Stato di emergenza tra Covid-19 e crisi umanitarie

emergenza covid

Il 31 marzo si avvicina e con esso anche la fine dello stato di emergenza per l’Italia, legato all’epidemia di Covid-19 che ormai da due anni tiene tutto il mondo in scacco.

Dal 1 aprile 2022 la nazione tornerà all’assetto prepandemia, ritrovando la serenità e la leggerezza del 2019, dimenticando le mascherine e i colori regionali.
Tuttavia, un altro stato di emergenza è stato dichiarato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, che con il Decreto Ucraina ha definito una serie di misure adottate dal Paese per far fronte alla guerra dei nostri vicini di casa. Che l’Italia sarebbe stata solidale ce lo aspettavamo tutti, bisogna però far chiarezza sulle parole del premier.

Stato di emergenza: cenni storici

Lo stato di emergenza è una condizione giuridica che può essere dichiarata al verificarsi o nell’imminenza di eventi eccezionali, e comporta norme e/o restrizioni emanate dal governo. Questo istituto era già presente nel diritto romano, conosciuto come Iustitium, lo stato di eccezione, e comportava la sospensione delle garanzie repubblicane. Nel diritto costituzionale moderno, lo stato di emergenza viene proposto mediante norme costituzionali, che prevedono la temporanea sospensione delle garanzie di libertà. È possibile anche limitare le libertà personali per motivi sanitari, come previsto dall’articolo 16 della costituzione.
In base all’articolo 24 del decreto legislativo 1/2018 lo stato di emergenza viene deliberato dal consiglio dei ministri su proposta del presidente d’intesa con le regioni interessate. Vengono anche definite le prime risorse finanziarie destinate agli interventi più urgenti, la durata, che non può superare i 12 mesi e può essere prorogata una sola volta per altri 12, e la dimensione territoriale dell’emergenza.
L’attuale situazione di stato di emergenza esteso a tutto il territorio nazionale a causa della pandemia da Covid-19, rappresenta un unicum nella storia italiana: in passato lo strumento è stato utilizzato esclusivamente per porzioni limitate di territorio.

Stato di emergenza da pandemia di Sars-Cov19

Lo stato di emergenza in Itallia è stato dichiarato il 31 gennaio 2020 dal governo Conte per la durata di 6 mesi (fino al 31 luglio 2020) in nome “del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili (Covid-19)”
In seguito una serie di prolungamenti fino al 15 ottobre 2020. Sono state molte le ordinanze, prima dal governo Conte e poi dal governo Draghi, fino alla definitiva decadenza dello stato di emergenza fissata per il 31 marzo 2022.
In questi ultimi due anni, mentre il virus ci ha tenuti sotto scacco, abbiamo cercato di regolarci e destreggiarci per poter tutelare la salute e il benessere nostro e degli altri. Lo stato di emergenza ha previsto e prevederà fino al 1 aprile di quest’anno, una serie di novità:

  1. “Poteri straordinari o speciali” al governo e alla Protezione Civile, grazie ai quali sono state varate ordinanze in deroga delle disposizioni di legge, i famosi (e non troppo amati) DPCM (Decreti Presidenza del Consiglio dei Ministri). Emanati solo in stato di emergenza, i DPCM hanno lo scopo di rendere più agile l’adozione di misure straordinarie, evitando che si perdano nel tempo.
  2. Il “colore delle regioni” istituiti per poter meglio monitorare e gestire le regioni d’Italia in base al rischio del contagio e decidere i passaggi delle Regioni nelle zone di rischio, da giallo a rosso, per poi intervenire in maniera puntuale.
  3. La struttura commissariale, guidata attualmente dal generale Francesco Figliulo, si occupa dell’acquisto, la distribuzione e la conservazione dei dispositivi di protezione, di materiale medico e soprattutto dei vaccini, ed è il fondamento del Comitato Tecnico Scientifico.
  4. Green Pass e Super Green pass, adottati anch’essi per controllare e contare il numero dei vaccinati e dei guariti. Con questi anche le norme sull’uso della mascherina.
  5. Limiti alla libera circolazione dei cittadini sul territorio nazionale e provvedimenti per limitare l’ingresso nel Paese da parte di cittadini di altri Stati dove il rischio contagio è più elevato.
  6. Uno dei punti chiave dello stato di emergenza, è stato lo smart working: una formula di lavoro da remoto per ridurre contatti e garantire il distanziamento sociale.

La data di scadenza dello stato di emergenza: 31 marzo 2022

“La situazione epidemiologica è in forte miglioramento, grazie al successo della campagna vaccinale, e ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue alla vita di cittadini e imprese. Voglio annunciare che è intenzione del Governo non prorogare lo stato d’emergenza oltre il 31 marzo” dice Draghi.

L’emergenza umanitaria in Ucraina: facciamo chiarezza sullo stato di emergenza

L’utilizzo dell’espressione “stato di emergenza”, usata nel provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri ha colpito l’immaginario collettivo, richiamando il ricordo delle libertà negate negli ultimi due anni.
Il Decreto Ucraina, è il decreto che prevede misure urgenti per la crisi in Ucraina, approvato il 28 febbraio dal Consiglio Dei Ministri, e per far fronte alle eccezionali esigenze di accoglienza dei cittadini ucraini scappati dalla guerra.
Questo stato di emergenza punta a incrementare le risorse del Ministero dell’Interno, soprattutto destinate a centri di accoglienza e locazione per tutti i civili in fuga dai territori di guerra. Ulteriori 3.000 posti nel Sistema di accoglienza e integrazione (SAI), gestito dagli enti locali, destinati soprattutto a nuclei familiari e persone vulnerabili, nonché disponibilità da parte dei cittadini all’accoglienza privata dei profughi in arrivo.
Lo stato di emergenza è legato sostanzialmente dalla decisione del governo, in linea con le idee dell’Europa, di autorizzare fino al 31 dicembre 2022, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, anche se in aperto contrasto con la legge 9 luglio 1990 che tra l’altro vieta «l’esportazione ed il transito di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato».

Lo Stato di emergenza per la guerra in Ucraina finora ha riguardato diverse misure fuori dal territorio nazionale, quali l’invio di aiuti all’Ucraina e il rafforzamento del fronte orientale della Nato, e la messa in allerta dell’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri per la tutela degli italiani all’estero e della Protezione Civile, che potrebbero intervenire sul suolo ucraino.

Per quanto riguarda il territorio nazionale, lo Stato di emergenza per la guerra permette maggiore flessibilità nella gestione delle risorse energetiche, autorizzando l’aumento dell’offerta e la riduzione della domanda di gas, e prevedendo la riduzione del consumo di gas nelle centrali elettriche italiane, incentivando l’utilizzo di altre fonti e sempre non intaccando il contributo delle energie rinnovabili.

E adesso?

Ora aspettiamo. Credo che tutti ormai abbiamo capito che ci sono cose che non possiamo capire, ci sono cose che non possiamo fronteggiare e che non dobbiamo accettare passivamente. Ci sono cose che ci costringono a farci domande e a prendere iniziative, impugnare le armi e scendere elle piazze: sono le cause in cui crediamo, sono quelle idee che ci rendono umani e ci rendono vivi e per cui, talvolta, dobbiamo essere pronti a morire.
L’epidemia di Covid ha invaso il mondo senza chiedere permesso e senza preoccuparsi di guardarsi le spalle, lo stato di emergenza è stato necessario e finalmente si comincia a vedere uno spiraglio luminoso.
La guerra in Ucraina, l’invasione della Russia, la violenza gratuita e le morti di civili e militari innocenti ha avuto le stesse pretese del covid e non possiamo non guardarci le spalle. Il nuovo stato di emergenza prendiamolo come una mano che stiamo porgendo a quel piccolo mondo in fuga che ha avuto la sfortuna di essere più vicino di noi alla follia di un uomo.

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