Tutta la Spagna è in rivolta per la vicenda che vede coinvolta La Manada. Non accennano a fermarsi le proteste nelle strade e nelle piazze della penisola iberica: la notizia della condanna lieve al branco che ha stuprato e filmato una ragazza di 18 anni ha varcato i confini nazionali ed è finita anche dall’altra parte dell’oceano e così il movimento spagnolo #yositecreo ha ricevuto il sostegno del movimento statunitense #MeToo.
La storia de La Manada arriva anche negli Stati Uniti
L’attrice Jessica Chastain ha riportato l’episodio in un post sul suo profilo Twitter
5 strangers told an intoxicated teenager that they would walk her to her car. Instead they took her to another location where they filmed gang raping her. Being motionless with her eyes closed doesn’t equate consent. That isn’t sexual abuse. It’s rape.
La mancanza di reazione della vittima (che mentre veniva stuprata a turno dai membri de La manada è rimasta immobile e con gli occhi chiusi) ha portato i giudici alla sentenza di abuso sessuale, non di stupro di gruppo. I cinque giovani hanno ricevuto pene che vanno dai cinque ai nove anni di carcere, inoltre non potranno avvicinarsi alla ragazza, né contattarla, per 15 anni e dovranno pagare un risarcimento totale di 50mila euro. Ma l’accusa aveva chiesto una condanna molto più severa: 22 anni e 10 mesi di reclusione per ciascuno dei componenti de La Manada e un risarcimento di 100mila euro.
Proteste anche da parte delle suore di clausura
Ma le proteste contro una pena ritenuta all’unanimità troppo lieve non giungono solo dalle attiviste e dalle femministe, ma anche da chi conduce uno stile di vita ben più riservato e separato dal resto del mondo, le suore di clausura. Dal convento di Hondarribia, cittadina di 15mila abitanti situata nei paesi Baschi, si sono unite ai cori di protesta anche le suore scalze carmelitane:
“Noi viviamo in clausura, indossiamo un vestito che arriva quasi alle caviglie, non usciamo mai la notte (tranne le emergenze), non andiamo alle feste, non beviamo alcolici e abbiamo fatto voto di castità. E’ una scelta che non ci rende migliori o peggiori di nessuno, sebbene paradossalmente ci rende più libere e felici di molte. E proprio perché è una scelta libera, difendiamo con tutti i nostri mezzi a nostra disposizione (e questo è uno di quelli) il diritto di tutte le donne di fare liberamente il contrario senza per questo essere giudicate, violentate, intimidite, assassinate o umiliate. Sorella, io sì ti credo”.
Una simile dichiarazione non poteva certo passare inosservata e in molti sono rimasti sorpresi da una simile presa di posizione, ma suor Patricia Noya, che gestisce la pagina Facebook del convento, in un’intervista a Verne di El Paìs ha così chiarito il motivo della scesa in campo delle suore:
“Avere abiti diversi non significa stare fuori dal mondo, questo tipo di questioni appartengono anche a noi”.
Ricorsi contro la sentenza e iniziative femministe
Intanto sia la difesa della vittima che il Pubblico Ministero hanno annunciato che faranno ricorso contro la sentenza de La Manada. E persino il Governo spagnolo non è potuto rimanere indifferente di fronte ad una protesta nazionale, Íñigo Méndez de Vigo, portavoce del Governo, ha detto che l’Esecutivo provvederà ad esaminare, dietro richiesta del Ministro della Giustizia, la definizione dei crimini sessuali presente nel Codice penale iberico del 1995.
Le organizzazioni femministe di Madrid stanno provvedendo ad organizzare assemblee e manifetazioni e le attiviste scrivono sui giornali spagnoli che la sentenza dei giudici di Navarra legittima la “cultura dello stupro”, in quanto le donne vengono viste come esseri a disposizione dei desideri sessuali maschili. Anche se sono in cinque contro una, anche se lei dice di no, anche se lei rimane immobile e chiude gli occhi, pregando che il tutto finisca più in fretta possibile. Ma quello non è stato abuso, Es Violacion!
Carmen Morello