Le sue testuali, agghiaccianti, spaventose parole sono state le seguenti:
“Legge contro l’omofobia?
Per quel che mi riguarda se viene picchiato, punito, discriminato un omosessuale o un eterosessuale la via è la galera. Ma non c’è un pestaggio più grave rispetto a un altro.Perché a questo punto presento una legge contro l’eterofobia. Perché se vengo preso a schiaffi io non vedo dove sia la differenza rispetto a che venga preso a schiaffi qualcun altro”.
Non vedi dove sia la differenza Matteo?
Non la vedi?
La differenza, piccola, esimia testa di leghista, è che tu gli schiaffi (come me o qualunque altro eterosessuale bianco occidentale) potresti prenderteli per qualcosa che hai fatto, che hai detto, che hai deciso, che hai scelto, che è frutto di una tua volontà o di una tua azione. Perché hai insultato qualcuno, perché non gli hai dato la precedenza, perché lo hai preso in giro o a schiaffi o tradito o provocato.
Non perché sei eterosessuale.
Al contrario gli omosessuali vengono picchiati, massacrati, discriminati, demansionati, licenziati, umiliati, ghettizzati per qualcosa che SONO, non per qualcosa che scelgono di fare o di dire.
La loro stessa natura, la loro stessa semplice esistenza è una ragione sufficiente per i pezzi di m*rda che vuoi proteggere da possibili aggravanti, a picchiare un omosessuale.
Io, come te, posso scegliere di ridurre a zero il rischio di prendere schiaffi.
Potrei ad esempio scegliere di camminare per strada e non insultare la gente.
E nessuno verrebbe quindi a picchiarmi a prescindere, perché eterosessuale.
Un gay no.
Un gay potrebbe scegliere di starsene buono e zitto. Di non dare fastidio ad anima viva. Di camminare dritto e non fissare nessuno negli occhi. Verrebbe probabilmente picchiato lo stesso perché è quello che è. Non perché scegli di fare o dire qualcosa.
Così come verso noi terroni alimentavi odio perché terroni.
Così come verso i migranti alimenti odio perché migranti.
Così come verso gli africani, i rom, i musulmani alimenti odio perché africani, rom, musulmani.
Senza mai distinguere le azioni dei singoli, dal loro essere appartenenti a questo o a quel mondo.
La differenza, caro Matteo, tu la conosci bene. Fin troppo bene. Perché è la tua arma di consenso, quindi di soldi e potere, da oltre 20 anni.
Si chiama odio e si chiama discriminazione.
Questa è la differenza.
Tra te, e la civiltà.
Emilio Mola