La notizia di oggi potrebbe essere l’inizio di un nuovo percorso, basato sull’eredità della legge Basaglia.
Alla Seconda Conferenza Nazionale per la salute mentale, il ministro Roberto Speranza ha parlato del superamento della contenzione meccanica per i pazienti psichiatrici.
Questo è un grande passo avanti per la dignità dei pazienti. Deve anche essere, però, l’inizio di un rinnovamento strutturale. Non si può più rimandare.
Cos’è il contenimento, o contenzione meccanica, dei pazienti psichiatrici
Per contenzione meccanica si intende l’atto di limitare i movimenti di un paziente psichiatrico. Solitamente ciò si attua con l’uso di mezzi fisici, come le camicie di forza o legando i pazienti ai letti. Parliamo di un’attività poco regolamentata, che andrebbe adoperata solo in extremis. Questo per evitare di ledere la dignità del paziente e il suo intero percorso di guarigione, che può risultarne compromesso.
Il mondo della psichiatria ha dato vita ad una serie di iniziative per contrastare l’uso indiscriminato di tali pratiche sui pazienti psichiatrici, come la Campagna Nazionale “…e tu slegalo subito”, citata oggi dal Ministro.
Qualcosa, finalmente, comincia a muoversi: dal gabinetto del Ministero è partita, negli scorsi giorni, la bozza per il superamento della contenzione meccanica, diretta alla Conferenza delle Regioni.
La necessità di una riforma strutturale
Il Covid ci ha mostrato un sistema sanitario che ha bisogno di essere rinnovato. Bisogna agire non solo in modo emergenziale, ma a livello strutturale. C’è bisogno di assunzioni, di finanziamenti, di nuove regolamentazioni.
Il divario regionale nell’offerta di servizi e la mancanza di investimenti compromettono lo sviluppo di reti territoriali in grado di stare vicino al paziente e alla sua famiglia. Se queste sono presenti, spesso non sono nelle condizioni di agire pienamente. Gli operatori sanitari sono sempre troppo pochi, così come le risorse economiche per questi servizi.
L’Italia, con l’approvazione Legge Basaglia, ha dato vita ad un atto di incredibile civiltà che però va continuato. Non basta chiudere i manicomi e istituire il trattamento sanitario obbligatorio per pensare di aver risolto un problema.
Non si può cominciare un percorso tanto importante senza portarlo avanti negli anni con politiche che tengano conto dei diritti umani. Si parla di diritti che una malattia non può assolutamente, in nessun caso, portare via. Nessun disturbo può giustificare la lesione della propria persona e della propria dignità in quanto essere umano.
E se la malattia mentale ci sa ancora di tabù, è solo un nostro problema.
Bisogna parlarne, bisogna educare, bisogna formare.
Soprattutto, bisogna essere empatici. Dobbiamo provare a seguire i passi di coloro che, nel 1978, hanno capito che i manicomi non erano luoghi adatti ad un essere umano. A breve, forse, faremo un altro passo avanti: supereremo il contenimento meccanico dei pazienti psichiatrici. Ma bisogna continuare ad agire in questa direzione, non possiamo fermarci di nuovo.
Giulia Terralavoro