Il drastico calo di turisti è uno degli effetti più evidenti del Covid-19 in Kenya, dove nel mare tornano finalmente a vedersi tante specie animali rare.
Il risveglio della natura
Sono ancora ben impresse nelle nostra memoria le immagini della natura che si riprendeva i suoi spazi durante il lockdown. Le margherite tra i san pietrini di Roma, le acque limpide nel Po, i delfini nella laguna di Venezia, l’aquila reale nei cieli di Milano e i tassi in giro per Firenze sono solo alcuni degli esempi. In Italia, come in tutto il mondo del resto, la fauna selvatica si è ripresa parte dei suoi spazi, gli stessi che nel tempo noi le abbiamo sottratto. In Africa, sulle spiagge sono ricomparse tante specie animali rare, che da tempo non si vedevano più, vittime purtroppo di un turismo di massa molto spesso poco attento alla tutela dell’ambiente.
Le stelle marine
Belle, grandi e colorate sono tra le vittime più colpite dai turisti. Infatti, tirandole fuori dall’acqua, le espongono a pericoli molto gravi per la loro salute. Purtroppo, alcune specie sono particolarmente vulnerabili alla mancanza di acqua e rischiano di morire per embolia in pochi minuti. In questi mesi, l’assenza del turismo di massa ha ripopolato i fondali e la barriera corallina di stelle marine, regalando uno spettacolo di colori incredibile. Una ricchezza che la “selfie mania” aveva seriamente compromesso, a causa di un turismo incosciente, spesso avallato dalle guide locali.
I pesci
A Watamu, sono cresciute anche le popolazioni di molte specie ittiche, tra cui il pesce pagliaccio (Amphiprion ocellaris), il pesce imperatore (Pomacanthus imperator) e il pericoloso pesce pietra (Synanceia verrucosa). Quest’ultimo, simile a una roccia ricoperta di alghe, è ricoperto da 13 spine velenose che possono provocare un’insufficienza cardiaca e, nei casi più gravi, la morte. In ultimo, sono state osservate cospicue colonie di nudibranchi (Nudibranchia), molluschi gasteropodi dai colori vivaci e dalle forme variegate.
Non solo Africa
In Thailandia, sulla spiaggia di Phuket, meta molto turistica, sono riapparsi i nidi della tartaruga liuto (Dermochelys coriacea), la specie marina più grande al mondo. In genere, predilige nidificare in zone particolarmente isolate, motivo per cui erano diversi anni che non si vedeva più vicino sull’isola. Anche a Koh Samui, il secondo atollo della Thailandia, le tartarughe embricate (Eretmochelys imbricata) e verdi (Chelonia mydas) hanno deposto le uova sulle spiagge. Da febbraio 2020 si sono schiuse più di 800 uova e questa grande proliferazione fa ben sperare i conservazionisti.
Il canto delle balene
La drastica riduzione del traffico marino ha restituito i suoni dell’oceano, molti dei quali avevamo praticamente dimenticato. La dottoressa Fournet, ricercatrice presso la Cornell University (New York), ha potuto ascoltare per la prima volta i suoni delle balene a Juneau (Alaska), individuandone anche alcuni mai registrati prima.
L’altra faccia della medaglia
Se in diverse zone del mondo la riduzione del turismo ha giovato alla natura, in molte altre ha favorito il bracconaggio. In Africa e Asia il crollo dei safari ha agevolato i bracconieri, che hanno ucciso diversi esemplari di leopardi e tigri. Inoltre, si è registrato un incremento del contrabbando di falchi, soprattutto in Pakistan, e di corna di rinoceronte in Sud Africa. Ad aggravare la situazione, ha contribuito anche la crisi economica di alcuni stati africani i cui abitanti, non avendo disponibilità economiche per comprare cibo, si sono riversati nelle aree protette per cacciare.
Il lockdown ha fermato il mondo per mesi, ma non la forza della natura che, silenziosa, si è ripresa i suoi spazi. L’abbiamo ammirata dalle finestre delle nostre case e nei servizi ai telegiornali, che sembravano raccontare terre lontane e mai conosciute. Ne abbiamo invidiato la libertà, quando ogni spostamento ci era negato.
Oggi, dovremmo solo impegnarci un po’ di più per impedire a tutta questa meraviglia di tornare presto un triste ricordo da apprezzare solo in fotografia.
Carolina Salomoni