Spotify lancia un progetto funzionale all’attuale condizione degli artisti, il quale porta il nome di Covid-19 Sosteniamo la Musica.
Il Coronavirus ha colpito, tra tanti settori, la variegata comunità di creatori; per tal ragione, l’iniziativa in gioco si presenta come una ghiotta opportunità. L’idea è partita dall’estero, trovando numerosi sostenitori in merito; le collaborazioni hanno coinvolto MusiCares e Music Health Alliance negli Stati Uniti, Centre National de la Musique in Francia, PRS Foundation e Help Musicians nel Regno Unito e Deutsche Orchester Stiftung in Germania.
Il partner italiano, attualmente, è Music Innovation Hub spa (MIH). Grazie al progetto, numerosi artisti indipendenti beneficeranno di nuovi strumenti professionali, atti a favorire nuove idee e collaborazioni; faranno dunque fronte a nuove opportunità di guadagno, senza la costrizione di bloccare la propria attività.
Dino Lupelli, direttore generale di MIH, si è mostrato piuttosto entusiasta dell’impresa:
Ci piace immaginare che questo progetto possa contribuire a guardare oltre l’emergenza, per riconoscere alla comunità musicale italiana un ruolo importante nelle politiche culturali, sociali ed economiche del nostro Paese
La MIH crede fortemente nella musica come mezzo d’integrazione e forma espressiva socialmente influente; lo spirito con cui adempie alle proprie convinzioni ne fa plausibilmente il partner ideale.
Prendono parte, inoltre, le associazioni principali della scena musicale italiana, come FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) o PMI (Produttori Musicali Indipendenti).
Attraverso la pagina di Spotify Covid-19 Sosteniamo la Musica è possibile donare un euro alla MIH, il quale verrà riversato dallo stesso Spotify; il traguardo prefissato si aggira attorno ai 10 milioni di dollari.
In un momento in cui la pandemia grava sull’emotività di ognuno – soprattutto bambini e adolescenti -, la musica si presenta come una risorsa fuori dal comune; quella che propongo al lettore non è pura retorica, ma un fatto tangibile.
La distrazione offerta da una melodia, un brano, anche di breve durata, non ha pari. L’iniziativa in questione non pone l’etica, esclusivamente ed ancora una volta, al centro del discorso pandemico, ma valorizza la pittoresca dimensione dell’arte; oggi è forse uno dei pochi strumenti a nostra disposizione, grazie alla quale, nella pura malinconia dell’emergenza, navighiamo in un momentaneo oceano onirico a nostra scelta.
Se solo molti fossero consci della valenza dell’onda sonora, nonché il suo studio, si accorgerebbero dell’evidenza in questione. Potremmo dunque dire che, tra le tante iniziative, questa sia certamente una delle più pure.
Eugenio Bianco