Sport come farmaco per obesità, in Italia il nuovo DDL per rendere prescrivibile l’attività fisica

Sport come farmaco per obesità

In Italia è stato di recente presentato un nuovo disegno di legge in cui viene descritto lo sport come farmaco per obesità e altre malattie croniche: l’obbiettivo è quello di rendere l’attività fisica prescrivibile, in modo da agevolare i costi per chi ne ha bisogno e e quindi da incentivare le persone allo sport.

Il disegno di legge

Un nuovo disegno di legge è stato presentato di recente nelle Camere: a presentarlo sono stati per la precisione la presidentessa dell’Intergruppo parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, nonché Vicepresidente della X Commissione del Senato, Daniela Sbrollini. L’obbiettivo di questo DDL è quello di promuovere lo sport come farmaco contro obesità e altre malattie croniche: in questo modo si permetterebbe alle famiglie di usufruire di detrazioni fiscali e ottenere un effettivo incentivo all’attività fisica in Italia.

Già ci sono delle agevolazioni in Italia per quanto riguarda lo sport e l’attività fisica, ma non a livelli molto ampi: possono infatti essere detratte parzialmente e limitatamente le attività fisiche adattate (ovvero attività svolta in gruppo da cittadini con patologie croniche o disabilità fisiche), terapie posturali e le iscrizioni annuali dei minorenni. Le prime due, va da sé, sono detraibili solo se prescritte per patologie specifiche. Per tutti gli altri casi invece l’attività fisica rimane solo un buon consiglio del medico generico e le spese rimangono a proprio carico.

Quanto sport si fa in Italia?

A questo punto viene naturale chiedersi come siamo messi, in generale, a livello di attività sportiva e di forma fisica in Italia. Secondo l’Italian Barometer Obesity Report, in Italia più di 25 milioni di persone sono obese o in sovrappeso: stiamo parlando del 46% degli adulti (oltre 23 milioni) e il 26,3% dei bambini e adolescenti tra i 3 e i 17 anni (2,2 milioni). Oltre a questi dati, preoccupante è anche la percentuale di persone che pensa di non avere problemi: l’11,1% degli adulti con obesità e il 54,6% degli adulti in sovrappeso ritiene di essere normo peso e ben il 40,3% dei genitori di bambini in sovrappeso o obesi considera i propri figli sotto-normo peso.

Secondo inoltre uno studio di Euronews, che ha raccolto dati dall’OMS, dall’OCSE e dagli Eurobarometri (sondaggi di opinione pubblica europea condotti regolarmente dalla Commissione Europea), l’attività fisica degli italiani tende a essere poca o nulla, in confronto alla media dei Paesi europei. L’Italia infatti risulta settima nella classifica europea 2022 per inattività fisica: il 56% della popolazione e il 92% dei ragazzi italiani tra gli 11 e 17 anni non hanno infatti mai praticato sport. L’inattività e i problemi ponderali sono fattori di alto rischio per la salute mentale e fisica, soprattutto quando si parla di obesità.

Lo sport come farmaco per obesità e come aiuto per le casse dello Stato

L’attuale DDL ha quindi l’obbiettivo di ampliare i casi di detrazione fiscale, in modo da incentivare lo sport come farmaco per obesità e altre malattie croniche e, di conseguenza, aiutare le casse dello Stato per quanto riguarda le spese mediche. In Italia infatti il costo dell’inattività fisica è stimato a 1,3 miliardi di euro nei prossimi 30 anni; nel mentre nel Regno Unito abbiamo un esempio decisamente più virtuoso, in quanto i medici di base possono prescrivere ai loro pazienti l’attività fisica come farmaco e quindi sono detraibili palestra, ballo, golf e qualsiasi altra attività fisica. Il risultato sono il 20% in meno di casi di degenza ospedaliera e del 4% in meno dei ricoveri ospedalieri di emergenza, e quindi in generale un costo decisamente minore nel finanziamento delle spese sanitarie.

Ovviamente un provvedimento del genere in Italia non risanerebbe magicamente tutti i problemi di tagli alla sanità introdotti nel corso degli ultimi decenni (anche dal Partito Democratico, a cui afferisce la senatrice Brollini) e che hanno portato a un sistema sanitario nazionale estremamente inadeguato in svariate zone del Paese. Ciononostante, il potenziale positivo di una tale legge andrebbe comunque seriamente preso in considerazione.

Considerando infatti che in Italia l’obesità non risulta essere una malattia esente da ticket, questo potrebbe rappresentare un importante passo avanti. L’obesità infatti sembra esser stata trascurata finora dallo Stato italiano: non rientrando nella lista delle malattie croniche (contrariamente alla lista dell’OMS), attualmente non v’è alcun piano nazionale di cura e prevenzione.

Mattia Tamberi

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