Qualcuno ha voluto riabilitare quest’individuo, che personalmente non riesco neanche a chiamare uomo, e al cospetto di questo fatto non solo si decide di rimanere in silenzio, ma si fa finta di nulla, nascondendosi dietro al dovere pensare a cose più serie e gravi.

No, Stepan Bandera non è il mio eroe e non dovrebbe essere l’eroe di nessuno.
Anzi, spaventa il fatto che si possa soprassedere davanti a chi lo definisce tale e che si possa armare chi ha contribuito alla sua riabilitazione.
Spaventa che la vicinanza a ideologie fasciste e naziste possa passare come un qualcosa di superficiale.

Deborah Natale

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