Cairo Montenotte, la statua di Epaminonda viene coperta per il convegno islamico

Quello che sarebbe dovuto essere un convegno dedicato all’integrazione fra culture e religioni diverse, si è trasformato nell’ennesimo pretesto per uno scontro tra ideologie.

La statua di Epaminonda, la scultura della discordia

La statua di Epaminonda ‘senza veli’.

La vicenda ha avuto luogo in un teatro di Cairo Montenotte, cittadina in provincia di Savona, l’occasione era quella di un convegno incentrato sul dialogo interreligioso, promosso dalla confederazione isamica italiana, in collaboraizone con la federazione islamica ligure. Queste due associazioni hanno provveduto a coprire la nudità della statua di Epaminonda con un drappo rosso, sabato scorso 14 aprile. Eccola qui a lato la scultura della discordia, che, a ben vedere, anche ‘senza veli’, non presenta genitali in vista, a differenza di altre. A raccontare l’accaduto è stato Mario Capelli Steccolini, che si è occupato del restauro della scultura.

“Hanno coperto Epaminonda. Sia chiaro Epaminonda è stato coperto dai musulmani per esigenze cerimoniali.

Inoltre ha raccontato di aver spostato un quadro raffigurante una donna con la schiena nuda, “su richiesta” degli organizzatori del convegno.




Subito è arrivata la risposta di Chams Eddine Lahcen, presidente della comunità musulmana valbormidese e della federazione islamica della Liguria che ha precisato:

Nessuna censura. Ho coperto io la statua ma soltanto per esigenze cerimoniali e per poche ore. Stonava con l’ambientazione marocchina. Il nostro Islam è moderato, questa polemica ci ferisce. Abbiamo organizzato un dialogo interreligioso per avvicinare tutti. Non ci permettiamo di coprirestatue per motivi culturali.”

E ci ha tenuto a sottolineare come non abbia fatto alcuna richiesta di spostare il quadro con la donna dalla schiena scoperta. Dove sta la verità? Nel frattempo, il primo cittadino di Cairo Montenotte, Paolo Lambertini, cerca di placare gli animi, dicendo che è solo un “malinteso”, precisando che “La comunità islamica ha affittato una sala per un evento volto a favorire l’integrazione“. Sembra davvero il colmo che un evento nato con lo scopo di unire, finisca col dividere ancora di più due comunità che dovrebbero semmai camminare quanto più possibile insieme.




Statua di Epaminonda coperta: è censura?

Come ogni notizia che finisce nel fantastico mondo del web e dei social, anche la statua di Epaminonda coperta da un drappo ha fatto impazzire gli internauti che si sono lanciati in polemiche e battute. Primo tra tutti, Matteo Salvini (d’altronde, come sarebbe potuta mancare proprio la sua opinione?), il leader della Lega ha scritto senza mezzi termini sul suo profilo Facebook: “Solo a me questa sembra una follia???” E sempre dal Carroccio Ardenti ha dichiarato: “No a chi vuole imporre le sue regole e tradizioni“. Mentre da Forza Italia Maullu dice: “Copertura statua è schiaffo a cultura italiana“. E chi ritiene il gesto degli organizzatori come un “Dialogo senza reciprocità” o chi si domanda:

Islamici organizzano convegno per favorire l’integrazione, ma coprono statua di Epaminonda e spostano quadro della Madonna. Ma di quale integrazione parlano?

E poi c’è il Codacons che ritiene questo gesto un enorme danno per l’Italia, in quanto le sue opere d’arte vengono “ingiustamente mortificate“. Ma c’è anche chi ironizza scrivendo: “Non male Epaminonda in gonnella“.

Italia e Islam: un confronto (im)possibile?

Insomma, nessuno sembra aver gradito la vista del celebre politico e militare tebano Epaminonda “islamizzato“, la cosa che molti non sembrano tollerare non è il drappo rosso in sé, ma il fatto che (spiegato in termini molto semplici):

“Se andiamo noi al loro Paese, dobbiamo sottostare alle loro regole e alle loro norme. Vengono loro qui da noi e dobbiamo coprire statue, quadri e crocifissi perché offensivi della loro cultura. E la nostra cultura non merita di essere rispettata?”




L’osservazione è sicuramente provocatoria e rispecchia lo stato d’animo e il punto di vista di migliaia di italiani nei confronti dell’Islam. Ma se davvero si vuole promuovere un dialogo tra culture e religioni, non si dovrebbe cercare di superare i confini mentali, prima ancora che culturali, imposti dal proprio Paese d’origine, dal proprio credo e dalle proprie convinzioni? Come si può pensare di convivere pacificamente, se basta un drappo, un semplice pezzo di stoffa sopra una statua, a scatenare le peggiori polemiche islamofobe? Può il confronto con l’Islam ridursi a discussioni sulla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche o in quelle giudiziarie, a polemiche sul velo indossato dalle donne musulmane e ai veli con cui si coprono le statue nude? L’integrazione è molto di più e dovrebbe escludere (per definizione) qualsiasi tipo e forma di discriminazione.

Carmen Morello

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