Le spose bambine del Sud: prima comunione nel lusso sfrenato e competitivo

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Una bambina in un concorso americano @bizzarrobazar.com

Siamo solo a fine febbraio. La prima comunione si celebra, normalmente, intorno al mese di maggio. Maggio, il mese delle rose, della Madonna e, per l’appunto, della prima comunione. Un rito che dovrebbe avvicinare per la prima volta i fedeli, già battezzati, all’eucarestia.

Oramai da molto tempo la comunione, così come la cresima, sono anche occasione per fare qualche regalo e per sfoggiare, sia da parte dei bambini che dei parenti, abiti eleganti. Ma, come sempre, è il buon senso a dettare il limite tra la normale voglia di fare bella figura, all’ossessione e alla competitività che tolgono ogni goccia di spiritualità all’avvenimento.




Specialmente al Sud Italia, Bari e Napoli in testa, la prima comunione sta acquistando sempre più importanza come simbolo di uno status sociale spesso solo ambito. Le famiglie, anche le meno abbienti, si preparano mesi e mesi prima al grande giorno, esattamente come se si trattasse di un matrimonio. Le bambine, che ricordiamo hanno tra gli 8 e i 12 anni, vengono trattate come delle piccole spose e non si bada a spese.

Ristoranti, fiori e servizi fotografici

Le sale per i banchetti vengono prenotate con mesi di anticipo, quando ancora non si è del tutto certi della data del Sacramento. Questo perché non è tanto importante la funzione religiosa in sé ma il suo sfoggio e la festa che ne consegue. Una vera e propria follia, che mette in competizione specialmente le mamme delle piccole “spose di Gesù”. Parliamo di cifre da capogiro, uguali se non superiori a quelle delle cerimonie di nozze.

Un menù, come dichiara Luca D’Alessandro alla Gazzetta del Mezzogiorno, può arrivare anche a costare 160euro a persona, e gli invitati non sono pochi. L’abito rimane il centro della bizzarra rivalità: alcune madri già dal mese di dicembre si mettono in cerca di quello perfetto per la loro figliola. Se si tratta di un maschio è d’obbligo uno smoking fatto fare su misura. I prezzi dei vestiti sono equiparabili a quelli utilizzati per i matrimoni. Lo stesso vale per le acconciature, studiate minuziosamente dai parrucchieri con molte settimane d’anticipo. Assolutamente non deve mancare il servizio fotografico, una sorta di booking com quello delle modelle, che ritrae le future comunicande in varie situazioni, non per forza legate alla cerimonia.

Più di 25mila euro per la comunione

A trattare questa tendenza è stato per prima la trasmissione ‘Nemo – Nessuno escluso’  andato in onda su Rai Due. In un servizio hanno raccontato la prima comunione di una bambina napoletana, l’organizzazione dettagliata della mamma Gabriella che per la comunione della figlia ha speso più di 25mila euro. Oltre al vestito, al trucco, ad  oltre al calesse trainato da cavalli bianchi che doveva portare in giro la bimba (e la mamma) vi sono state spese ingenti anche per un servizio fotografico costato 6mila euro e un abito di ricambio da 2685 euro.

Per molti, quello della prima comunione, sta diventando un vero e proprio business: a Napoli esistono negozi e personale che si occupa esclusivamente di questa ricorrenza, proprio come esistono i wedding planner. Non è una gara, ma una vera e propria competizione. Messaggi da mandare ai parenti, ai conoscenti. Lo sfoggio di uno status sociale che spesso è il frutto di grandi sacrifici, come dice, sempre nel servizio di Nemo, una mamma:

Io sono una semplice cameriera, il papà un semplice carrozziere. Ogni mese riesco a portare 800, 1000 ogni mese ho conservato i soldi, nel salvadanaio e poi ho fatto una busta con le 20 euro. Un matrimonio vero e proprio

Non tutta Napoli la pensa così. In molti sono ancora legati alla semplice e bianca tunica per celebrare con sobrietà la prima comunione dei loro figli. Ma il giro d’affari legato alle spose bambine, intese come spose di Gesù in procinto di prendere la comunione, sta aumentando vertiginosamente negli ultimi anni. E conquista, come sempre, chi deve fare più sacrifici per poter realizzare questa giornata da favola. Vengono un po’ in mente le piccole Miss americane. Quelle bambine truccatissime, pettinate e vestite come reginette che sorridono sempre. Ma che a ben vedere, a chi sa andare oltre le apparenze, sono sempre tristi. E sono sempre e comunque bambine.

Marta Migliardi




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