Spesa militare in Italia: investimenti che ci impoveriscono

Spesa militare in Italia

Kampfpanzer Leopard 2 A5 bei einer Lehr- und Gefechtsvorführung. ....

La spesa militare in Italia raggiunge nuove vette, mentre il governo è pronto a investire oltre 24 miliardi di euro in armamenti.
Ma è questo ciò di cui l’Italia ha bisogno?

Secondo i dati della Legge di Bilancio 2024, la spesa militare in Italia non è mai stata così alta.
In più, lo scorso novembre, nel Documento di Programmazione Pluriennale illustrato dal Ministro alla Difesa alle Commissioni parlamentari, si è annunciato un importante investimento.
24 miliardi e mezzo di euro saranno utilizzati, nel corso dei prossimi tredici anni, per acquistare 400 cingolati moderni e 1000 veicoli da combattimento.

Tutto questo, con l’obiettivo di rafforzare e modernizzare le linee di difesa. Oltre che per allinearsi agli standard imposti dalla NATO, la quale richiede all’Italia la disponibilità di tre brigate corazzate.

Oltre al settore militare, però, l’Italia esige investimenti anche in altri ambiti. I quali, se continueranno a essere ignorati, non faranno altro che rallentare la nostra crescita e impoverire la nostra economia.

Spesa militare in Italia: dove andranno 24 miliardi di euro

Una parte dei 24 miliardi stanziati dal governo Meloni saranno utilizzati per l’acquisto di 400 carri armati tedeschi del modello Leopard 2A8 (l’unico rimasto in produzione in Europa).
La richiesta così alta di panzer che non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda – è legata a diversi fattori.

Innanzitutto, l’Italia ne è rimasta perlopiù sprovvista. Nella stagione delle missioni di pace, alcuni carri modello Ariete furono spediti a Nassiriya, in Iraq. Altri, i cingolati Dardo, vennero mandati a Herat, in Afghanistan. Dopo di che, mentre 125 veicoli Ariete sono stati modernizzati dal governo Draghi, con una spesa di 1,25 milioni di euro, i Dardo risultano ormai obsoleti.
Si è quindi scelto di acquistare i tank tedeschi, di cui 133 muniti di cannone da 120 millimetri, e altri 140 senza torretta con ruspe, gru, ponti mobili e apparati da sminamento.
Un terzo dei fondi (8,24 miliardi) è quindi destinata ai carri armati.

Oltre a questi, il governo intende acquistare 1000 mezzi cingolati per trasportare in sicurezza, proteggendoli con il fuoco di cannoncini a tiro rapido o missili anti-tank. In più, i mezzi saranno muniti di torrette con armi diverse, tra cui mitragliere da 30 mm, cannoni e mortai.
Il tutto, richiederà 15 miliardi di euro (5,2 miliardi in 14 anni).

Questi investimenti, secondo un articolo della Rivista Italiana Difesa (RID), sono essenziali non solo per far fronte alla situazione internazionale. Ma anche per soddisfare le richieste della NATO, tra le quali il tanto discusso 2% del PIL da destinare alla Difesa.

L’Italia sta cercando di mettersi in linea con i principali Paesi del mondo, tutti impegnati in un processo di miglioramento delle loro capacità militari, quanto mai necessario alla luce di scenari sempre più contestati e complessi, e ad alta sofisticazione.

Se vogliamo salvaguardare al meglio i nostri interessi vitali – a cominciare dalle catene di approvvigionamento – , mantenere fede agli impegni in ambito NATO, continuare a dare un contributo rilevante alla stabilità internazionale ed essere competitivi nel mondo iper-competitivo, non ci sono alternative ad investire nella Difesa

Spesa militare in Italia: nel 2024 la spesa più alta di sempre

La Rete Italiana Pace e Disarmo, in collaborazione con la Campagna Sbilanciamoci, ha analizzato la bozza della Legge di Bilancio del 2024, presentata dal Governo al Parlamento.

I dati pubblicati mostrano una crescita impressionante della spesa militare complessiva, con cifre mai raggiunte prima.



Per la prima volta, il bilancio proprio del Ministero della Difesa supera i 29 miliardi di euro, con una crescita di 1.438 milioni di euro (+5,1% rispetto al 2023).
Un aumento che si somma a quello già visto tra il 2022 e 2023, pari a circa 1,8 miliardi.
In definitiva, in due anni, il Bilancio della Difesa ha sperimentato un aumento di circa il 12,5% (oltre 3,2 miliardi di euro).

Oltre a ciò, circa 1,4 miliardi in più sono stati destinati al Programma di “Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari”. La quale si trova, per la prima volta nella storia italiana, un budget totale di oltre 8 miliardi di euro.
Considerando anche i 2 miliardi destinati all’industria militare nel bilancio del MIMIT, nel 2024 per l’Italia arriverà a investire circa 10 miliardi di euro in armamenti.

Per quanto riguarda la spesa militare italiana nel 2024, calcolata tramite il metodo dell’Osservatorio Mil€x sulla spesa militare, si prevede una spesa complessiva diretta di circa 28,1 miliardi di euro. Cifra che rappresenta un aumento di oltre 1400 milioni rispetto al 2023 (+5,5%).

Alla luce di questi dati, Rete Pace e Disarmo ha presentato, in opposizione alla Legge di Bilancio, la cosiddetta “Controfinanziaria 2024“. Ossia, una serie di proposte per indirizzare la spesa pubblica verso altri settori.

84 proposte specifiche e dettagliate per una manovra complessiva di oltre 46 miliardi di euro, radicalmente alternativa a quella dell’esecutivo.
Senza nessun ulteriore peso sui conti pubblici, e per indirizzare la spesa pubblica verso un modello di sviluppo diverso, sostenibile e di qualità. Fondato sul benessere e l’interesse collettivo e non sull’interesse privato, sui diritti e non sui privilegi, sul lavoro e non sulla precarietà, sulla transizione ecologica e non sull’energia fossile, sul disarmo e non sulla guerra

“Arming Europe”: la militarizzazione eccessiva ci impoverisce

A denunciare la militarizzazione eccessiva in Europa è il rapporto “Arming Europe, commissionato lo scorso novembre dagli uffici nazionali di Greenpeace Italia, Germania e Spagna.
Secondo il report, negli ultimi dieci anni, la spesa per le armi nei Paesi NATO della UE è cresciuta quattordici volte più del loro Pil complessivo.
Un passo verso la militarizzazione che rischia di destabilizzare l’ordine internazionale, ma anche di rallentare la crescita dell’economia.

Tra i Paesi più drammaticamente colpiti, come spiega la ricercatrice Sofia Basso di Greenpeace Italia, c’è proprio il nostro Paese.
Nel periodo 2013-2023, la spesa militare italiana è aumentata del 30%. Mentre quella per la sanità è aumentata solo dell’11%, per l’istruzione del 3% e per la protezione ambientale del 6%.

L’ultimo decennio è stato drammaticamente segnato dall’aggravarsi della crisi climatica ed economica, da una pandemia e da nuovi conflitti, ma l’unica risposta del nostro governo è stata quella di aumentare la spesa militare.
Da tempo chiediamo di fermare la corsa al riarmo e di investire più risorse nella lotta contro la povertà e la crisi climatica, a tutela della pace, delle persone e del pianeta. Questo studio dimostra che spendere nelle armi è un ‘cattivo affare’ anche per l’economia

Effettivamente, lo studio dimostra che 1.000 milioni di euro spesi per l’acquisto di armi generano un aumento della produzione interna di 741 milioni di euro. Ma se invece la stessa cifra viene investita in istruzione, welfare e protezione ambientale, si genera un effetto quasi doppio.
Anche l’occupazione gioverebbe di un minore investimento nella difesa.
Se, infatti, la spesa per le armi ha creato 3.000 nuovi posti, questi salirebbero a quasi 14.000 se la stessa cifra fosse investita nel settore dell’educazione. A più di 12.000 se investita in sanità, e a quasi 10.000 nella protezione ambientale.

Tenendo conto di questi dati, Greenpeace ha lanciato una petizione al governo italiano nella quale chiede di: tagliare le spese militari, rinunciare all’obiettivo NATO del 2% del Pil e, infine, di tassare gli extra profitti delle aziende della Difesa e usare quei fondi per la lotta alla povertà e alla crisi climatica.

Giulia Calvani

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