Nella mattinata di oggi, giovedì 9 maggio, in occasione degli Stati Generali della Natalità, sono state organizzate delle proteste femministe contro la logica di questi incontri e gli interventi di ministri opinionisti sui corpi delle donne. Inizialmente concepiti come un’occasione per discutere temi fondamentali legati alla famiglia e alla natalità, si sono trasformati in un campo di battaglia ideologica tra il governo e gli studenti. Gli stati generali della Natalità, si sono tenuti all’Auditorium della Conciliazione di Roma, ha visto una forte contestazione da parte dei giovani, che hanno espresso il loro dissenso nei confronti delle politiche governative riguardanti il controllo del proprio corpo e la libertà individuale.
Studenti protestano contro il governo: contestazione agli Stati Generali della Natalità
Studenti e studentesse provenienti da varie realtà accademiche hanno espresso il loro dissenso nei confronti delle politiche governative durante gli Stati Generali della Natalità, che si terranno il 9 e 10 maggio a Roma. L’evento, volto a discutere temi cruciali legati alla famiglia e alla natalità, si è trasformato in un’arena di proteste e contestazioni contro la Ministra per la Famiglia, Natalità e Pari Opportunità, Eugenia Roccella.
Cori e slogan da parte delle studentesse sono stati innalzati durante l’intervento della Ministra, costringendola a interrompere il suo intervento, lo svolgimento dell’evento e l’interruzione di tutti i lavori. “Sul mio corpo decido io” è il coro scoppiato durante tutta la durata dell’incontro: in seguito, uno studente è stato fatto salire sul palco, ma interrotto continuamente, così da evitare ogni forma di reale e imparziale dibattito.
Le rivendicazioni, dopo anni e anni di lotte, sono quelle di avere controllo e decisione – il tanto famoso diritto all’autodeterminazione – sui propri corpi. La risposta a tutto ciò è stata però quella di arricchire la sala dell’Auditorium di slogan ideologici sull’importanza dei figli come “il bene più importante che ogni generazione produce e che lascia in eredità”. Nonostante le belle parole di facciata e la volontà di cambiamento, nell’agenda politica della Ministra, in tema di educazione sessuale, affettiva e al consenso, ogni atto e parola di questo governo riduce sempre di più il controllo di ognuno di noi sui propri corpi.
La replica della Ministra e l’appello alla “calma”
Nonostante i tentativi della Ministra di placare gli animi, sottolineando che nessuno ha il diritto di decidere sul corpo delle donne al di fuori delle stesse donne, le proteste sono continuate in maniera decisa. Numerosi personaggi della politica italiana, fortemente controversi, hanno potuto prendere parola: sono stati invitati infatti Matteo Salvini, Antonio Tajani e Giuseppe Valditara, alcuni dei ministri – uomini – dell’attuale governo Meloni.
La tensione agli Stati Generali della Natalità è salita ulteriormente quando una manifestante ha preso la parola, ma è stata interrotta dall’organizzatore dell’evento, Gigi De Palo, che ha definito il suo intervento un “monologo”. Questo ha alimentato ulteriormente la protesta degli studenti, portando alla sospensione dell’intervento della Ministra. Nonostante gli sforzi degli organizzatori per riportare la calma e riprendere i lavori, la situazione è rimasta tesa e la Ministra Roccella ha deciso di lasciare l’Auditorium della Conciliazione, dove si stava svolgendo l’evento.
Appelli e reazione della Ministra sui social network
In seguito all’interruzione degli Stati Generali della Natalità, Gigi De Palo ha rivolto un appello ai giornalisti presenti affinché rendessero giustizia all’evento, sottolineando l’impegno e le risorse impiegate per organizzare l’evento stesso. La speranza è stata quella di recuperare la situazione e portare avanti le discussioni in un clima più pacifico e costruttivo.
I social network sono stati l’obiettivo anche della Ministra Roccella, che ha reagito alle proteste attraverso un post su Facebook, sottolineando l’atto di censura subito e auspicando una solidarietà da parte di esponenti politici, intellettuali e media. Ha espresso fiducia nel fatto che il gesto di protesta non fosse altro che un tentativo di censura, piuttosto che una vera e propria minaccia alla democrazia. Un’accusa assai infondata e incoerente, visto che gli Stati Generali della Natalità sono fondati proprio per mettere in discussione l’autodeterminazione e la libertà dei corpi delle donne.
Cosa si nasconde dietro la logica degli Stati Generali della Natalità
L’evento che si è svolto questa mattina e che è in programma anche per domani è evidentemente una grande arena di scontro sulle questioni familiari e sulla libertà individuale e collettiva delle donne. Come anche i Ministri hanno fieramente rivendicato nei loro interventi, gli Stati Generali della Natalità sono un evento importante per ricordare come i figli sono percepiti nella società occidentale: un “bene” economico, volto ad un’utilità capitalistica di profitto; e la donna è parte integrante di questo progetto, perché è chiamata a “produrre”, esattamente come una macchina, beni economici e quindi a riprodursi. Senza questa funzione, è un corpo fallimentare, che non porta guadagno, né tantomeno forza-lavoro e sfruttamento.
Gli Stati Generali della Natalità richiamano anche ad eventi agghiaccianti che si sono verificati nell’ultimo periodo, come la minaccia del diritto all’aborto, in seguito alle proposte del governo e la presenza dei pro-vita nei consultori italiani. Oltre alla minaccia in sé dei consultori, abortire in Italia è un processo lungo: liste d’attesa, negligenza burocratica, assenza – o anche una volontaria indisponibilità – di personale medico, clausole di coscienza durante la procedura, pressioni psicologiche.
“Dio, Patria e Famiglia” non è più solamente uno slogan. La destra italiana è riuscita a ideologizzare fortemente anche il concetto di famiglia, che si definisce “normale” in una declinazione eterosessuale, cis-gender e patriarcale. Le prevenzioni che l’attuale governo sta cercando di introdurre sono volte alla risoluzione di problemi singoli: “le singole mele marce e violente”, senza andare effettivamente a risolvere un problema tanto sistemico e generalizzato come quello patriarcale.
Lo dimostrano le difficoltà di assistenza telefonica, psicologica e fisica che i Centri Anti Violenza in Italia riportano. Ma la lotta è anche altro: mentre si difende ogni singola donna da un marito violento, si costruisce in spazi liberi come le scuole momenti di confronto e decostruzione di ogni singolo e singola, con l’obiettivo di eliminare ogni forma di mascolinità tossica che, ad oggi, è estremamente normalizzata.
Contro un sistema di riproduzione capitalistica
La decostruzione di una società patriarcale tocca tutti i punti della vita: parte dalle contestazioni agli Stati Generali della Natalità, ma è una pratica di lotta transfemminista quotidiana, perché riguarda i corpi di tutte. Il mondo capitalistico e ultra-produttivo in cui viviamo, che vede ogni essere vivente come strumento per creare e trarne profitto, ha eliminato ogni significato anche al concetto di famiglia. Il corpo femminile è quindi solo una macchina che produce figli e il concetto di maternità è il solo traguardo a cui la donna deve auspicare nella propria vita, come simbolo di vittoria e realizzazione.
La famiglia ha una definizione rigida e precisa e se non è eteronormativa non può essere considerata tale; se non è sangue del proprio sangue, non è considerata tale; e anche il bene che si prova per un figlio viene messo in discussione – da parti terze. Nonostante queste non siano le esatte parole con cui i ministri sono intervenuti sul palco degli Stati Generali della Natalità, sono questi i concetti che si nascondono dietro ad ogni slogan, ogni parola, ogni trasmissione approvata e promossa dal Governo Meloni. È quindi contro questa narrazione che si sviluppa la lotta delle donne contro la riproduzione capitalistica.