Nel 2025, la spesa militare italiana segna un nuovo record, superando i 30 miliardi di euro. Un incremento che riflette un trend decennale di crescita costante e apre interrogativi sulle priorità del Paese, tra esigenze di difesa e pressanti necessità sociali.
Una crescita costante e significativa
La Legge di Bilancio 2025, presentata al Parlamento dal Governo il 23 ottobre, conferma un significativo incremento delle risorse destinate alla spesa militare italiana. Con una previsione di 31,3 miliardi di euro, questa cifra rappresenta un aumento del 7,31% rispetto al 2024 e segna, per la prima volta, il superamento della soglia dei 30 miliardi di euro. Questo aumento non è isolato ma parte di un trend di crescita continua che, in un decennio, ha visto le spese militari aumentare di oltre il 60%, passando dai 19,4 miliardi del 2016 agli attuali livelli.
Analisi storica dell’aumento
Un’analisi più dettagliata rivela che l’aumento è stato più pronunciato negli ultimi cinque anni, con un incremento del 27,5% rispetto al 2021. Questo salto non è solo quantitativo: è guidato da una crescente enfasi su investimenti in nuovi sistemi d’arma, che rappresentano una porzione sempre più rilevante del bilancio. Per il 2025, la cifra destinata agli armamenti sfiora i 13 miliardi di euro, un record assoluto che evidenzia un cambio di priorità nella pianificazione strategica nazionale.
Dove vengono allocate le risorse
Il bilancio del Ministero della Difesa è suddiviso in diverse categorie. La voce più rilevante rimane quella destinata al personale operativo delle Forze Armate, con 11,7 miliardi di euro ripartiti tra Esercito, Marina e Aeronautica. Altri 2,6 miliardi sono assegnati a costi di natura gestionale e politica, includendo spese per lo Stato Maggiore della Difesa e gli uffici amministrativi.
L’aspetto più significativo è tuttavia rappresentato dagli investimenti in armamenti. Questi, separati tra il Segretariato Generale della Difesa e la Direzione Nazionale Armamenti, ammontano complessivamente a oltre 9,7 miliardi di euro solo per il Ministero della Difesa, ai quali si aggiungono 2,9 miliardi provenienti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Tali fondi sono destinati a programmi di ammodernamento tecnologico, acquisizione di sistemi avanzati e progetti di ricerca innovativa, settori che hanno visto un incremento del 77% negli ultimi cinque anni.
L’impatto sul PIL e il confronto internazionale
Le previsioni del Governo indicano che la spesa militare rappresenterà l’1,42% del PIL italiano nel 2025. Questo dato, calcolato secondo la metodologia Mil€x, si avvicina agli standard NATO, che richiedono agli Stati membri di destinare almeno il 2% del proprio PIL alla difesa. Tuttavia, utilizzando il criterio di bilancio in chiave NATO, che include ulteriori costi indiretti e spese pensionistiche, questa percentuale potrebbe salire all’1,58%, avvicinando l’Italia al target dell’Alleanza Atlantica.
Le critiche al boom delle spese militari
L’aumento delle spese militari non manca di suscitare critiche, sia a livello politico che sociale. Diverse organizzazioni della società civile, incluse associazioni pacifiste e think tank indipendenti, denunciano come queste risorse potrebbero essere destinate ad affrontare altre priorità nazionali, come la sanità pubblica, l’istruzione e il sostegno alle famiglie. L’Osservatorio Mil€x, che monitora le spese militari in Italia, sottolinea come le stime ufficiali tendano spesso a sottovalutare i costi reali, alimentando un dibattito sul reale impatto di tali scelte di bilancio sulla sostenibilità economica e sociale del Paese.
Il peso delle missioni militari all’estero
Un altro elemento chiave del bilancio è rappresentato dalle spese per le missioni internazionali, stimate in circa 1,2 miliardi di euro per il 2025. Questi fondi supportano l’impegno italiano in aree critiche come il Medio Oriente, il Mediterraneo e l’Africa, con l’obiettivo dichiarato di garantire sicurezza e stabilità. Tuttavia, la crescente partecipazione a queste operazioni solleva interrogativi sulle reali finalità geopolitiche e sugli interessi strategici che guidano tali decisioni.
Una scelta strategica discutibile?
L’incremento delle spese militari, sebbene giustificato con esigenze di modernizzazione e adeguamento agli standard internazionali, apre un dibattito su priorità e scelte strategiche del Paese. In un contesto globale segnato da tensioni crescenti, questa direzione pone l’Italia in una posizione di maggiore integrazione con gli alleati NATO, ma solleva interrogativi sul costo sociale ed economico di tali decisioni.