Spruzzavano deodorante ai colleghi stranieri. Quando il razzismo sguazza nel degrado morale

razzismo

Riflettiamo sul fatto che la politica condiziona il pensiero, eleva o abbassa il livello morale, cambia la percezione delle cose e l’atteggiamento delle persone

È accaduto veramente, a Milano. Un pizzaiolo con funzioni direttive faceva alzare le ascelle a tre dipendenti di colore per spruzzare del deodorante. Ora, a distanza di un anno, lui e la società sono stati condannati per razzismo e costretti a un risarcimento di 1.800 euro con l’obbligo di organizzare corsi per i dipendenti che educhino al rispetto dell’altro, indipendentemente dall’etnia. Nonostante il pizzaiolo si fosse difeso pubblicamente – dopo che il video era stato postato sui social – definendolo uno scherzo e che fosse lui la vittima, i giovani si erano rivolti all’Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, e con l’aiuto dei legali avevano fatto causa. A questo gesto deprecabile si univano appellativi come “negro di m.” e “ti rimando in Africa” e riferendosi allo spray “non ce l’avete questo a casa? E perché non ve lo mettete?». Nella sentenza si parla di “trattamento umiliante, degradante e discriminatorio”, riservato solo ai dipendenti di colore e per questo connotato come razzista.




Il caso Omar Daffe

Non si tratta di casi isolati ma per fortuna – come in questo caso – finiscono anche bene con la denuncia e la condanna. Anche il caso di Omar Daffe, il portiere di calcio della piacentina Agazzanese (Eccellenza emiliana, girone A) che a novembre aveva lasciato il campo dopo aver ricevuto un’offesa razzista dalla tribuna, è finito nel migliore dei modi: assunto a tempo indeterminato a Milano come responsabile dello staff del nuovo Ufficio antirazzismo della Lega nazionale di serie A. Daffe, 38 anni, senegalese di nascita ma italiano dal 2008, si occuperà di creare e sviluppare campagne di sensibilizzazione contro il razzismo destinate soprattutto alle tifoserie (la campagna partirà a marzo).

La politica e la società

È significativo come gli episodi di razzismo siano aumentati e non solo negli stadi. Lo dimostra il caso del pizzaiolo, ma tali fatti accadono ovunque, dal posto di lavoro al luogo pubblico, che siano giardinetti, treni o autobus. Non c’è un rapporto univoco dimostrabile tra questi comportamenti e  la politica. Questa in genere – attraverso la sua presenza sui media nazionali e locali – condiziona il pensiero, eleva o abbassa il livello morale, cambia la percezione delle cose e l’atteggiamento delle persone.
Non ci sono prove, ma ci sono i dati. E ognuno può interpretarli come meglio crede.

I dati mostrano un raddoppio dei reati discriminatori

L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) ha pubblicato un rapporto sui reati di discriminazione. Ed emerge che i reati di razza, etnia, nazionalità, religione dal 2016 al 2017 sono raddoppiati. Elaborando i dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza sui crimini d’odio per il Rapporto annuale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), Oscad ha accertato che nel 2016 si contavano 494 violazioni riferibili a discriminazione per razza, etnia, nazionalità e religione, mentre nel 2017 tali reati sono diventati 828 e nel 2018, 801. C’è da dire che l’analisi dei dati ha dei margini di errore, nel senso che spesso mancano le denunce (e quindi potrebbero essere anche di più) oppure non viene riconosciuta la matrice discriminatoria da parte di chi condanna. C’è anche un difetto normativo che include tra i reati discriminatori quelli di razza, etnia, nazionalità e religione, senza distinzioni. Tutte marginalità che potrebbero fotografare una situazione ben peggiore. Se sarà stata la politica ce lo diranno i prossimi dati, ma per ora si possono fare dei test “sociali”: si respira un clima più accogliente? La gente comincia ad alzare la testa? Cominciamo a non rimanere indifferenti ad episodi di razzismo? Io credo di sì.

Marta Fresolone

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