Al San Raffaele di Milano il futuro è già arrivato: un team composto da neurochirurghi e ginecologi ha operato con successo un caso di spina bifida all’interno dell’utero materno. Il tutto è stato reso possibile grazie ad una tecnica mai utilizzata prima in Europa.
Il difficile intervento, unico nel suo genere, è stato coordinato da Massimo Candiani e Pietro Mortini, primari rispettivamente di Ginecologia e Ostetricia e di Neurochirurgia. Il team ha operato una donna alla 22esima settimana di gestazione, 3 settimane dopo la diagnosi posta grazie ad un’ecografia ostetrica e alla risonanza magnetica fetale.
La patologia
La spina bifida è una malformazione neonatale dovuto alla mancata chiusura di una o più vertebre, con conseguente malformazione del midollo spinale. Colpisce in genere un neonato su 8000, anche se dipende da paese a paese. Si può presentare con quadri di gravità differente: dalla lombalgia della spina bifida occulta ai gravi disturbi neurologici in caso di mielocistomeningocele. La spina bifida aperta, invece, è incompatibile con la vita.
L’intervento
Il team ha utilizzato una tecnica a ridottissima invasività, in modo da arrecare il minor danno possibile all’utero. Grazie ad unica e piccola incisione i chirurgi sono entrati all’interno del sacco amniotico e hanno esposto il dorso del feto. La correzione è avvenuta grazie a strumenti di microchirurgia di ultima generazione, che hanno permesso la risoluzione del difetto congenito. La minima esposizione ha permesso al feto di rimanere protetto grazie al calore materno.
Le motivazioni dietro l’intervento
Massimo Candiani, primario di Ginecologia, asserisce:
Questo eccezionale intervento rappresenta un traguardo importante nel campo della terapia fetale. Permette migliori risultati di cura rispetto a quelli che oggi si possono ottenere con le terapie neonatali. Questa scelta terapeutica, non sperimentale e supportata da solide basi scientifiche, è un opzione importante per le donne gravide con la diagnosi di spina bifida.
Aggiunge Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia:
Le evidenze scientifiche internazionali dimostrano che i bambini con spina bifida operati in utero hanno meno conseguenze neurologiche dopo la nascita e maggiori possibilità di recupero rispetto a quelli operati da neonati. Il processo di riparazione infatti prosegue nelle settimane successive all’intervento portando verso la normalità le strutture e le funzioni neurologiche del feto.
La donna, già dimessa, è tornata a casa e sarà seguita sino al momento del parto, che ci auguriamo proceda per il meglio.
Marco Giglia