Cos’è uno spazio femminista? E cosa significa femminismo?
Al giorno d’oggi c’è ancora molta confusione riguardo cosa significhi la parola “femminismo” e perché non si usino sinonimi, quindi non stupisce che possa essere difficoltoso comprendere a pieno cosa si intenda per spazio femminista.
Per femminismo, riducendolo ai minimi termini, si intende l’idea che le persone siano pari ed in quanto tali, quindi, meritino pari diritti e rispetto, indipendentemente dal genere, provenienza, etnia o altro.
Cos’è, allora, uno spazio femminista?
Le caratteristiche di uno spazio femminista
Per spazio femminista si intende un ambiente in cui siano assenti, o sanzionati, atteggiamenti discriminatori di qualsivoglia natura. Uno spazio femminista è anche uno spazio intersezionale, che prende cioè in considerazione più aspetti e battaglie diverse che si intersecano ed influenzano tra loro.
In uno spazio femminista ogni genere, ed ogni sua espressione, sono rispettati. Stesso discorso per gli orientamenti romantici / sessuali, per l’etnia, la religione, eventuali disabilità (indipendentemente dall’essere visibili o meno) e classe sociale.
Alcuni esempi pratici di realtà e spazi femministi posso essere università, circoli attivisti, studi medici o palestre.
In un’università femminista le persone trans* hanno pieno diritto alla carriera alias, il corpo studentesco ( ed anche docente!) non discrimina e non subisce discriminazione per il proprio genere o orientamento in sede d’esame o a lezione.
Una palestra femminista, invece, potrebbe essere una dove oltre alla questione dei pronomi, spogliatoi e bagni non prevedono solo le opzioni binarie di uomo o donna. Potrebbe essere una palestra in cui istruttori ed istruttrici conoscono le realtà di persone con diverse disabilità e possono quindi personalizzare gli allenamenti in quella direzione. Un luogo in cui le persone che hanno intrapreso una terapia ormonale o indossano un binder siano seguite anche in base a ciò.
Una palestra dove le donne possano sentirsi completamente a proprio agio e sicure sempre.
Perché si esplicita la necessità di spazi femministi?
La società odierna è ancora molto poco rispettosa e vivibile per troppe persone.
Un gran numero di persone con disabilità tutt’ora non ha accesso a spazi pubblici e necessari, subendo quindi una limitazione dei propri diritti e della propria vita sociale.
Se le condizioni o disabilità in questione, inoltre, sono invisibili, si aggiunge un ulteriore strato di complessità.
Nemmeno la maggioranza dei Pride sono completamente accessibili ed inclusivi, sebbene stiano migliorando di anno in anno.
Le persone facenti parte della comunità LGBTQ+, soprattutto se trans e non binarie, vanno incontro a moltissimi disagi, anche di forte impatto.
Le donne sono sempre tra le vittime principali di discriminazioni e violenze verbali, fisiche e tendenzialmente ricevono anche una paga più bassa rispetto ai colleghi uomini.
Le persone grasse sono pesantemente soggette ad ignoranza e grassofobia tanto nella società in generale quanto in ambienti come studi medici o palestre.
Il non conoscere, o non conoscere bene, delle realtà troppo spesso porta a discriminarle, ai danni di persone già penalizzate.
Se non si comprende il perché si richiedano spazi femministi, cioè ambienti sicuri per quanto riguarda gli elementi sopra elencati e non solo, forse è perché per fortuna non se ne ha la necessità in prima persona (come sottolineato da Irene Facheris, che ha dedicato un post Instagram alla tematica).
Il fatto che una persona abile non faccia caso ad elementi di disturbo per qualcuno con una condizione invalidante è comprensibile, ma proprio per questo servono luoghi che lo facciano al posto del singolo.
Affinché ciò sia sempre più semplice e diffuso è fondamentale imparare parlando e confrontarsi, per scoprire bisogni e difficoltà diverse dalle proprie.
Non conoscere non è né una colpa né una vergogna, ma non deve la propria ignoranza essere motivo di derisione o discriminazione altrui.
I femminismi lottano, legittimamente, per annullare le distanze la dove credono, a torto o a ragione, che siano a vantaggio degli uomini. Spesso come tutti i movimenti “confessionali”, scatenano anche guerre di religione interne, nelle quali ognuna delle fazioni rivendica l’ortodossia contro le eretiche (“loro non sono vere femministe!” ).
L’attenzione per i problemi degli uomini rivendicata da chi si definisce intersezionale e rifiutata dalle radicali (in questo caso probabilmente un pelino meno ipocrite) è un’attenzione generalmente strumentale, sminuente e ricondotta in modo autoassolutorio alla responsabilità degli uomini stessi.
L’egualitarismo è un’altra cosa… È decisamente meno strabico, meno solito all’attenzione selettiva, meno affetto dai bias di conferma