In Italia lo spreco alimentare vale 15 miliardi l’anno, circa lo 0,88% del PIL. La colpa però non è della grande distribuzione, l’80% dei dispendi avviene fra le mura domestiche.
Questi sono i dati diffusi lunedì dalla FAO, in occasione della sesta Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, istituita dal Ministero dell’ambiente. All’incontro organizzato per l’evento, hanno partecipato gli ideatori del progetto 60 Sei ZERO dell’Università
I dati Waste Watcher
Lo studio mostra il risultato delle cattive abitudini degli italiani, che costano alla nazione miliardi l’anno in cibo commestibile. Tonnellate di alimenti vengono gettati via a causa di distrazione, imperfezioni estetiche o poca attenzione nel fare la spesa. Il 44% degli intervistati dichiara di cestinare il cibo perché è scaduto, il 41% perché ha fatto la muffa, il 39% perché non ha un buon odore, il 36% perché era stato acquistato in quantità eccessiva. Dall’analisi si avverte come gli italiani siano ancora poco responsabili in tema di utilizzo delle risorse alimentari, oltre che inconsapevoli della colpevolezza che i consumatori hanno. Gli italiani infatti hanno dichiarato di considerare più imputabili il settore pubblico (27%) e quello del commercio (47%). La realtà però è ben diversa, a sprecare di più sono proprio le famiglie ed è necessario che i consumatori siano educati alla conoscenza del cibo per prevenirne lo spreco.
Food waste vs tecnologie
Lo spreco di cibo è un problema economico e ambientale che non va sottovalutato e che riguarda tutto il mondo: combatterlo attraverso l’uso di nuove tecnologie ed un’etica ecologica sembrerebbe produrre risultati. Su scala mondiale l’Italia è al settimo posto all’interno del Food Sustainability,
Sarah Sautariello