È difficile perfino da immaginare. Un bambino di 9 anni, mentre giocava ai videogiochi, preso ad un certo punto dall’ira verso la sorella di 13 anni, che non voleva cedergli un semplice joystick, impugna una calibro 25 e la uccide.
La disgrazia è avvenuta in un’abitazione privata a Memphis, nel Mississipi (Usa), mentre la madre nella stanza accanto stava preparando la cena. La donna, appena realizzò l’accaduto, chiamò subito il pronto soccorso, ma non c’è stato verso, la pallottola era penetrata nel cervello e per la ragazzina non c’erano più speranze. Le indagini sono ancora in corso e lo sceriffo, anch’esso sotto shock, ha soltanto ipotizzato che il bambino possa aver preso esempio dal videogame.
Una tragedia che tocca i due tasti più dolenti per gli Stati Uniti: armi e videogame.
Giocare, fa parte della vita dei bambini fin da piccolissimi, ma oltre a divertire, i giochi hanno specifiche finalità sociali, affettive, contribuiscono a perfezionare anche la condotta, l’ingegno e le proprie abilità. E’ più che evidente però, che ormai la maggior parte dei bambini non conosce più tanto la parola gioco, quanto la parola “videogioco”. Non sono da demonizzare a prescindere, infondo non si può più pensare di estraniare i bambini dalla tecnologia, ma non si può trascurare l’impatto dei contenuti violenti di alcuni videogiochi sul comportamento dei bambini, i quali se tendono all’abuso di questi contenuti, possono davvero diventare più aggressivi.
Tuttavia, non è un caso isolato, se si ricorda che a novembre un bambino di soli tre anni ha sparato alla sorellina di un anno mentre dormiva, con una pistola lasciata tranquillamente accanto al letto. Com’è noto, l’America garantisce a tutti i suoi cittadini il diritto di possedere un’arma per autodifesa, una soluzione che ha però portato a problemi ancora più gravi, rendendo le sparatorie di massa e questi drammi quasi all’ordine del giorno. Un’arma nelle mani di un bambino, non dovrebbe neanche essere una cosa lontanamente ipotizzabile in una società civile come quella americana. Eppure, ogni anno una media di 5790 bambini vengono ricoverati in ospedale per ferite di arma da fuoco.
Negli Stati Uniti ci sono più armi che persone, infatti nel territorio circolano 357 milioni di armi da fuoco rispetto ad una popolazione di 318,9 milioni di persone. L’emendamento che sancisce questa norma risale al 1791, un periodo decisamente diverso da quello odierno, in cui anche le armi erano di una portata notevolmente inferiore. Per quanto possa essere giustamente o meno, considerato un diritto individuale e inviolabile, oggi forse, un aggiornamento in materia darebbe paradossalmente più sicurezza che avere una pistola sotto il cuscino.
Roberta Rosaci