Status di rifugiate, sempre più difficile in Inghilterra

Status di rifugiate

Six-year-old Farzana sits in her family’s shelter in the Regreshan IDP camp in Herat Province, Afghanistan, June 17, 2019. Her father, Abdul Nabi, sold her for 5000 Afs, the equivalent of $US61, to pay off a debt and to feed his family. The purchaser intended to give Farzana to his 13-year-old son to be his bride. After repeated appeals from Farzana’s mother, tribal chiefs intervened, raising enough money to buy Farzana back and stop the marriage. (Photo by Kate Geraghty/Fairfax Media via Getty Images via Getty Images)

È polemica in Inghilterra, dove una nuova clausola di legge potrebbe rendere difficile la vita delle donne in cerca di salvezza.
Per chi scappa da violenze sessuali, mutilazione dei genitali e matrimoni forzati, potrebbe rivelarsi impossibile ottenere lo status di rifugiate.

Le sofferenze da cui fuggire

I numeri che raccontano le sofferenze che le donne subiscono nel mondo sono ancora incredibilmente alti.
Ogni anno, secondo Save The Children, 12 milioni di bambine vengono costrette a matrimoni forzati con uomini adulti.
Queste ragazze non possono andare a scuola, perché sono obbligate a fare da mogli e da madri. E tra i 15 e i 19 anni, la causa principale di morte è il parto precoce.
I Paesi in cui questo fenomeno è più diffuso sono il Niger, il Bangladesh, il Sud Sudan e il Mozambico. Qui, più del 40% delle ragazze tra 15 e 19 anni è costretta a sposarsi.

Agghiaccianti sono anche i dati relativi alla mutilazione di genitali femminili.
Secondo un rapporto Unicef, ogni anno sono 125 milioni le ragazze che subiscono questa tortura.
Questo avviene in ben 29 Paesi africani, toccando il 90% della popolazione femminile in Eritrea, Somalia, Egitto e Guinea.
La pratica riguarda principalmente bambine tra i 4 e i 14 anni, ma può essere compiuta anche entro pochi mesi di vita.
Le conseguenze sono spesso molto gravi, provocando gravi traumi e danni neurogenici. Ma è alto anche il rischio di morire per infezioni o shock emorragici.

Status di rifugiate in Inghilterra, cosa potrebbe cambiare

Una clausola di legge, inserita nella legge sulla nazionalità e sui confini, mette a rischio la possibilità di rifugiarsi in Inghilterra.
Questa si applica alla convenzione ONU sui rifugiati firmata nel 1951, modificandone l’interpretazione.
Nella convezione si fa riferimento a un “particolare gruppo sociale”, che presenta oggi due condizioni. Per ottenere rifugio, deve esserne soddisfatta almeno una.
Tuttavia, con la nuova clausola, entrambe le condizioni dovranno essere soddisfatte.
Questo creerebbe una grande barriera per molte donne, che potrebbero non avere più i requisiti per ottenere rifugio in Inghilterra.

Secondo Alphonsine Kabagabo, direttrice dell’organizzazione Women for Refugge Women, questa legge rappresenta una minaccia.

Il disegno di legge del governo sulla nazionalità e i confini è la più grande minaccia per le donne che richiedono lo status di rifugiate nel Regno Unito. Il disegno di legge è pericoloso e discriminatorio

La parlamentare laburista Lady Lister, è al lavoro insieme ai suoi sostenitori per contrastare questa clausola.

La clausola è un esempio di come il disegno di legge danneggerà seriamente le donne che fuggono dalla violenza e dagli abusi. Crea una barriera significativa alla protezione dei rifugiati, come ha dichiarato l’ Alto commissario dell’ONU per i rifugiati. È cruciale che i Lords ribaltino questo cambiamento

Diverso è il parere espresso del Ministro dell’Interno inglese, il quale sostiene che la clausola non sia un pericolo.



Il Regno Unito è da sempre orgoglioso di fornire protezione alle persone vulnerabili, comprese le donne, e questo non cambierà.
I cambiamenti che stiamo apportando servono a garantire un approccio più coerente alla valutazione delle richieste di asilo ed è sbagliato sostenere che le donne richiedenti asilo saranno escluse dall’essere considerate come membri di un gruppo particolare

Queste donne, che fuggono da sofferenze e torture, cercano salvezza.
E la legge deve, in ogni modo, andare incontro a chi è in difficoltà.

Giulia Calvani

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